Andrea Elefante, La Gazzetta dello Sport 10/3/2015, 10 marzo 2015
LA STESSA MINESTRA MA DA RISCALDARE
L’esempio di Roberto Mancini può già fare giurisprudenza: più che di scaldare minestre, ormai si tratta di riscaldare cuori depressi di investitori, giocatori, tifosi. Oppure di non raffreddare troppo le casse societarie. Se Zamparini è una specie di cattedratico in materia, Zeman è l’allenatore più «riproposto» del calcio italiano: un mondo che non conosce porte sbattute così forte da non poter essere varcate di nuovo. Quella di Foggia il boemo la riaprì addirittura due volte, a distanza di due e poi di sedici anni. E poi Lecce, Roma, adesso Cagliari.
CARTELLI DA RILUCIDARE Tornare non è mai facile, soprattutto a stagione già iniziata. O a prescindere, se la sfida è rilucidare un’immagine che più che altro è un’icona, ma del tempo che fu: è dura mettere un cartello con la scritta Zemanlandia all’ingresso dello stesso paese per due volte; è dura far godere uno stadio come l’Olimpico nello stesso modo a distanza di tanti anni. Anche a Lecce non gli andò benissimo (esonero alla vigilia di Natale) e potremo capire Giulini se incrocerà le dita. Ma il suo è un rischio calcolato: è la storia a dire quanto può essere un azzardo il «ti esonero e poi ti richiamo». O il «ti richiamo» e basta.
I BIG POCO BIG E’ successo a club più titolati del Cagliari, anche a quello che sulla maglia portava la scritta «il più titolato al mondo»: il Capello bis arrivò proprio perché il Sacchi bis (al posto di Tabarez) non aveva funzionato, ma anche Don Fabio vide la sua media punti abbassarsi rispetto ai tempi dei quattro scudetti in cinque anni, il numero delle sconfitte in campionato impennarsi (12, erano state 16 in tutti le cinque stagioni precedenti) e il 10° posto in campionato certificò il fallimento dell’idea. Come quella di Trapattoni di tornare alla Juve: dai 13 trofei del decennio d’oro a una misera Coppa Uefa nel triennio post Inter. O come quelle di Ottavio Bianchi e Boskov, da uno scudetto «storico» con Napoli e Samp a subentri faticosi, chiusi all’11° e all’8° posto. Si potrebbe dire anche come quella di Lippi in Nazionale, dalla gloria di un Mondiale vinto alla frustrazione dell’uscita al primo turno in quello successivo; ma all’ex c.t. era già capitato di guardarsi alle spalle prima di scegliere di tornare e a lui la seconda volta con la Juve aveva detto bene (due scudetti e una finale di Champions persa solo ai rigori).
L’ALLIEVO E IL MAESTRO Zeman non è tipo da fare certi calcoli, e figuriamoci da guardare in casa d’altri: in questi anni, chissà, l’avrà fatto forse una volta, la stagione scorsa, godendosi la rivincita di Di Francesco al Sassuolo. Dal 1998 al 2014, la regola dice che la squadra di allenatori cacciati e richiamati nella stessa stagione, 10 volte su 14 è comunque retrocessa: il suo allievo fu l’eccezione, vediamo cosa combina il maestro stavolta.