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 2015  marzo 07 Sabato calendario

INFEDELI SOCIAL CLUB


Seduto nello sfarzoso salotto di una casa di campagna del Dorset, ascolto tre signore quarantenni. «Il problema», dice una, «è che, dopo 8 anni di matrimonio e con due bambini piccoli, l’ultima cosa di cui ho voglia quando vado a letto è di fare l’amore. Peccato, perché io e mio marito, quando riusciamo a farlo, poi siamo meno irritabili», aggiunge (cenni di assenso dalle altre). «E la mia vera paura è che uno di noi due possa stufarsi. Giuriamo e spergiuriamo che non ci tradiremmo mai, ma basta poco perché uno cominci a cercare altrove».
Alla mia destra, raggomitolata sul divano, c’é Michelle. È sposata da 20 anni e ormai il sesso di coppia é evaporato, ci racconta. Una volta le domeniche pomeriggio erano riservate a quello, ora lei passa i weekend incatenata al sito web di una nuova azienda che ha avviato con altri, mentre suo marito gioca a golf. Ammette che sta cominciando a guardarsi intorno, però non vuole che il suo matrimonio si rompa. Accanto a lei, Sarah sorseggia una tisana. Lei è annoiata dal partner: stanno insieme da 10 anni e si chiede se non sarebbero più felici se si separassero.
Il motivo per cui sto ascoltando queste confidenze è che sono in un posto chiamato SHH (sta per Sensual, Healing, Harmony: sensualità, guarigione, armonia), dove si organizzano corsi di 4 giorni, costo 2.900 sterline a persona. Sembra una spa di superlusso, ma al posto di pedicure e massaggi ci sono sessioni di gruppo con sessuologo e terapie individuali con agopuntura ed esercizi di respirazione. «Vogliamo aiutarvi a recuperare splendore», promette il sito. «Riprendetevi sensualità, femminilità e sessualità. Fiducia e autostima». Le richieste al centro (fondato un anno mezzo fa) non mancano, e chi vuole iscriversi si mette in lista d’attesa.
A Seaford, Sussex orientale, un’altra magione di campagna organizza seminari di “relazioni consapevoli” di due giorni, tenuti da Jan Day, “istruttrice di intimità”: ecco tre coppie, due sui 40 anni e una sui 20, tutti in tenuta da Yoga. Gli uomini stanno toccando la loro compagna: le massaggiano la schiena, le sfiorano il collo, le carezzano i seni, seguendo le sue istruzioni: «Si», «no», «ti prego», «pausa», «basta».
ALLENARE L’INTIMITÀ
«Imparate ad ascoltare, a sintonizzarvi, a fidarvi», dice Jan Day. Poi li invita a stilare un elenco dei propri desideri sessuali, seduti uno di fronte all’altra, e a leggerli ad alta voce, uno alla volta. «Non dev’essere una cosa tipo: “Wow, dovresti vestirti da infermiera!”. Voglio che ne parliate, che troviate delle soluzioni». Sarah e David sono una delle tre coppie. Dopo 7 anni, lui vorrebbe sperimentare cose nuove a letto: lei ha iniziato a sentirsi insicura, sono stati sul punto di lasciarsi. Amanda e Greg, invece, convivono solo da un anno ma già pianificano il futuro: se rimarranno insieme, dovranno avere una vita sessuale sempre appagante. Hanno un personal trainer che li segue in palestra, perché non dovrebbero “allenare” l’intimità? Jan tiene corsi alle coppie da più di vent’anni, ma negli ultimi 5, dice, il numero di iscrizioni è più che triplicato. Del resto, tra 2012 e 2013, pure in Italia le richieste di consulenza di coppia sono passate da 23 a 49mila. Perché? La risposta parrebbe semplice: tutte queste persone hanno un rapporto monogamico e tutte fanno il possibile perché resti tale, espandendo al massimo la quantità di sesso praticato all’interno della coppia per ridurre al minimo la quantità di sesso praticato all’esterno della coppia. Ma ciò porta a una domanda più complessa: restare monogami é difficile? Sì, e pare diventarlo sempre di più. L’Inghilterra ha uno dei tassi di famiglie spezzate più alti del mondo occidentale, appena il 68,9% dei minori abita con entrambi i genitori. Il dato è in leggero calo rispetto agli ultimi anni, ma si consideri che oggi ci si sposa meno, anche in Italia, dove nel 2012 separazioni e divorzi sono calati dello 0,6 e del 4,6%. Crescono di numero le convivenze, ma sono ancora meno stabili dei matrimoni. Statistiche affidabili sull’infedeltà sono difficili da ottenere (per motivi intuibili), ma uno studio Usa dice che la percentuale di eterosessuali che si gode una storiella extraconiugale si aggira tra il 20 e il 40% per gli uomini e tra il 20 e il 25% per le donne. Un sondaggio inglese commissionato da un sito di appuntamenti, dà percentuali simili, col 25% dei mariti e il 18% delle mogli che ammettono di aver tradito il partner.
Ma altri nuovi fattori stanno mettendo sotto pressione i nostri sforzi. I social network possono fare da bacino di coltura dell’infedeltà, offrendoci più contatti e più capricci di quanto abbiamo mai potuto solo sognare. Il successo di app per il rimorchio basate sulla geolocalizzazione, come Tinder, fa sì che la gente cominci a vedere la propria vita sessuale come una sorta di negozio dall’ampio assortimento. C’è un’industria dell’infedeltà in pieno boom: per esempio il sito Illicit Encounters sostiene di avere più di 600mila iscritti, il 3% di tutta la popolazione britannica adulta coniugata. Anche il poliamore e le coppie aperte lentamente diventano fenomeni meno marginali. C’è un’applicazione per smartphone, PolyLife, pensata apposta per la gestione di questo genere di relazioni. «Organizza i tuoi amanti», è lo slogan. Piuttosto sensato. Contemporaneamente stiamo assistendo a trasformazioni repentine delle aspettative femminili. Per dirla in termini crudi, in molte relazioni stabili l’offerta di sesso è bassa, ma la domanda è alta (non sempre fisicamente, ma mentalmente sì), e ciò che facilita lo scambio è dunque doppiamente prezioso. È il motivo per cui SHH fa pagare 2.900 sterline i suoi corsi. «Buffo, se esci con gli amici maschi, tutti ti dicono che fanno sesso una o due volte a settimana», mi racconta uno dei miei compagni di calcetto. «Ma se parli con le mogli, ti dicono che sono 9 mesi che vanno in bianco. Gli uomini negano la realtà».
Non solo loro. «Nella mia testa voglio fare sesso con mio marito, e parto con le migliori intenzioni», mi dice un’amica di poco più di 40 anni, madre di 3 figli. «Però dopo una giornata pesante al lavoro mi addormento pensando che lo farò domani». «Ogni anno mi vedo con le mamme del corso preparto», mi racconta un’altra, «e dopo qualche bicchiere di vino tutte ammettiamo che a letto le cose non vanno bene. Ormai è una barzelletta. Che non fa più ridere». Mike Lousada è uno psicosessuologo (Naomi Wolf lo definisce il suo “guru dell’orgasmo”) dai modi posati, barba e capelli grigi. Sta seduto a gambe incrociate sul divano del suo studio a Londra, zona nord. C’è la convinzione diffusa, spiega, che in una relazione tra uomo e donna sia sempre quest’ultima a veder scemare il desiderio, mentre lui resta bramosamente (anche se pigramente) priapico. Falso. «Voglio essere brutale: si comincia con un bacetto e una coccola, poi l’uomo ha un’erezione, entra dentro di lei, si muove di qua e di là per qualche minuto, ha un orgasmo, si gira dall’altra parte e si addormenta. Non c’è da stupirsi che lei non lo trovi gratificante». «Cosa fa, mi ha spiato di notte?», provo a scherzare. Ma Lousada non ride. «Di regola, quando chiedo a una donna che cosa le piacerebbe, lei dice più baci, più preliminari, vorrebbe che lui le toccasse più parti del corpo, che dopo la coccolasse di più. Se scavi, vedi che non è vero che le donne non vogliono fare sesso. Vogliono farlo in modi differenti. Anzi, vogliono farlo in più modi degli uomini. Lui vuole solo la penetrazione e l’orgasmo. Lei cinque cose diverse. Lei ha un appetito sessuale più forte di lui, solo che non lo chiama così». Gli uomini, insomma, dovrebbero incolpare solo se stessi. «L’hanno fatta franca per troppo tempo», dice. «E quando le donne chiedono di più, molte relazioni vacillano. O gli uomini si adeguano oppure le donne potrebbero scegliere di avere altre relazioni. O, avendo sempre più potere sessuale, potrebbero scegliere di invitare altre persone nella loro relazione».

QUESTIONI DI POTERE
Lousada è convinto che siamo agli albori di un’era in cui sempre più donne (in Occidente, quantomeno) acquisiranno tale potere sessuale. E se vi sembra inverosimile una veloce accettazione generale della filosofia del poliamore, in sostanza vi dice di dar tempo al tempo. La popolarità dei corsi SHH non fa che ribadirlo. E ci sono sempre più donne che si pongono due domande essenziali: che cosa voglio e come posso fare per ottenerlo.
Lousada non è il solo a dipingere lo scenario. «Cresce l’espressione sessuale femminile», ha detto la bioantropologa Helen Fisher nella sua conferenza TED intitolata Perché amiamo, perché tradiamo. E adesso che le donne rivendicano una porzione più abbondante di potere, la nostra visione della monogamia dipenderà in buona parte da come decideranno di usarlo. In realtà, continua Fisher, le donne non stanno “rivendicando” il potere sessuale, se lo stanno “riprendendo”: «Per milioni di anni, nelle praterie africane, le femmine uscivano ogni mattina per andare al lavoro, cioè a raccogliere frutta e verdura, e portavano a casa il 60-80% del pasto serale. La famiglia a doppio reddito era lo standard. E le donne erano considerate altrettanto potenti degli uomini, sul piano economico, sociale e sessuale». Peccato che poi qualcuno abbia avuto la bella pensata di inventare l’aratro: le donne hanno perso lavoro e poteri. Ma oggi, più potere economico conquisteranno, più libertà sessuale acquisiranno. Quando cambiano le cose nel consiglio d’amministrazione, cambiano pure in camera da letto.
Noel Biderman è l’amministratore delegato di Ashley Madison, sito di appuntamenti per coniugati, che vanta, dice lui, 31 milioni di iscritti in 49 Paesi (circa 600mila in Italia, concentrati in città “infedeli” che sono, a scendere, Roma, Milano, Torino, Brescia, Treviso, Padova, Bologna, Napoli). Anche se non ha mai studiato bioantropologia, è convinto che la teoria della Fisher sia corretta. Conti alla mano. «Se vuoi sapere se una moglie tradirà il marito, l’indicatore più affidabile è il rapporto fra gli stipendi: se lei guadagna di più, lo tradirà», dice concitato. «È cosi in tanti Paesi, in Inghilterra di più». Le australiane parrebbero animare il mercato migliore: «Laggiù c’è la miglior uguaglianza di genere del mondo intero. Nei corsi di specializzazione e dottorato le donne sono più degli uomini, e in tante professioni ormai guadagnano di più». Anche se personalmente è sposato e si ritiene un marito fedele, Biderman è convinto che l’ideale romantico della monogamia sia morto stecchito. Dice che ogni giorno s’iscrivono ad Ashley Madison 30mila persone. Nel 2014 il sito ha avuto più di un miliardo di visite.

LA MONOGAMIA È FINITA?
La cosa buffa è che Biderman ammette che se tutti noi riuscissimo a comunicare meglio i nostri desideri ai partner, lui rimarrebbe senza lavoro. Ma non ci riusciamo, ci imbarazza. «La maggioranza delle persone là fuori è più predisposta a ingannare che a dialogare», dice. «Pensano: “Io amo il mio partner, amo i miei figli e non voglio il divorzio, ma a letto mi annoio troppo”. Queste persone hanno il terrore di parlare, perché temono che, se lo facessero, per il resto della vita il partner sospetterebbe di loro».
Ma se la monogamia ha i giorni contati, perché prima se ne sentiva tanto la necessità? Il professor Anders Sandberg, neuroscienziato e filosofo del Future Humanity Institute di Oxford, è convinto che l’amore romantico sia nato come una versione leggermente modificata dell’amore che un genitore nutre per il figlio. «L’evoluzione ha inventato prima l’amore materno, che è più antico di quello tra adulti. Poi c’è stato un fenomeno di preadattamento, come si dice in quei casi in cui l’evoluzione prende qualcosa che già esiste e lo adatta a uno scopo differente. In questo caso costringere le persone a rimanere insieme». Sandberg dice che la ragione per cui l’evoluzione considerava necessario che una coppia restasse unita era semplice: i cuccioli degli umani impiegano un tempo lunghissimo per diventare adulti, hanno bisogno di tantissime cure dei genitori. Dico a Sandberg che ho un bimbo di 3 mesi, e non fatico a capirlo. Comunque, per non ritrovarsi coi papà che se la svignano tra i boschi dopo l’arrivo del bebé, l’evoluzione aveva bisogno di tenere vicini i genitori, e l’affetto per il bambino diventò affetto reciproco fra mamma e papà. Però c’è un problema: «L’evoluzione se ne frega che il sistema funzioni bene: a lei importa solo che funzioni quanto basta», dice Sandberg. «Perciò, se la gente rimane insieme abbastanza a lungo per consentire ai figli di cominciare nel modo migliore l’esistenza, bene. Ma se l’amore durerà per sempre o no, all’evoluzione non interessa».
All’evoluzione non interessa nemmeno se siamo felici o no. Quando l’aspettativa di vita era bassa e potevamo morire pochi anni dopo che i nostri figli avevano raggiunto l’età adulta, non era un problema. Ma oggi? Qual è l’incentivo evolutivo a rimanere innamorati fino alla mezza età e oltre? Per secoli ci siamo impegnati attraverso il matrimonio, non ci era dato il permesso di convivere con varie partner prima di mettere la testa a posto, e questo principalmente perché c’era il rischio che qualcuna rimanesse incinta. Solo con l’avvento di metodi contraccettivi affidabili, improvvisamente è diventato possibile andare a letto più o meno con tutti. Il danno inferto dall’aratro alla libertà sessuale femminile è stato compensato in parte dalla pillola. Ma è stato solo un inizio: Big Pharma sta spendendo centinaia di milioni di dollari per lanciare sul mercato Lybrido, Lybridos, Flibanserin, medicine che risvegliano l’ardore delle donne. Sandberg dice la farmacologia potrebbe spingersi ancora più in là e progettare sostanze che non si limitino a potenziare il desiderio, ma addirittura la capacità di amare. Dice che potrebbero cominciare a fare un più largo uso dell’ossitocina, l’ormone dell’amore.
Ma la domanda è: se riuscissero a creare una pillola per farvi amare di più il parmer, la prendereste? Sandberg non ne è sicuro. In un sondaggio, solo il 9% delle persone ha risposto che prenderebbe una pillola per essere più gentile. Strano. Frequentiamo corsi per migliorare il sesso, ci imbarchiamo in amori nefasti, viviamo con la persistente sensazione che potremmo avere di più. Ma se ci dicono che forse ci sarebbe la possibilità di intervenire sulle nostre sinapsi, ci blocchiamo. «Uno scenario del genere ti vincola a una visione molto biochimica delle cose», dice Sandberg. «E la gente ama pensare di non essere un semplice insieme di reazioni biochimiche». Helen Fisher approfondisce: «In tutta onestà, non credo che siamo animali programmati per essere felici. Siamo programmati per riprodurci». E poi: «Credo che la felicità ce la possiamo semmai creare. Tra di noi». In altre parole, siamo romantici. (Traduzione di Fabio Galimberti. TheTimes Magazine/News Syndication.)