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 2015  marzo 11 Mercoledì calendario

ZINGARI

Gli zingari, si sa, rubano. Se avete comprato un oggetto che «nonostante il suo notevole valore sia stato offerto in vendita da un mendicante, da uno zingaro o da un noto pregiudicato», è probabile che all’origine ci sia un reato, e che si tratti perciò di «un incauto acquisto». È scritto su un manuale per aspiranti avvocati, ma non lo troverete in libreria. Il Tribunale Civile di Roma ne ha ordinato il ritiro dal mercato, condannando la casa editrice per «comportamento discriminatorio» nei confronti di Rom e Sinti. Soddisfatta la signora D. S., che studiando s’è imbattuta in questo commento all’articolo 712 del codice penale («Acquisto di cose di sospetta provenienza») e s’è rivolta alla corte, «lesa nella dignità personale in quanto appartenente alla comunità criminalizzata». Sollevate le organizzazioni che l’hanno accompagnata nella causa, Asgi e «21 luglio». Anche se, fanno notare, nel cammino dell’antidiscriminazione in Italia ormai s’avanza così: nelle aule di tribunale. Per chi l’ha sollecitata, la sentenza non è importante solo per aver smontato l’equazione zingaro uguale delinquente (in particolare «l’associazione a reati contro il patrimonio diffonde uno stereotipo negativo oltre che un preconcetto razziale»). Ma la decisione, sottolineano, ha rilievo anche perché permette di porre la questione dell’uso stesso del termine «zingaro». «Ha ormai assunto un’accezione negativa – spiega Danilo Giannese, del gruppo «21 luglio» –, come la parola “negro”. Soprattutto, è un termine imposto dalla società, nel quale Rom e Sinti non si identificano». Prima che intervenga il giudice, allora, si potrebbe, una volta per tutte, provare a evitarlo.