Notizie tratte da: Ermanno Corsi, Piero Antonio Toma # Quirinale – Amori e Passioni # Grimaldi & C. Editori Napoli 2015 # pp. 134, 16 euro., 11 marzo 2015
Notizie tratte da: Ermanno Corsi, Piero Antonio Toma, Quirinale – Amori e Passioni, Grimaldi & C
Notizie tratte da: Ermanno Corsi, Piero Antonio Toma, Quirinale – Amori e Passioni, Grimaldi & C. Editori Napoli 2015, pp. 134, 16 euro.
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Etica «Il vero politico conosce lo strazio inevitabile di dover scegliere fra l’etica della convinzione e l’etica della responsabilità» (Max Weber).
Giornali «I giornali non dicono la verità, ma fanno comprendere quello che gli uomini, da cui sono scritti, pensano e desiderano e vogliono che gli altri credano» (Gaetano Salvemini)
De Nicola De Nicola non andò mai ad abitare al Quirinale, preferendogli Palazzo Giustiniani, forse per susperstizione, vista la sfortuna capitata ai Savoia e rifiutò l’appannaggio di 12 milioni di lire.
Accettare «Onorevole De Nicola, per cortesia, decida finalmente di decidere se accetta di accettare» (il deputato Manlio Lupinacci a De Nicola, solito farsi pregare fino all’inverosimile prima di accettare qualunque incarico).
Disponibile «Ad ogni visitatore che andava a Palazzo Giustiniani, dove si era insediato, Enrico De Nicola ripeteva che ci si guardasse bene dal “volerlo considerare disponibile” oltre il periodo straordinario affidatogli» (Andreotti ricorda il passaggio della Presidenza provvisoria che gli era stata assegnata dall’Assemblea Costituente).
Istituzioni De Nicola, che nelle manifestazioni pubbliche ostentava indifferenza e non chiedeva mai niente, si infuriava però se non veniva trattato con i massimi riguardi, «non per me, ma per rispetto delle istituzioni» teneva a puntualizzare.
Sposa Per De Nicola soltanto la patria «è la sposa tenacemente e fedelmente amata».
Evita Evita Peron, durante un ricevimento al Quirinale, si mostrò molto attratta, quasi innamorata, di De Nicola. Lo definì un encantador e gli regalò, con una dedica molto affettuosa, un porta sigarette d’oro (che lui girerà subito al patrimonio dello Stato).
Aristocratica De Nicola, affascinato da una nobildonna siciliana che si era rivolta a lui per separarsi legalmente dal marito, così rispettoso dell’aristocratica signora da chiedere al marito di lei il permesso di «poter corrispondere amichevolmente» con la moglie.
Lettere Le lettere inviata alla nobildonna si aprivano tutte con «gentilissima signora e amica» e si chiudevano tutte con «il vostro rispettosissimo servitore». La corrispondenza durò 5 anni. I due si incontravano durante brevi, periodiche vacanze, scegliendo luoghi lontani da Napoli.
Governante La governante tedesca di De Nicola, Franziska Schnell, l’unica a poter entrare nella sua camera da letto, la mattina, per portargli il caffè, senza bussare alla porta. A lei nel testamento lascerà una modesta somma di denaro con la raccomandazione di spenderlo «con oculatezza».
Truppe «Io presidente della Repubblica? Ma come farò, zoppo come sono, a passare in rassegna le truppe alle parate militari?» (Luigi Einaudi a Giulio Andreotti che gli offre la candidatura a presidente, 11 maggio 1948). Risposta di Andreotti: «Non si preoccupi, potrà farlo in automobile».
Testamenti Einaudi scrisse tre testamenti, il primo a 29 anni.
Guareschi Guareschi, che si presentò spontaneamente davanti alle porte del carcere, condannato ad otto mesi per aver pubblicato una vignetta satirica sul presidente Einaudi.
Avarizia «In tutte le manifestazioni della sua vita egli non aveva fatto, finché fu eletto presidente, che l’elogio dell’avarizia» (Francesco Saverio Nitti su Einaudi).
Flaiano Un giorno Einaudi invitò al Quirinale un gruppo di intellettuali e giornalisti fra i quali c’era anche Ennio Flaiano. Di pietanza in pietanza si arrivò alla frutta che il maggiordomo aveva servito in un grande cesto che sembrava una cornucopia con dentro tutto il ben di Dio e con tante belle pere. A questo punto Einaudi, rivolgendosi ai suoi ospiti, disse pressappoco: «Io mangerei una pera, ma sono tutte molto grandi, chi vuole dividerne una con me?” Davanti a questa uscita, tutti, a cominciare dal maggiordomo, rimasero un po’ sconcertati. Alla fine, con la sua solita irrequietezza, Flaiano alzando la mano rispose: «Io…».
Unità «L’unità la fanno gli italiani… che imparino a proprie spese, commettendo spropositi, a governarsi da sé» (Einaudi, che voleva abolire i prefetti)
Acqua Einaudi, che nel suo paese d’origine, Dogliano, l’anno prima di morire, fece stampare a proprie spese e affiggere vicino a ogni rubinetto d’acqua un cartello invitando tutti a non sprecarne.
Marietta Einaudi, solito chiamare Marietta tutte le cameriere che gli venivano a tiro.
Spartaco Giovanni Gronchi, presidente democristiano, una volta fu invitato a pranzo da Armando De Rosa, assessore della Regione Campania. Ricorda De Rosa: «Lo portammo alla Casina Rossa, uno dei ristoranti più caratteristici di Torre del Greco. Davanti a noi si apriva tutto lo scenario del Vesuvio che, a quell’ora, era davvero spettacolare. Bastò questa veduta per incominciare a parlare di Spartaco, il gladiatore che si ribellò a Roma dandole molto filo da torcere, soprattutto negli scontri alle falde del Vulcano. Gronchi seguiva con evidente interesse. Fu allora che qualcuno, scherzosamente, prese a chiedere: ma Spartaco è mai stato qui a Torre del Greco? La discussione si animò, i pareri erano contrastanti. A un certo punto Gronchi ferma la simpatica invasione nella storia e dice: “Fate una cosa, mettevi d’accordo e poi mi fate sapere…”
Moglie La moglie Carla Bissatin, di venticinque anni più giovane, sposato in seconde nozze dopo essere rimasto vedovo. È «fredda, magra, altta» e Gronchi la obbliga a portare sempre scarpe molto basse. Lei preferisce vivere da sola sulla Nomentana, al Quirinale va per i ricevimenti.
Peron Saragat, che chiamava Gronchi «il Peron di Pontedero” (il paese pisano in cui il presidente era nato) perché quando si recò in America latina a incontrare i connazionali, si commosse fino alle lacrime.
Cintola Gronchi, solito avere premurose attenzioni per molte donne, una volta venne colto da malore mentre si trovava seduto accanto a Tina De Mola, moglie di Renato Rascel, attrice e showgirl prorompente. Un giorno, ricordando l’episodio del malore, un cronista impertinente ne fece cenno al presidente Gronchi. Ma lui, imperturbabile, precisò: «Guardi, io sono democristicano e cattolico praticante, ma soltanto dalla cintola in su».
Aereo Antonio Segni, presidente di breve corso (2 anni e sette mesi) tornava spesso a casa sua, a Sassari. Tra i suoi assilli il più sovrastante era il timore di non trovar posto sull’aereo per la Sardegna.
Ictus «Un viso paurosamente esangue, permeato di una mestizia tanto profonda da superare i limiti stessi dell’angoscia» (Antonio Segni descritto da La Stampa qualche mese prima delle sue dimissioni, aveva avuto un ictus)
Marx Saragat, solito vantarsi di aver letto Marx in lingua originale: «In Italia sia in due soli ad averlo fatto, io e Terracini»
Goethe “Gran conoscitore di Goethe e amava la politica, il vino e i telegrammi” (Saragat secondo i biografi).
Fico Piccante pettegolezzo riportato da Roberto Gervaso: “Il ministro della Marina mercantile, Giuseppe Lupis, soprannominato ‘Mare monstrum’ per la sua scarsa avvenenza fisica, compagno di partito di Giuseppe Saragat, allora presidente della Repubblica e da poco vedovo, era andato a fargli visita. Il capo dello Stato era triste e depresso e l’amico, per distrarlo, gli aveva proposto una serata diversa dalle altre nel sacrilego tempio clandestino di Citera (l’isola greca di Venere). Saragat prima aveva nicchiato, poi acconsentito. Ma il diavolo ci mise lo zampino. Un improvviso blitz della Buoncostume (il reparto della polizia che si ‘occupava della difesa della pubblica morale’) scoprì il già nudo presidente, senza nemmeno la foglia di fico delle istituzioni. “Nulla, com’è giusto, ufficialmente trapelò, ma nel giro quirinalizio la cosa si riseppe. Il capo dello Stato, prima pago, poi furibondo, chiese ed ottenne la testa del responsabile che, inconsapevole, aveva ordinato la temeraria operazione”. E Gervaso, pur riportandola, chiosa definendo “questa incredibile storia, cui noi non prestiamo fede”.
Gesuiti Battuta di Saragat sui gesuiti: «se chiedi al tuo superiore se puoi fumare quando preghi, ti dirà di no, se invece gli chiedi se puoi pregare mentre fumi, ti loderà».
Arbitro Giovanni Leone, sempre imparziale e al di sopra delle parti, tanto che Montanelli un giorno scrisse: «Se Giovanni Leone andasse a vedere una partita di calcio, non tiferebbe né per una squadra né per l’altra; tiferebbe per l’arbitro»
Elezione Giovanni Leone, eletto dopo 22 scrutini andati a vuoto, perché la Dc insisteva con Amintore Fanfani, contro il quale però infierirono in massa i franchi tiratori (su una scheda addirittura uscì “nano maledetto, non sarai mai eletto”, da molti attribuita a Eugenio Montale).
Foto La foto di Giovanni Leone che a Pisa, in visita ufficiale, in risposta a un contestatore della Normale che gli grida in faccia “morte a Leone”, per scaramanzia fa il gesto delle corna.
Sancio Pancia «Effettivamente, degli uomini che conosco, Pertini è uno dei pochissimi che, partito Don Chisciotte a vent’anni, a ottanta non è diventato Sancio Pancia» (Montanelli sull’età di Pertini al momento dell’elezione, 82 anni).
Bologna A Bologna, il 3 agosto 1982, mentre il sindaco della città pronunciava un discorso pieno di rabbia e di dolore sulla strage di Bologna, Pertini lasciò il palco delle autorità e avvicinandosi alla tribuna del sindaco, si fermò affianco a lui e tenne fino alla fine la mano destra sul bordo del suo leggìo per testimoniare che lui stava dalla parte del sindaco e dei suoi cittadini e non dall’altra.
P2 Pertini, che al Quirinale si rifiutò di ricevere i parlamentari coinvolti nella P2.
Satira Pertini riteneva la satira «uno strumento utile nel dibattito politico. Il mio capo ufficio stampa ha avuto la disposizione di pormi in evidenza tutte le mattine gli attacchi alla mia persona. In questo modo posso correggere i miei eventuali errori».
Leone «Ridateci Leone!» (il vignettista Karen, ironizzando sul buonismo di Pertini).
Pipa Nel messaggio di fine anno Pertini si faceva riprendere seduto in poltrona con la sua immancabile pipa.
Odio Quando chiesero a Pertini se avesse provato odio nell’incontrare, nel 1943, Mussolini, lui rispose: «No, non ho provato odio. Io combatto il nemico quando è in piedi, non quando è caduto».
Elicottero Pertini, che a papa Woytjla che gli chiedeva in prestito l’aereo per raggiungere l’Irpinia devastata dal terremoto, rispose: «Riferite al Papa che l’elicottero serve a me».
Berlinguer La visita di Pertini a Berlinguer morente, dopo l’ictus che lo aveva colpito durante un comizio a Padova. Era l’11 giugno 1984. Pertini piangeva come un ragazzo col fazzoletto in mano. Racconta Paolo Guzzanti, su Repubblica, che il presidente, appena accostatosi al capezzale del leader comunista, gli intimò: «Enrico, alzati e cammina». Poi, infastidito dal silenzio e dall’immobilità dell’altro, replicò: «Ma che succede a Berlinguer? È diventato sordo?». Il giorno dopo la morte, Pertini ne vegliò la salma standosene tutto il giorno in una stanza chiuso con i congiunti («Come avrei fatto per un figlio» disse poi).
Craxi Per portare la salma di Berlinguer a Roma Pertini adoperò l’aereo di Stato. Siccome i socialisti sollevarono un polverone, convocò Craxi al Quirinale e gli disse: «Desidero farti una promessa. Se tu e il moccioso (Claudio Martelli, ndr) andrete a Verona e ci suiciderete dinanzi alla tomba di Giulietta e Romeo, prometto che verrò a prendervi in aereo e vi riporterò a Roma. Vedremo se riuscirò a quel modo a far guadagnare qualche voto al Psi».
Libertà «Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli ed educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è libertà. La libertà senza giustizia sociale è una conquista vana” (Pertini).
Cossiga Ciriaco De Mita, che lavorò per far eleggere Cossiga presidente, temendo che l’interessato si facesse sfuggire qualche parola di bocca, lo chiuse nel settecentesco convento dei padri rosminiani.
Sardomuto Cossiga, che nei primi cinque anni di mandato viene soprannominato il “sardomuto” per via del suo tenersi distante dalle vicende politiche italiane.
Bossi «Con una scoreggia gli faccio drizzare i capelli in testa» (Umberto Bossi su Scalfaro)
Bambini «Mister Scalfaro non è stato un cattivo presidente ma si è convinto che gli italiani hanno bisogno di essere accuditi come bambini con un bambinaio-capo» (il quotidiano britannico The Economist)
Inginocchiatoio Oscar Luigi Scalfaro teneva nella sua camera da letto (monastica più che mai) anche un inginocchiatoio.
Ottimista «Una volta – era solito raccontare Scalfaro – mia figlia Marianna aveva invitato sette o otto amici a cena, fra di loro c’erano anche alcuni magistrati. Io non ho aperto bocca né prima, né durante, né dopo. Una volta finita la cena, chiesi di esprimere la mia. Vorrei solo dire – esordii – che sono ottimista. Perché se posso mettere solo una virgola per modificare le cose, io devo metterla, se uno non fa non sbaglia, se uno non nasce non muore”.
Saluto «Un saluto riconoscente a tutti gli italiani» (le ultime parole di Ciampi presidente)
Umberto II Secondo Cristiano Lovatelli Ravarino, giornalista italo-americano, Giorgio Napolitano vanterebbe una discendenza da Umberto II, ultimo re d’Italia, che da giovane erede al trono aveva spesso soggiornato a Napoli. A conferire credibilità all’inciucio sarebbe stata la stessa madre di Napolitano, Carolina Bobbio, una nobildonna di origini piemontesi, che secondo questa “teoria”, sarebbe stata al servizio della regina Maria Josè.
Clio «Giorgio, ho detto no! Devi rifiutare. Ho appena finito di imballare tutto! Clio» (tweet di Clio Napolitano al marito, candidato nuovamente alla presidenza della Repubblica)
Quirinale Il Quirinale ha 1200 stanze ed è venti volte più ampio della Casa Bianca.
Mussolini Si racconta che una volta Mussolini scese in uno dei ricoveri dentro cui ci rifugiavano i napoletani durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale per rincuorare i presenti e attribuire meriti al regime: «Se non ci fosse stato il fascismo a sostenervi, dove sareste voi napoletani, ora?» disse. Dal fondo del rifugio si udì la voce di una vecchietta che rispose: «Dint’o lietto nuosto».
Fotocopia Quando Sergio Mattarella si dimise per non votare la legge Mammì, incrociò Mino Martinazzoli, altro ministro in partenza, e gli chiese: «Hai consegnato la lettera di dimissioni?» «Certo, l’ho appena fatto». «E hai fatto una fotocopia?» «No, perché». «Perché Andreotti è capace di mangiarsela la lettera, pur di farla scomparire….».
Bernardo Il figlio di Sergio Mattarella, Bernando (come il nonno), è capo dell’ufficio legislativo del ministero della Pubblica Istruzione. Stipendio: 125mila euro l’anno.