F.Spe., Libero 11/3/2015, 11 marzo 2015
QUELLA SERA TRA CAPOTE E MARILYN
C’è il grande schermo nei mille sogni e mille sfaccettature. C’è Marilyn pallida e struccata che beve champagne con Truman Capote, Orson Welles con la sua barba in giro per gli studios, ma anche John Holmes - la star del porno - immortalato per sempre da Bolaño al termine della sua parabola discendente. Ci sono anche il Marlon Brando cui si rivolge Joyce Carol Oates in un’invettiva in versi da innamorata tradita: la spettatrice che da ragazzina ha saltato la scuola per vedere Il selvaggio non può accettare che quell’uomo bellissimo abbia «soffocato la bellezza nel grasso»; e l’Alberto Sordi di Mario Soldati, indolente, abitudinario, timorato di Dio e delle donne. C’è tutto questo in Racconti di cinema a cura di Emiliano Morreale e Mariapaola Pierini (Einaudi, pp 396, euro 22), i trentatre racconti magistrali - di cui cinque inediti in italiano - che attraversano oltre un secolo per rendere omaggio al cinema, ai suoi sfarzi e deliri, ai suoi miti intramontabili, alle sue tentazioni e frustrazioni. Ciascuno è l’angolo di una immaginifica e infinita «cineteca di Babele». Una galleria di divi colti nei loro vezzi o fragilità, dietro la perfezione dell’immagine sullo schermo. Recita l’introduzione al libro: «Gli scrittori hanno cominciato presto a fare i conti con la settima arte, raccontandone le meraviglie e le insidie, il lato sfavillante e il lato oscuro, come oscura e misteriosa è la sala cinematografica, luogo di intrecci, di corpi che si sfiorano, di passioni consumate o solo sognate». E, in effetti, specie nel racconto iniziale di Truman Capote che descrive una nottata alla provincia di Hollywood passata con Marilyn Monroe mito irriconoscibile e suo malgrado, si dipana il controverso ma assai passionale rapporto tra la letteratura e il cinema che ne diventa cassa di risonanza. Un’esperienza per cinefili, ma soprattutto per chi vorrebbe diventarlo.
F.SPE.