Diego Gabutti, ItaliaOggi 10/3/2015, 10 marzo 2015
LA LE PEN, IN FRANCIA, CERCA DI TAGLIARE (O NASCONDERE) LE RADICI FASCISTE DEL FN, SALVINI, INVECE, INBARCA CASA POUND DOVE VIVONO I NEOFASCISTI DA BARZELLETTA
Prima o poi ce lo spiegherà, o almeno lo spiegherà ai suoi elettori, che per il momento, d’altra parte, hanno poche pretese perché sono soltanto potenziali: creature chimeriche, iperspaziali, abitatori dei sondaggi. Ma non aspetti troppo tempo: anche la pazienza degli spettri evocati dagl’istituti demoscopici non è infinita. Se c’è davvero una ragione che può spiegare l’alleanza di Matteo Salvini con Casa Pound (i neofascisti da barzelletta in orbace) è bene che la faccia sapere agli elettori. Se poi non ci fosse, cosa che non ci stupirebbe affatto, nessuna ragione utile a giustificare una simile alleanza, con gli adoratori del Dio Po che prendono a braccetto quelli del Sole Invitto, allora il leader della lega ne inventi una, oppure rinunci alla burletta. Si lasci consigliare dall’Umberto Bossi: mai con i fascisti, alla larga dai mussoliniani e hitleriani nostalgici. Anche in disgrazia, sbalzato dal trono da tesorieri maneggioni e figli sciamannati, Bossi la sa più lunga di lui. Sa che i fascisti, cupi e vestiti di nero, come iettattori da novella pirandelliana, portano sfortuna.
Marine Le Pen, in Francia, cerca di prendere le distanze dalle radici fasciste del Front national, al punto da bacchettare anche il suo stesso babbo: il vecchio Le Pen, un fascistone se mai ce n’è stato uno. Salvini, che di solito ripete a pappagallo tutto quel che sente dire (o anche soltanto s’immagina dica) la ben più illustre leader della destra francese, in fatto di fascisti fa di testa sua e li accoglie nelle piazze a braccia spalancate,
Con le loro sole forze, che anche moltiplicate per dieci dal credito che concede loro Salvini ammontano sempre a zero, Casa Pound non andrebbe lontano: i giornali, se la lega non ne ospitasse i poveri manipoli nei suoi happening antieuropeisti, la ignorerebbero del tutto, o la tratterebbero (come merita) da centro sociale de destra.
Casa Pound è un refuso del proto cosmico: un gruppuscolo anni Settanta, con i tacchi che sbattono e la mano alzata nel saluto fascista, che è finita, per effetto di qualche errore metafisico, nel decennio, nel secolo, nel millennio sbagliato.
Nessuno se la spiega, come nessuno si spiega l’amore di Salvini per le sue bandiere e i suoi esponenti. Che cosa si propone Casa Pound? Nessuno lo sa, e a nessuno importa. Aggiunge qualcosa al repertorio di slogan reazionari (abbasso i «negher» evviva Putin, via dall’euro) sul quale Salvini ha schiacciato quella che un tempo era una «costola della sinistra»? Niente che si sappia, o che si abbia voglia di sapere.
Per capire quale sia il programma politico di Casa Pound bisognerebbe leggere la sua stampa (se ce l’ha, ma in questo caso si ha di meglio da leggere) o visitare il suo sito web (ma meglio un telefilm in streaming, e persino il blog di Beppe Grillo). Casa Pound è un mistero che non desta la curiosità di nessuno. Eppure la lega, le cui fortune crescono nei sondaggi a ritmi inspiegabili ma vertiginosi, fa la difficile con Forza Italia ma apre le porte a Casa Pound. Perché? O Salvini sa quel che sta facendo o la sua strategia politica (come sembra più probabile) è un ambarabaccicciccoccò (che a volte ci azzecca ma più spesso no).
Ma il momento della verità si sta avvicinando. Manca poco, e toccherà alla Lega nord, già abbastanza ridicola di suo, rispondere delle ridicolaggini di Casa Pound. Tutto si può perdonare a un politico, lo stalinismo, il «bunga bunga», le bombe e persino le tangenti, ma il ridicolo è imperdonabile, il ridicolo è iettatorio, il ridicolo uccide.
Diego Gabutti, ItaliaOggi 10/3/2015