Varie, 10 marzo 2015
Peste per Sette - Uno studio, pubblicato dal “Journal of Medical Entomology”, ha analizzato 6
Peste per Sette - Uno studio, pubblicato dal “Journal of Medical Entomology”, ha analizzato 6.500 pulci, pidocchi e acari rilevati su 113 topi intrappolati in cinque luoghi differenti di Manhattan, tra cui tre condomini. Circa il 30% dei ratti erano portatori di pulci della specie che provocò l’epidemia di peste in Europa nel XIV secolo. Lo scorso mese la rivista “Cell System” ha parlato di tracce di peste Yersinia tra le migliaia di batteri rilevati nel sistema metropolitano di New York. Un’indagine degli anni Venti sui rischi di peste a New York trovò la presenza in media di 0,22 pulci orientali per ogni ratto, oggi la media è di 4,8 pulci, con picchi di 25,7. «Dagli stanzini, dai sottosuoli, dalle cantine, dalle chiaviche, salivano in lunghe titubanti schiere sino a vacillar nella luce, a girare su sé stessi e a morire presso creature umane» (Albert Camus, La peste). Malattia infettiva dovuta a Yersinia pestis, batterio gram-negativo che ha incubazione da 1 a 6 giorni. Tre principali forme cliniche: peste bubbonica (con infiammazione e tumefazione dei linfonodi), peste setticemica primaria, peste polmonare. Senza terapia la forma bubbonica comporta una mortalità dal 60 al 90%, la setticemica e la polmonare quasi del 100%. In greco antico la peste era chiama loimòs. Pestis è il termine latino. Questa parola indicava genericamente le epidemie. È passata a indicare la malattia specifica nel 1894, con la scoperta del bacillo della peste bubbonica da parte dello svizzero Alexander Yersin. Il bacillo della peste viene trasmesso dalle pulci ai ratti. Soltanto quando si verifica un numero elevato di morti per peste tra i ratti, allora le pulci cercano una nuova fonte di sangue e passano all’uomo. Non esiste vaccino. Si usano antibiotici: streptomicina, cloramfenicolo, gentamicina, tetracicline. La peste è presente in Asia, Africa e America. L’Oms riporta dai 1.000 ai 3.000 casi ogni anno. È assente in Europa e in Australia. L’ultima epidemia urbana di peste negli Stati Uniti è stata nel 1924-’25, a Los Angeles. Da allora la malattia si manifesta soprattutto nelle aree rurali (10-15 casi l’anno), soprattutto in New Mexico, nord Arizona e sud Colorado e tra California, sud dell’Oregon e Nevada occidentale. La prima pandemia sicuramente di peste fu quella detta “di Giustiniano”: Giunse dall’Egitto, dal porto di Pelusio sul Mar Rosso, si manifestò soprattutto a Costantinopoli nel 542 d.C.: in città si contavano più di diecimila morti al giorno. L’imperatore Giustiniano fu contagiato, ma riuscì a sopravvivere. La pandemia provocò la morte di oltre la metà degli abitanti dell’Impero Romano d’Oriente. Imperversò sulle coste del Mediterraneo per duecento anni, fino al 767, con circa 20 ondate successive, a intervalli di 10-24 anni. La Peste Nera (o Morte Nera), così chiamata perché nei malati si generavano cancrene scure su naso, organi genitali, dita. Apparve in Cina nel 1331, poi Tartari, spingendosi sempre più verso Occidente la portarono in Crimea, quando strinsero d’assedio Caffa. Le navi genovesi fuggirono diffondendo la peste a Costantinopoli, al Cairo e, nel 1347, a Messin, attraverso cui entrò in Europa. A ondate devastò l’Europa fino al 1670: furono sue recidive della Peste Nera quella raccontata da Manzoni nei Promessi sposi e la peste di Londra del 1665. Fece circa 75 milioni di morti. I Tartari che, tramite catapulte, lanciavano cadaveri infetti di peste entro le mura della città di Caffa, attuando il primo attacco con armi biologiche della storia. Rimedi contro la peste, secondo Galeno: cito, longe, tarde. Ossia fuggire rapidamente, il più lontano possibile e tornare il più tardi che mai. Altri consigli di Galeno: accendere fuochi all’esterno dell’abitazione con legni di quercia, alloro, ginepro e ulivo. Aspergere la casa con aceto fortissimo. Lavarsi spesso le mani. Fare fumigazioni in casa con mirra, aloe ed erbe profumate. Sottoporsi a clisteri, purghe e salassi. Evitare rapporti sessuali. Stare allegri. L’abitudine ai superalcolici si diffuse durante le pestilenze del XIV secolo. Completamente inefficace contro la peste, l’alcool faceva sentire più in forze i malati che lo bevevano. Quattro ladri, diventati famosi perché nel Trecento colpivano nelle case degli appestati senza ammalarsi. Arrestati, confessarono di strofinarsi con aceto e «assenzio, rosmarino, salvia, menta, ruta, lavandola, aglio, cannella, noce moscata e canfora». L’abbigliamento tipico dei medici incaricati di curare la peste: lunghi abiti neri, guanti, maschera a foggia di becco di uccello, tamponi nel naso. Nella sporgenza della maschera c’erano erbe medicamentose. In mani tenevano una bacchetta per sollevare le coltri senza entrare in contatto con i corpi malati. Marsilio Ficino dava la colpa alle costellazioni maligne «massime alle coniuntioni di Marte con Saturno». Consigliava di portare «in sul cuore questo sacchetto: recipe rose rosse dramme due, sandali e coralli rossi, spodio dramma una, zedonaria, legno aloe, cinnamomo, garofani, scorza di cedro, zafferano dramma mezza». Nel XVI secolo si temeva che un bagno caldo, dilatando i pori, favorisse l’ingresso nel corpo umano dei bacilli della peste. Di conseguenza chi faceva un bagno caldo se ne stava spesso due o tre giorni chiuso dentro casa per non rischiare contagi. Durante la peste di Londra alcuni erano convinti che il respiro di un appestato avrebbe potuto ammazzare una gallina o, almeno, far marcire tutte le uova da essa deposte. «La peste fu, per così dire, una liberazione. Imperversando in modo spaventoso dalla metà di agosto alla metà di ottobre, portò via in quel periodo trenta o quarantamila persone di bassissimo ceto che, se fossero state risparmiate, sarebbero state un intollerabile peso a causa della loro miseria» (Daniel Defoe, Diario dell’anno della peste). La peste bubbonica scoppiata a fine Ottocento a Hong Kong e arrivata a San Francisco nel 1900 attraverso l’ondata migratoria. A Chinatown, che contava allora 30mila abitanti, fu imposto un cordone sanitario. Il governo cinese minacciò, invano, di fare causa a Washington per chiedere 30mila dollari di danni per ogni giorno di isolamento coatto dei suoi concittadini. Protestavano anche i bianchi più ricchi, rimasti a corto di cuochi, camerieri e lavandaie. Così fino al 1907, quando il nuovo ufficiale sanitario, Rupert Blue, lanciò la campagna per l’igiene, con una taglia di 25 centesimi per ogni topo catturato. Nel 1908 la peste bubbonica fu sconfitta (totale di ratti soppressi: due milioni). In Inghilterra esiste una legge che vieta di prendere un taxi se si è affetti da peste. Scavando per la nuova stazione di Liverpool Street, a Londra, una squadra di archeologi ha trovato circa tremila scheletri di persone morte durante la peste del 1665. Regole di sepoltura dei morti di peste a Londra: prima dell’alba o al tramonto, nessun corteo funebre, fosse profonde almeno sei piedi. Cadaveri a non meno di due metri sotto la superficie del terreno. Non c’erano più bare disponibili, dato il gran numero di cadaveri. Ai primi dell’Ottocento si temeva che le lettere portassero la peste. Così prima di consegnarle le affumicavano e poi le marchiavano con la scritta «netta fuori, sporca dentro». A significare che la lettera era stata disinfettata esternamente, ma l’interno avrebbe ancora potuto trasmettere la malattia. Secondo Alberto Alesina, la Peste Nera innescò dei vantaggi economici. In una Europa con grandi distese di terra da coltivare e pochi braccianti sopravvissuti, la paga media del XIV e XV secolo crebbe fino a creare benessere tra i contadini. Quelli più benestanti introdussero nuove tecnologie agricole che determinarono un nuovo equilibrio tra uomo e donna. Da quel momento, femmine e bambini iniziarono a affiancare i maschi nella cura delle coltivazioni. Dunque aumentò l’età in cui ci si sposava e si facevano figli, e si ebbe una emancipazione culturale delle donne.