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 2015  marzo 10 Martedì calendario

CHI SARÀ IL PROSSIMO DIRETTORE DEL ’CORSERA’?


Antonello Giacomelli, sottosegretario alle Telecomunicazioni
“Deve saper interpretare la borghesia imprenditoriale italiana e guidare l’evoluzione in questa fase di incertezza. Per correttezza istituzionale, mi astengo dal fare nomi”.

Guido Crosetto, presidente dell’Aiad
“Che faccia del giornalismo vero, che non abbia posizioni precostituite, che abbia una doppia visione: quella della carta stampata ma anche del web, facendo così del bene ai propri azionisti. Ovviamente deve mantenere la propria autorevolezza. E, anche se ha un pessimo carattere, Lucia Annunziata mi pare la persona giusta. Ma anche quello di Mario Calabresi è un ottimo nome”.

Vito Riggio, presidente dell’Enac
“Sono affezionato all’idea britannica di un giornale autonomo dai partiti e dalle lobby di potere. Quindi:
Lucia Annunziata”.

Chicco Testa, dirigente d’azienda
“Tenuto conto della crisi che stiamo attraversando, il nuovo direttore del Corriere deve prima di tutto conoscere bene il mercato dell’editoria e della carta stampata. Deve poi essere un leader per i suoi giornalisti che devono cominciare a capire che devono saper fare tutto: carta stampata e web. Come terzo elemento deve ridare prestigio alla testata, prestigio che ha perso forse perché l’attuale direttore o si è distratto o ha avuto troppi mal di pancia o qualche azionista si è mostrato troppo invadente. Quando arrivarono gli Agnelli dissero di voler mettere la minigonna al Corriere. Oggi è forse tornato il tempo di allungare la sottana. Chi può far tutto questo è Antonio Polito”.

Andrea Marciteci (Pd), presidente della commissione Cultura al Senato
“Sono certo che il Corsera troverà un direttore all’altezza della sua storia e del suo prestigio. Per avere il profilo giusto, forse basta sfogliare l’album di famiglia e mettere insieme quelle qualità del passato, ancora fondamentali per la direzione di Via Solferino. Insomma, alla guida del Corriere serve il marchio che ha contraddistinto la testata: rigore e un orientamento che sappia cogliere e incentivare le riforme necessarie al Paese. La sfida in questa stagione è certamente più complicata: i quotidiani vanno reinventati e soprattutto c’è il mercato dell’on line che va conquistato”.

Mario Rodriguez, docente universitario e già editorialista di Europa
“Più che di un nome, qui stiamo discutendo di cosa possa essere il giornalismo dopo il giornalismo e a cosa servono i giornali. Io ritengo che al Corriere, in passato voce dei gruppi d’interesse vincenti, dovrebbero essere coerenti con la scelta di Scott Jovane come amministratore delegato, guardando all’avvento alla società dell’informazione e all’informatizzazione di massa. Penso però anche che agli azionisti, che non sono lì per fare sanamente fruttare il capitale impegnato nel giornale ma per occupare una posizione d’influenza nella nostra società, nel momento decisivo questo interesserà poco. Alla fine si troverà una mediazione al ribasso: il minimo comun denominatore invece del massimo comune multiplo. Sarà scelto chi dà meno fastidio e non chi potrebbe fare meglio. Il mio candidato ideale è una donna giovane e competente: Lina Palmerini, notista politica del Sole 24 Ore. Ma i vecchi marpioni del Corriere potrebbero mai sopportare una scelta tanto coraggiosa?”.

Ferruccio Ferragamo, presidente della Salvatore Ferragamo
“Oltre ad avere una bella cultura, elemento probabilmente scontato, credo che il nuovo direttore del Corriere della Sera debba essere persona non solo di respiro italiano, ma anche internazionale. Una figura che conosca a fondo le dinamiche del mondo, in grado di muoversi al meglio nell’ambito di una comunicazione che, oggi, è realmente globale. Non parlo di politica, ma la disponibilità all’ascolto nei confronti delle esigenze dell’Italia credo che rappresenti, in questa fase estremamente movimentata, un ulteriore elemento che il direttore di una testata importante come il Corriere della Sera deve avere”.

Francesco Permunian, scrittore
“Più che un nuovo de Bortoli, vedrei meglio un nuovo Paolo Mieli, anche se con le competenze tecnologiche richieste dai tempi. Il Corriere avrebbe tutto da guadagnare da un nuovo mielismo, ma non serve una prima donna con relativo disturbo narcisistico della personalità, ma semmai un uomo di macchina che lavori come un mulo, capace di organizzare e controllare la redazione. Ciò che per Repubblica è Ezio Mauro. Dev’essere qualcuno che possa confrontarsi alla pari con tutti, politici e persone di cultura, senza soggezioni. Un nocchiero che salvaguardi, per quello che ancora vale un concetto del genere, l’indipendenza del giornale. Penso a Roberto Napoletano che al Sole 24 Ore ha fatto un gran lavoro, a Massimo Giannini o a Massimo Gramellini, che è un palmo sopra agli altri ma sul cui nome bisogna verificare il gradimento della redazione”.

Stefano Esposito (Pd)
“Contano sicuramente caratteristiche come l’esperienza sul piano economico e le relazioni significative con il mondo della politica, oltre alla notorietà mediatica. Un nome? Presto detto: Massimo Giannini”.

Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte
“Il Corriere della Sera è certamente una delle testate giornalistiche più prestigiose del nostro Paese, un giornale che ha sempre saputo esprimere una visione autorevole e sostanzialmente equilibrata della realtà italiana e internazionale. Al nuovo direttore il difficile compito di fare meglio dei precedenti: probabilmente dovrà possedere un mix equilibrato di competenze e soprattutto dovrà avere buone doti di leadership, visto che quella che si troverà a dirigere è una macchina aziendale complessa, come molte altre messa alla prova dalla crisi dell’informazione degli ultimi anni e che deve continuare a produrre autorevolezza, un prodotto molto difficile da quantificare a priori. A esser sincero non credo che l’essere un volto noto costituisca necessariamente valore aggiunto e non stiamo parlando di una startup che abbia bisogno di un nome forte che faccia da traino. Secondo me, un buon direttore è un giornalista di solida esperienza, buone relazioni, intuito e capacità manageriali e organizzative fuori dal comune, e che ha soprattutto il coraggio di sperimentare”.

Cesare De Michelis, presidente della Marsilio Editori
“Nella migliore tradizione del gruppo penso all’alternanza de Bortoli-Mieli. Un Mieli-ter garantirebbe stabilità, tradizione, esperienza. Il Corriere della Sera è un’istituzione, la sua direzione è come una presidenza della Repubblica. Il direttore deve rispondere a una quantità di stimoli, molti dei quali a noi ignoti. Mieli e de Bortoli hanno giocato quel ruolo in modo meraviglioso, con in mezzo solo alcuni mesi folli (il riferimento è evidentemente alla breve direzione di Stefano Folli: ndr). Perciò gli azionisti, mancando poco al momento della decisione, non avendo le idee chiare né essendoci una larga maggioranza, potrebbero proseguire su quella strada. Per quel che riguarda gli altri nomi che circolano, niente senatori o arance spremute. Per innovare ci vuole molta più fantasia, una grande attività di rottamazione. Insomma, ci vorrebbe un talent scout che andando magari a cercare fra i direttori dei quotidiani provinciali – perché esperienza di gestione dei giornali ce ne vuole – ne trovi uno con più capacità degli altri, un ragazzo davvero capace, un Matteo Renzi del giornalismo”.
Mauro Broggi, manager e comunicatore
“Il Corriere è un arcipelago di isole difficilmente governabile, quindi un direttore oltre ad avere una grande capacità di leadership deve saper unire persone diverse attorno a idee e progetti e indirizzare le forze interne della redazione che hanno bisogno di essere liberate. Dall’esterno si percepisce che ci sono molte più energie di quante risultino leggendo il giornale. Inoltre è fondamentale che il direttore abbia l’autorevolezza di contrastare attività di marketing un po’ troppo sfacciate. Insomma, bisogna sempre di più puntare su un giornalismo ‘vero’, che sappia andare in giro e raccontare quel che vede. È fondamentale che alla guida del Corriere ci sia qualcuno che sappia di nuove tecnologie, una storia professionale e personale specchiata e rispetto per la lingua italiana: un quotidiano contribuisce ogni giorno a formare una lingua comune. Calabresi incarna un po’ questi aspetti. Gramellini e Cazzullo sono più dei battitori liberi, mentre c’è bisogno di uno che faccia squadra. Annunziata è un’altra giornalista che potrebbe andare bene, però io sceglierei uno che conosce bene la macchina del giornale ed è abituato a mandarla avanti. Insomma, uno come Luciano Fontana: non fa già il condirettore?”.
Stefano Mauri, presidente e ad del Gruppo editoriale Mauri Spagnol
“Il Corriere della Sera deve essere un giornale ecumenico e ricco d’informazioni. Penso a un direttore curioso e con uno sguardo molto ampio e aperto, non fanatico del cambiamento ma neppure luddista. Il Corriere e il suo direttore sono anche il simbolo di quella che una volta si chiamava la capitale morale, e dell’impulso che Milano può ancora dare al Paese. Che sia un personaggio noto è sì un elemento importante, ma è altrettanto importante che sappia gestire questa notorietà senza cadere in tentazioni da star. Insomma deve essere una persona di ambrosiana misura. Uomo o donna, per me non è un aspetto significativo. Proporrei Massimo Gramellini perché con la sua multiforme sensibilità sarebbe capace di fare un giornale straordinario. Ma non lo faccio perché sono troppo importanti i libri che deve ancora scrivere e perché comunque metà dei nomi che circolano mi sembrano sensati”.
Lucio Malan (Forza Italia)
“Vorrei solo clic il nuovo Corriere della Sera riuscisse a svincolarsi dagli interessi di cui il giornale talora sembra portatore. Quindi il nuovo direttore dovrebbe essere capace di portare la testata su questa via. E saper affermare la propria identità e indipendenza. Dovrebbe far sì che i titoli del Corriere della Sera non assomiglino a quelli degli altri giornaloni. Un nome? E perché non Augusto Minzolini? Sicuramente darebbe al quotidiano una linea diversa”.
Roberto Calderoli (Lega Nord)
“Il nuovo direttore del Corriere della Sera? Vittorio Feltri. L’ho votato per la carica di presidente della Repubblica, lo voterei anche per quella poltrona. Sarebbe un ottimo direttore del Corsera, uno spirito libero. Sarebbe anche un bel segnale rispetto al giornale più letto in Italia, un segnale di maggiore libertà rispetto ai poteri forti”.
Anita Friedman, direttore della Fondazione Italia-lsraele per la cultura e le arti
“Penso che il Corriere della Sera dovrebbe dare maggior spazio alla politica estera perché la politica estera è dentro casa nostra, non è un lusso o una bizzarria culturale, ma ci riguarda direttamente. Che il nuovo direttore sia mediaticamente noto o meno mi pare cosa di poca importanza e di nessun interesse. Immagino e spero in un direttore che sappia reclutare e far brillare forze giovani e che, nello stesso tempo, riassuma in sé le qualità di buon giornalista e di manager capace. Sono persuasa che Maurizio Molinari sia in grado di ricoprire quel ruolo in modo eccellente”.
Leonardo Bassilichi, presidente della Camera di Commercio di Firenze e ad di Bassilichi
“Il nuovo direttore del Corriere della Sera deve essere un ‘tradizionale innovatore’. Una persona che abbia l’oggettività come elemento guida della sua professionalità e, di conseguenza, del ruolo. E infatti proprio l’oggettività che crea lucidità e semplicità. Componenti delle quali il Corriere ha bisogno, per proseguire nel proprio impegno di tradizione e innovazione”.
Corradino Mineo (Pd)
“Per me il nuovo direttore del Corriere della Sera deve seguire la strada scelta da Ferruccio de Bortoli, quella di dare corda lunga alla cronaca, che è stato il suo grande merito. Visto che la formula del giornale che surroga la politica – come è Repubblica ed è stato lo stesso Corriere della Sera con Paolo Mieli – è in crisi, penso che sui grandi fatti internazionali un atteggiamento più anglosassone sarebbe buona cosa. Sui nomi non voglio esprimermi. Di solito i nomi si fanno per bruciarli meglio, quindi no, preferisco non farli”.
Evelina Christillin, presidente del Museo Egizio e del Teatro Stabile di Torino
“Credo che la principale caratteristica del prossimo direttore del Corriere della Sera dovrebbe essere quella di misurarsi con le tecnologie, mentre non ritengo che debba avere necessariamente un’alta visibilità mediatica al di fuori dei lettori tradizionali del Corriere. Se dovessi scegliere, riterrei Mario Calabresi la persona più indicata per la direzione di Via Solferino”.
Maurizio Gasparri (Forza Italia)
“Il profilo del nuovo direttore del Corriere della Sera è quello di un direttore che non abbia pregiudizio verso il centrodestra, cosa che il Corriere purtroppo continua ad avere. Auspico che sia meno schizzinoso verso un pezzo di Italia: il centrodestra è visto finora come qualcosa di negativo, con una ostilità forse non eclatante, ma senz’altro strisciante. Serve insomma una personalità più equilibrata alla guida del primo quotidiano italiano. Un nome? Faccio quello di Mario Orfeo. Ha una storia personale che può soddisfare la sinistra, ma che è rispettosa di tutte le parti. All’interno del giornale non vedo persone che rispondano a un profilo di questo tipo”.
Letizia Paolozzi, giornalista e scrittrice
“Intanto vorrei che venissero dedicate meno pagine alla politica interna che in fondo mi pare poco attraente, mentre a me interessa molto più la cronaca dove si raccontano le vite, le persone, i corpi. E vorrei leggere meglio e di più di politica internazionale, capire per esempio cosa succede davvero in Libia o in Pakistan. Poco mi appassionano gli editorialisti che da un ventennio non fanno che ripetere la medesima Weltanschauung su liberismo, rigore e via discorrendo. Il nuovo direttore? Non per una scelta di sorellanza legata alle quote rosa, ma penso che Barbara Stefanelli abbia dimostrato di essere capace di una lettura intensa e non ideologizzata di realtà come il lavoro, la casa, la famiglia, i rapporti uomini-donne, i figli, la nostra vita, insomma. Non mi parrebbe idea sballata se fosse lei, che possiede un ventaglio di interessi e curiosità non proprio comune, a guidare il futuro Corriere della Sera”.
Nyranne Moshi, avvocato esperta in diritto del lavoro
“Il direttore di una testata come il Corriere della Sera deve essere come minimo indipendente dal punto di vista politico. Fatta salva l’indipendenza, credo sia indispensabile l’abilità nelle relazioni politiche e istituzionali. Personalmente, mi piacerebbe una maggiore apertura all’informazione internazionale. Ovviamente, visti i tempi, deve avere una attenzione ai nuovi media, anche se per generazione sono affezionata alla carta stampata, mentre le comparsate televisive non credo costituiscono un elemento di merito particolare. Un nome? Perché non Lucia Annunziata?”.
Andrea Ottolenghi, docente di fisica all’università di Pavia
“Dovrebbe essere persino banale chiedere che alla direzione del Corriere vi sia un professionista di grande indipendenza, di alto livello intellettuale e di comprovata capacità giornalistica. Come è certo che dovrebbe poi avere competenze economiche e di esteri, essere in grado di mantenere relazioni politiche e anche con quelli che chiamano poteri forti, purché sappia mantenere la propria autonomia. Per quanto riguarda le nuove tecnologie è il punto meno rilevante: se è uno intelligente sa anche circondarsi di chi è veramente esperto di new media. Le assicuro che oggi è più facile trovare qualcuno che sappia muoversi in questo settore che un vero esperto in grado di spiegare agli altri cosa succede nell’economia o in campo internazionale. Un mio candidato per la direzione? Massimo Gramellini e Gian Antonio Stella sono bei nomi, Mario Calabresi sarebbe un buon direttore e Aldo Cazzullo è interessante. Antonio Polito e Milena Gabanelli ce li vedo poco in quel ruolo. Chi mi sembra molto abile è Lucia Annunziata, carattere tosto, indipendente, con già esperienze di direttore alle spalle. Inoltre, se si parla di nuovi media, non fa Huffington Post?”.

Giorgio Besozzi, medico tisiologo, presidente italiano di Stop Tb
“Il direttore del Corriere? Deve essere soprattutto libero intellettualmente e mi piacerebbe che puntasse ancor di più sull’approfondimento. Deve possedere quel mix di competenze che riguardano l’economia, la politica internazionale e le nuove tecnologie. Ciò che meno conta è l’essere in sintonia con i politici: potrà giovare al giornale, non certo ai lettori. L’esposizione mediatica è essenziale: se il direttore è conosciuto vuol dire che in qualche modo ha già lasciato il segno. Tra i possibili candidati, metto in pole position Massimo Gramellini e Mario Calabresi, ma per come ragiona mi piace anche Aldo Cazzullo”.

Antonio Michelini, titolare del Bloise Bar, tabaccheria di piazza 8 Novembre, Milano
“Il direttore del Corriere deve continuare ad avere lo stile ‘signorile’ di un Mieli e di un de Bortoli e, ovviamente, essere per quanto possibile obiettivo e molto curioso, perché abbiamo bisogno di approfondimenti. Le competenze? È il minimo che sappia rapportarsi con indipendenza al sistema politico ed economico; che maneggi i temi della finanza, dell’economia, degli esteri; che possa usare i nuovi strumenti della tecnologia. Le apparizioni in televisione sono indispensabili per il marketing. Un candidato che vorrei a Via Solferino? Bah, certo, ci sarebbe Paolo Mieli, ma lui avrebbe così voglia di tornare?”.

Francesco Delzio, direttore relazioni esterne, affari istituzionali e marketing di Autostrade per l’Italia
“Il nuovo direttore del Corriere dovrà rispondere allo ‘spirito del tempo’. Battendo l’opzione zero che pervade oggi l’informazione in Italia: l’idea che si vendano più copie inseguendo e approfondendo lo scandalismo e il retroscenismo dei newspop e della tivù generalista. I grandi quotidiani italiani hanno bisogno di alzare l’asticella, perché devono tornare a dettare l’agenda. Non più follower ma leader, non più informatori ma formatori di un’opinione pubblica che in Italia (non a caso) non c’è mai stata”.

Antonio De Poli, vice segretario vicario dell’Udc
“È un ruolo di grande responsabilità guidare il Corriere, una delle istituzioni editoriali e culturali del Paese. Impossibile fare nomi. Sono certo che arriverà una figura autorevole che mi auguro sia di altissimo valore professionale, magari un volto riconoscibile dal grande pubblico televisivo, un professionista capace anche di decifrare i nuovi linguaggi legati alle nuove tecnologie e che, infine, sappia interloquire con la politica in modo autonomo e autorevole”.

Stefano Parisi, presidente e fondatore di Chili Tv
“Vorrei un Corriere della Sera che non si sovrapponesse a Repubblica, in grado invece di interpretare le pulsioni e gli ideali della borghesia riformatrice le cui idee non mi pare trovino adeguati spazi di espressione. E per di più su temi cruciali come quelli del lavoro e della giustizia, approfondendo un lavoro del giornalismo investigativo a tutto campo. Il Corriere della Sera può vantare un parterre di firme eccellenti – da Angelo Panebianco a Ernesto Galli della Loggia a Pigi Battista, solo per dirne alcuni – e quindi ha tutti gli strumenti umani, professionali e culturali per offrire un prodotto di cui si sente sempre più l’esigenza. Il futuro direttore – star o meno, poco importa – deve essere in grado di tenere la barra su questa linea. Ammesso e non concesso che il nome di Ferruccio de Bortoli non sia tra i papabili, mi vengono in mente due figure che a me paiono decisamente interessanti: Antonio Polito e Giuliano Ferrara”.

Miguel Gotor (Pd)
“Mi aspetto una soluzione interna. Dal punto di vista dell’individuazione del nome, dovrebe essere uno che conosce bene la macchina del giornale, non dovrebbe quindi essere una scelta tra i soliti big dei giornali. E vedo bene un cinquantenne, che possa impostare una direzione lunga e proficua. L’importante è che la testata venga affidata a una personalità interna e cresciuta nelle sue file. Vorrei un giornale fatto bene, e se dovessi scommettere su un tipo di profilo, dopo la diarchia Mieli-de Bortoli, penso a qualcuno che abbia maturato il rapporto di fiducia interna di chi è salito scalino dopo scalino. Guardo al profilo più che al nome ma, dovendone fare uno, dico Venanzio Postiglione, che risponde a quanto ho finora esposto. Opto insomma per la scelta di un outsider rispetto alla solita squadra dei dieci nomi di vip del giornalismo”.

Dario Nardella, sindaco di Firenze
“Forse è arrivato il momento che il Corriere della Sera punti forte su una direzione all’insegna di una figura giovane, allo stesso tempo competente e aperta alle nuove istanze del Paese. La testata ha bisogno di mantenere la propria autorevolezza e di confermarsi al centro della capacità di fare opinione in Italia. Ma il Corriere ha anche la necessità di guardare con occhio più fresco alle tante novità che l’Italia propone, sapendosi fare interprete delle istanze che giungono da giovani, imprese e società civile. Una capacità nuova e moderna di raccontare il nostro Paese. Che, probabilmente, un direttore più giovane rispetto alla generazione che ha guidato il Corriere negli ultimi ventanni è in grado di mettere in campo in modo più efficace”.

Cosimo Maria Ferri, sottosegretario alla Giustizia
“Il nuovo direttore del Corriere della Sera deve essere una figura che mostri apertura nei confronti dei giovani, in grado così di avvicinare il giornale alle nuove generazioni. Credo che, oggi più che mai, sia importante far comprendere ai giovani – attraverso il giornale e una loro corretta educazione alla lettura – l’importanza della buona politica e la comprensione di segmenti fondamentali della nostra vita, come economia e politica estera”.

Luigi Fici, presidente e ad di Nuova Castelli
“Il Corriere della Sera deve mantenere la propria autorevolezza e capacità di guardare le vicende dell’Italia con occhio competente e al di sopra delle parti. Per questo il prossimo direttore dovrebbe essere una persona in grado di lavorare per confermare la centralità della testata nel panorama nazionale ma, allo stesso tempo, di mettere in campo un adeguato spirito innovativo. Il nostro Paese ha bisogno che una testata di riferimento come il Corriere della Sera sia aperta e disponibile verso la società e le sue componenti, con particolare riferimento a quelle imprenditoriali e produttive”.

Davide Traxier, ad di Chopard Italia
“Senza dubbio il profilo del prossimo direttore del Corriere della Sera deve essere indipendente e senza compromessi. Una persona di grande autorevolezza, capace di esprimere direttamente, e fare esprimere alla sua redazione, opinioni chiare, riportando fatti precisi”.

Antonella Diana, ad di Sebach
“Capacità di ascolto verso il mondo dell’imprenditoria e nei confronti di una società che cambia credo che siano elementi fondamentali per chi è candidato alla guida del Coniere della Sera. Caratteristiche, queste, che dovrebbero unirsi all’apertura nei confronti dei giovani e alle nuove istanze di un Paese che, in questo momento, vive una fase di notevole mutamento, sia dal punto di vista politico, sia da quello culturale e sociale. Con un occhio di riguardo alle dinamiche e alle vicende che avvengono fuori dai confini europei che, quotidianamente e alla luce dei vari cambiamenti a livello economico e geopolitico, influenzano sempre di più il nostro futuro”.

Patrizia Rutigliano, direttore relazioni istituzionali e comunicazione di Snam
“L’eredità di Ferruccio de Bortoli non è certo facile da portare. Il prossimo direttore non deve essere necessariamente un nativo digitale, ma di sicuro qualcuno che il digitale lo conosce e in grado di rilevarne potenzialità e rischi. Il direttore ‘ideale’ deve distinguersi per un equilibrato mix di competenze, capacità di relazione e visione, con un’attenzione direi strategica sia all’impiego dei giusti mezzi e canali sia alla valorizzazione delle persone. Sostituire Ferruccio de Bortoli significa ricevere il testimone da un personaggio che ha fatto la storia del giornalismo nel nostro Paese. La nomina di un trentenne o di un quarantenne forse mi stupirebbe, ma mi farebbe venir la voglia di fare il tifo per lui o per lei”.

Paolo Ainio, fondatore, presidente e ceo di Banzai
“Per me il mix ideale è costituito da un de Bortoli e uno Scott Jovane, perché è indispensabile far convivere un’anima di sviluppo con un’anima di contenimento dei costi e di razionalità. De Bortoli ha grande attenzione per lo sviluppo e ho visto pochi direttori di giornali italiani capaci di una riflessione approfondita in tal senso. Dall’altra parte è vitale, in questa fase di transizione, immaginare un ridimensionamento delle aziende-giornali. Non si può pensare che il Corriere come ogni altro giornale, del resto abbia dal punto di vista economico le stesse dimensioni che aveva dieci anni fa. È per questo che un de Bortoli più un Jovane mi sembrano un team ideale”.

Valentina Aprea, assessore all’Istruzione, formazione e lavoro Regione Lombardia
“Penso che un buon direttore per il Corriere della Sera potrebbe essere una donna con una formazione all’estero. Una professionista che con intelligenza sappia fare un’informazione per tutti. Naturalmente non si può prescindere dalla conoscenza di tutte le forme mediatiche moderne senza però tradire quella che è la tradizione di approfondimento del giornalismo del Corriere. Insomma, penso a una linea editoriale di innovazione nella tradizione”.
ANONIMI, ma non troppo
“Il Corriere è troppo paludato e paludoso. Come direttore azzarderei Mario Sechi, uomo che si intende di politica internazionale e che, anche se ha fatto la stronzata di candidarsi con Monti, sa di politica interna. Tra l’altro è riuscito a lavorare al giornale di Berlusconi senza incensarlo tutte le mattine. Per non dire che il sito del Corriere fa pietà e Sechi di tecnologie ne capisce”.

“Deve possedere una cultura economica e capire la questione dei poteri che vanno riassestandosi o ridefinendosi ed essere in grado di dare respiro internazionale. Altro elemento decisivo è la cultura, in crisi in tutte le testate. Vedrei bene Lucia Annunziata o un ritorno di Paolo Mieli. Tra i giovani, il migliore mi pare Mario Calabresi, mentre Massimo Gramellini è forse un po’ troppo pop (pur se il suo arrivo potrebbe aiutare le vendite). Rispetto alle nuove tecnologie sarebbe utile un buon vice direttore esperto in materia: Stefano Menichini è un nome spendibile e peraltro già sulla piazza”.

“Mario Calabresi è l’unico che potrebbe fare un Corriere 2.0 con un po’ di renzismo in più”.

“Paolo Mieli è colui che ha più rivoluzionato il Corriere, ed è il più lucido e omogeneo al giornale. Il suo modo di impostare la pagina politica facendone uno spezzatino – con scena, retroscena ed esperti dei singoli partiti – ha finito con il trascurare l’analisi politica privilegiando la battuta e il pettegolezzo. A Via Solferino oggi vedrei volentieri Lucia Annunziata che, anche se sta guidando benissimo l’Huffington Post, rappresenterebbe un forte elemento di rottura”.

“Ripescherei Paolo Mieli che ha fatto il miglior Corriere degli ultimi tempi dando prova di saper trattare col potere senza troppe genuflessioni. Mieli possiede l’ego ipertrofico necessario per la bisogna, ma è di certo meno vanitoso di tanti altri”.

“Se Matteo Renzi è il Partito della Nazione, il Corriere – se vuole mantenere la propria alterità – deve trasformarsi sempre di più in un giornale internazionale. Oppure rivolgersi, per paradosso, a una generazione diversa, meno coinvolta nell’arrembaggio renziano sul modello Mattarella. O affidarsi a un quarantenne di sicura esperienza. Quindi tre nomi: Giulio Anselmi, Maurizio Molinari, Mario Calabresi”.

“Il nuovo direttore del Corriere deve incarnare i nuovi assetti proprietari. Se non se ne trova uno dominante e la Fiat è disposta a un sostanzioso investimento, un nome buono può essere quello di Mario Calabresi, senza escludere un ri-ritorno di Paolo Mieli. Non bisogna mai dimenticare che il lettore del Corsera è un tradizionalista e che quindi ogni cambiamento deve essere fatto senza grandi scossoni e in grado di favorire una lenta digestione. Dopo l’ottima idea di cambio del formato, il prossimo passo dovrebbe consistere nel ridurre il peso spropositato delle pagine di politica interna”.

“Il Corriere della Sera deve essere rilanciato e ripensato perché tra i grandi giornali è quello che è rimasto praticamente immutato. Troppa politica, troppo Palazzo, troppe istituzioni, troppa economia e finanza. Le pagine di società, costume e cultura sono delle Cenerentole. Senza perdere centralità e autorevolezza, è necessario che si apra alla società, ai giovani e alla tecnologia multimediale. Direi che Mario Calabresi è il nome giusto per curriculum, sensibilità visiva e tematiche sociali”.

“La nuova direzione non deve essere compromessa con il potere e difendere la propria libertà, cercando di controllare giornalisti e collaboratori esterni quando diventano scendiletto del Palazzo. Sul direttore nessun dubbio: Aldo Cazzullo”.

“Deve saper cogliere le cose che si muovono davvero e non per finta. Il che porta a un nome solo: Lucia Annunziata”.

“Ho pensato, penso e continuerò a pensare che Ferruccio de Bortoli è stato il miglior direttore di Via Solferino”.

“Deve avere più coraggio di tagliare le sterminate pagine di politica interna, dedicarsi di più agli esteri e soprattutto raccontare la vita. Chi meglio di Lucia Annunziata può adempiere questa missione?’’.

“Lucia Annunziata ha la giusta indipendenza per essere all’altezza della tradizione del giornale”.

Hanno risposto (in ordine alfabetico): Francesco Maria Bei (La Repubblica), Massimo Bordin (Radio Radicale), Andrea Colombo (Il Manifesto), Luigi Contu (direttore Ansa), Marco Damilano (L’Espresso), Primo di Nicola (Il Fatto on line), Pasquale Laurito (Velina Rossa), Laura Maragnani (Panorama), Denise Pardo (L’Espresso), Flavia Perina (condirettore Adnkronos), Alessandra Sardoni (La7), Mariolina Sattanino (responsabile Rai Quirinale), Susanna Turco (freelance).

Servizio a cura di Dina Bara, Leonardo Bartoletti, Angela Bianchi, Cristiano Draghi, Anna Fulgenzi, Carlo Riva, Daniele Scalise, Vera Schiavazzi.