Teresa Ciabatti, Corriere della Sera - La Lettura 8/3/2015, 8 marzo 2015
HO RUBATO I TUOI RISPARMI, CARO FRATELLO NON FU LA COLF
Vangi, è stata Vangi, e Mary, e Ludmilla. È stata Asmara, Lenny, Svetlana. Tutte le donne delle pulizie passate per casa nostra, anno dopo anno, sono accusate di furto. Da me. «Come puoi pensare che sia stata io? — chiedo a mio fratello, scandalizzata, atterrita — solo l’idea…». Dall’età di otto anni io mi approprio dei suoi soldi che lui tiene sparsi nel cassetto. Ora dieci, ora cinquanta, ora centomila lire. Sono gli anni delle lire, anni lontani, spensierati. Mio fratello è un risparmiatore, i maschi del resto hanno poche esigenze. Le femmine invece: scarpe, borsette, bracciali. Una femmina privata di orpelli è un essere menomato, a grosso rischio di emarginazione sociale. Dunque, bambina, mi domando: mio fratello gemello — embrioni insieme, stessa pancia nove mesi — il mio unico fratello, vorrebbe forse fare di me una disadattata? Ragioniamo: se fosse adulto, e non il bambino che è, non mi offrirebbe aiuto di sua iniziativa? «O’ sorella, prendi tutti i miei averi, che tu sia felice!».
Ma siccome è piccolo, otto anni, davvero pochi per un maschio, loro maturano dopo, trovo inutile disturbarlo con questa domanda. Dunque io, veggente lungimirante, anticipo la sua maturità e prendo quello che lui adulto mi darebbe.
Passano gli anni. Muore papà, muore mamma. Siamo due orfani. Due giovani orfani. Mio fratello si laurea, inizia a lavorare, fa carriera, guadagna, io rimango indietro. Il sogno di fare la scrittrice, l’ostinazione a dispetto dei risultati — copie vendute, riscontro mediatico — hanno creato un divario sociale fra me e lui. O meglio, lo creerebbero, se non avessimo un conto comune con l’eredità dei nostri genitori che noi ci siamo impegnati a non toccare: soldi per le emergenze.
Ragioniamo: la serenità di una sorella non è forse un’emergenza? Questa sorella triste, sfortunata, orfana, va bene, anche tu lo sei, ma io sono gravata anche da altri problemi. Per esempio: negli ultimi tempi ho accumulato del grasso in eccesso. E dunque penso — sempre interiormente — che forse mio fratello gemello — embrioni insieme, stessa pancia nove mesi, orfani — non vorrebbe la mia gioia?
Abbiamo quarant’anni. E non sono certa che lui sia ancora pronto a dare la risposta. Pertanto io, veggente lungimirante, anticipo la sua vecchiaia e prendo quello che lui anziano mi darebbe. Ci vediamo a Natale, ci abbracciamo, lui mi dice che sto benissimo, molto dimagrita, come ho fatto? E allora io, in questo clima di amore e pace, decido di dire la verità, di confessare questo mio piccolo peccato su cui ridere indulgenti, perché ormai siamo adulti, quasi vecchi, gemelli, orfani. Mi sono fatta la liposuzione — confesso — e l’ho fatta coi soldi comuni, avevamo detto che erano per le emergenze, no? La mia felicità lo è, lo è sempre stata, fin da quando bambina entravo in camera tua a rubarti i soldi, sì, non erano le donne di servizio, ero io, sempre io! Rido, gli occhi lucidi al ricordo del passato, degli anni perduti. Per tutto quello che ti ho sempre trafugato — proseguo divertita e commossa — ecco, oggi voglio dirti grazie. Grazie, fratello mio, mormoro, senza sapere che quella è la nostra ultima conversazione, perché da allora mio fratello gemello — embrioni insieme, stessa pancia nove mesi, orfani — non mi parla più.