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 2015  marzo 10 Martedì calendario

MA NON SI CAMBIA FORZA ITALIA CONTRO BERLUSCONI

Caro Fitto, nel 2011, quando Silvio Berlusconi era ancora a Palazzo Chigi e nessuno immaginava che potesse essere sostituito da un professore alle dipendenze di Angela Merkel, questo giornale - che è Libero di nome e di fatto - scrisse alcuni articoli fortemente critici contro il governo. La manovra varata da quello che speravamo fosse un esecutivo amico dei moderati, ma soprattutto da un partito che nel suo Dna aveva un programma che prometteva «Meno tasse per tutti», ci pareva infatti irricevibile per le troppe imposte (compreso un prelievo di solidarietà che altro non era se non una patrimoniale occulta) e non ci facemmo scrupolo di dirlo. Per questo fummo criticati da molti esponenti del cosiddetto centrodestra, per i quali un giornale d’area dev’essere necessariamente fiancheggiatore e mai «pungolatore» della forza che dice di sostenere. Non rimanemmo zitti neppure quando il Popolo della Libertà decise di appoggiare Mario Monti e le sue sciagurate misure economiche, provvedimenti che contribuirono a far precipitare l’Italia in recessione. Allora - nonostante il salasso dell’Imu - c’era chi sosteneva che l’ex rettore della Bocconi stesse realizzando il programma liberale che Berlusconi aveva lanciato nel 1994 e nell’enfasi qualcuno si spinse addirittura a definire Elsa Fornero sua sorella per aver varato la riforma delle pensioni. Libero, al contrario, denunciò i guasti e gli errori delle leggi di Monti (guasti e errori che si videro in seguito, sulla previdenza e sul mercato immobiliare) e anche in questo caso non ricordiamo un grande sostegno alle nostre tesi da parte degli esponenti del cosiddetto centrodestra. Quando poi il posto dell’ex rettore fu preso dall’esangue Enrico Letta, persona per bene ma di cui era nota la mancanza di nerbo nelle scelte politiche, a costo di apparire bastian contrario, Libero rimase sulla sua linea critica, mentre il Pdl continuava nella strada di appoggio al governo. Eppure i pasticci dell’Imu e degli esodati erano evidenti e l’indecisione in politica interna e in politica estera anche. Cito tutto ciò per dire che se si sono persi 9 milioni di voti bisogna partire da lontano e non solo da Matteo Renzi, dal patto del Nazareno e dal voto sul presidente della Repubblica. Per descrivere gli sbagli che dal 2008 ad oggi hanno portato a dissipare un patrimonio elettorale enorme non basta un articolo di giornale né una lettera: servirebbe una enciclopedia. Ciò nonostante, mentre queste scelte disastrose venivano compiute, io non ho letto le dichiarazioni che leggo oggi. Nel 2010 il solo che si opponeva a Berlusconi, contestandolo, era Gianfranco Fini, ma lo faceva principalmente sulla giustizia, cioè su un tema che era per l’ex Cavaliere un argomento particolarmente sensibile per i fatti noti che anche lei ricorda. Sul resto, sulle tasse, sulle pensioni, sul mercato del lavoro, cioè sugli argomenti a cui gli elettori di centrodestra erano particolarmente sensibili io non rammento nulla, ma forse non sono provvisto di buona memoria. Vede, caro Fitto, non ci si può svegliare una mattina e rendersi conto che non si vive in un partito organizzato, che ha un comitato centrale e una segreteria politica, ma in un movimento fatto a immagine e somiglianza di chi lo ha fondato. Lei in Forza Italia prima, nel Pdl poi, e di nuovo in Forza Italia dopo, ha militato per almeno un ventennio e di questo movimento è stato ed è dirigente. Ha fatto il governatore di Regione e anche il ministro. Le risulta che in Forza Italia e nel Pdl abbiano mai funzionato gli organismi statutari? Che le decisioni venissero prese dopo un dibattito interno e che la linea politica fosse frutto di una discussione della segreteria? A me, che come è noto non ho alcuna tessera, neppure quella dell’Avis, e dunque non frequento assemblee di partito, consta che a decidere fosse Silvio Berlusconi, il quale, un pomeriggio, dopo aver annusato l’aria, si presentò a San Babila e, da un predellino, decise di far morire Forza Italia e di far nascere il Pdl. Lo sapeva qualcuno dei dirigenti azzurri? Un qualche organismo era stato consultato prima dell’annuncio? Non credo. Come sempre l’ex Cavaliere fece di testa sua. Essendo lui il valore aggiunto del partito, essendo cioè suoi i voti di Forza Italia, la mattina di quella domenica di ottobre del 2007 voltò pagina senza informare chicchessia. E lo stesso fece quando nominò Angelino Alfano coordinatore: nessuno o quasi dentro Forza Italia amava l’allora ministro della Giustizia, ma tutti o quasi chinarono il capo di fronte alla decisione del capo. E ora lei mi parla di statuto, di probiviri e di quanto attiene alle regole di un partito che ha degli organismi dirigenti regolarmente eletti? Ma che c’entra? Forza Italia è Berlusconi. Punto. Non si può fare Forza Italia contro Berlusconi. Né si può pensare di rivolgersi alla magistratura per ottenere che chi l’ha fondata sia privato del potere di decidere. Io non so se Forza Italia sia ancora viva o meno né so di quanti voti disponga. Ma so che quei voti se ancora ci sono, sono dell’ex Cavaliere, il quale ne ha sbagliate molte, ma ne ha anche vinte tante. Per concludere, caro Fitto, se lei vuole cambiare Forza Italia non lo può fare contro Berlusconi, perché sconfiggendo il suo fondatore sconfiggerebbe anche la sua creatura, riducendola a un partito dello zero virgola. Il che non vuol dire dover digerire tutto. La nuova Forza Italia o ciò che ne resta non le va più? E allora vada altrove e fondi qualcosa d’altro e gli elettori giudicheranno se merita di essere votata oppure no. Ciò che è inaccettabile però, è questa continua guerra, questa battaglia fra gente che fino a ieri sembrava appartenere alla stessa invincibile armata. Ora che l’armata non c’è più, ma ci sono le sconfitte, invece di riorganizzare il campo per prepararsi alla battaglia contro il nemico che incombe, le truppe rimaste si fanno la guerra fra loro, massacrandosi e cedendo il campo a Renzi. Verrebbe da dire: ci siete o ci fate?