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 2015  marzo 10 Martedì calendario

ALIX VAN BUREN

SE LO
Stato islamico (Is) fa incetta di adesioni, come l’alleanza di Boko Haram dalla Nigeria, il farneticante “Califfato nero” forse s’incrina al suo interno. Lo sostengono alcuni attivisti e studiosi come Lina Khatib del Carnegie Center citata dal Washington Post . Secondo Khatib una crepa sta aprendosi all’interno della setta terrorista: «Il rischio principale per l’Is deriva dell’ideologia, che promette di unire genti diverse nel Califfato, però non regge alla prova dei fatti». Infatti, la realtà racconta tutt’altra storia: frizioni e rivalità fra mujaheddin stranieri (provenienti da oltre 80 Paesi esteri) e locali (siriani e iracheni), disfunzioni nei servizi basilari resi alle popolazioni sotto il loro dominio, fanatismi estremi imposti agli stessi seguaci della setta, come la decapitazione dei fumatori. Le prime avvisaglie s’erano avute poco fa con il ritrovamento di una quarantina di corpi di jihadisti stranieri, in gran parte asiatici, giustiziati per avere tentato la fuga. Si sono viste sparatorie per le strade fra ceceni e iracheni tutti arruolati nell’Is, dopo il rifiuto di questi ultimi a eseguire gli ordini dei primi. In più, basta seguire su Twitter le conversazioni dei forestieri dell’Is per cogliere il disincanto dovuto all’ipocrisia dei leader, all’asprezza della vita in trincea, agli abusi contro civili e prigionieri. Tanto che non basta più il miraggio di una paga da 800 dollari al mese per attirare reclute in prima linea.
Che questo basti a compromettere l’Is, sarebbe azzardato dirlo. Certo, però, i terroristi subiscono contraccolpi sul campo. Il Pentagono dichiara d’avere abbattuto qualcosa come 8000 combattenti su un totale imprecisato di jihadisti calcolato fino a 100mila, fra cui 20mila stranieri. L’Is si batte su quattro fronti: contro i curdi siriani attorno a Kobane e nella valle del Khabur dove perde decine di villaggi; contro l’esercito siriano nella zona di Deir Ez Zor; contro i peshmerga curdi nel Nord dell’Iraq e — questa è la prova più importante — a Tikrit contro iracheni sunniti e sciiti guidati dalle forze speciali iraniane del generale Soleimani. Ieri l’offensiva contro Tikrit volgeva a favore di Soleimani. E, nel ribaltamento delle alleanze, questo faceva dire al capo di Stato maggiore Usa Dempsey in visita in Iraq: «Sconfiggeremo l’Is». Una inedita sintonia fra America e Iran nel raggiungimento di un medesimo obiettivo.