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 2015  marzo 08 Domenica calendario

NEMTSOV, L’ULTIMA ACCUSA: “PUTIN È COME GOEBBELS”

Il capo dei servizi segreti russi (Fsb), Alexander Bortnikov, alla televisione di stato russa ha dichiarato - senza fornire dettagli - che per l’assassinio di Nemtsov sono stati arrestati due uomini originari del Caucaso: Anzor Kubashev e Zaur Dadayev. Una fonte vicina agli inquirenti precisa che i due sarebbero gli autori materiali del delitto ma che “i mandanti non sono stati ancora individuati”. Secondo l’agenzia Interfax, dopo aver scoperto i sicari ora “le tracce potrebbero portare all’estero”. Kubashev e Dadayev, per il quotidiano Kommersant, hanno confessato. Dadayev ha prestato servizio negli ultimi dieci anni nel battaglione ceceno Sever: lo ha detto la madre all’agenzia Interfax e questo ha spinto l’oppositore Ilià Iashin a chiedersi su Twitter se Dadaiev, non sia “lo stesso che è stato decorato con la medaglia al merito da Putin”: il sito del governo ceceno, filo Cremlino, indica che nell’ottobre 2010 questo riconoscimento è stato attribuito al “sergente Zaur Dadayev”, della 46/a brigata delle truppe interne in Cecenia. Tra le varie ipotesi formulate dagli investigatori figurano un tentativo di destabilizzare il Paese, una vendetta degli estremisti islamici per la posizione assunta da Nemtsov sull’attentato di Parigi a Charlie Hebdo. Gli amici e i collaboratori di Nemtsov si sono detti scettici: gli arrestati non saranno due comodi capri espiatori, due novelli Malaussene – che nei libri di Pennac fa il capro espiatorio di professione - individuati per dare un paio di nomi in pasto all’opinione pubblica? Il caso Nemtsov, insomma, resta nebuloso. Di concreto rimangono le denunce della vittima; il dissidente aveva concesso un’ultima intervista a Michal Kacewicz dell’Indipendent, che sembra il suo testamento politico e morale. Nemtsov non gira intorno alle parole. “Se la Russia cambierà? Per ora la politica di Putin ci sta portando al disastro. Un Paese con enormi potenzialità e con riserve finanziarie ingenti è sull’orlo della bancarotta. L’inflazione è a due cifre, il rublo si deprezza, i capitali sono in fuga. E questo mentre il governo impegna il Paese in una costosa guerra fratricida in Ucraina e in un insensato braccio di ferro con l’Occidente”. A chi gli contestava di non avere un seguito rispetto alla sua denuncia Nemtsov ribatteva: “Ci vuole tempo. La propaganda orchestrata con i metodi di Goebbels è stata incalzante. Menzogne su menzogne. Purtroppo funziona. Dobbiamo affrettarci. Il tempo stringe”. Perché? “Perché la Russia si avvia a diventare un Paese fascista”.
La parola “fascismo” è proprio quella che hanno usato i dirigenti russi parlando del nuovo governo in Ucraina. “Fascismo in Ucraina? Sciocchezze - contestava nell’intervista Nemtsov - guardiamo la Russia, piuttosto, dove c’è il culto del capo e l’opposizione è costituita da qualche partitino di scarso peso. I soldati russi combattono in Ucraina e il governo nega e mente. Esattamente come fanno i Paesi fascisti. Putin è una minaccia per l’ordine mondiale perché con estremo cinismo usa come leva le minoranze, le differenze linguistiche e culturali per destabilizzare la nazioni vicine dall’interno”.
Da un lato un leader forte, dall’altro una opposizione debole e senza una figura carismatica. Ma il dissidente aveva una risposta pure a questo: “Nelle nostre fila ci sono molte persone coraggiose che desiderano cambiare le cose e che si battono per la democrazia. Non abbiamo bisogno di un capo, ma di idee, di coraggio, di determinazione. Per ora ci accontenteremmo di eleggere qualche consigliere comunale a Mosca. Sarebbe già un buon inizio”. Ed ancora: “Ci penserà la crisi economica ad accelerare i processi politici. Molti russi appoggiano Putin perché negli ultimi anni le loro condizioni di vita sono migliorate. Ma i russi, contrariamente a quanto si pensa in Occidente, non sono stupidi”.
Carlo Antonio Biscotto, il Fatto Quotidiano 8/3/2015