Alessandro Ferrucci, il Fatto Quotidiano 8/3/2015, 8 marzo 2015
QUELLI CHE LE VOGLIONO ”ZOCCOLE E RICATTABILI”
Viaggio in aereo, sedili di fronte. Due uomini parlano. Il primo sembra l’evoluzione di Frank Poncharello nel telefilm Chips, capelli neri, neri, pelle scura, denti bianchissimi, si piace. Parla con tono sostenuto, voce roca. Il secondo è lo stereotipo cinematografico del milanese, accenti più lievi, il “taaac” ogni tanto scappa, più sobrio negli atteggiamenti ma sicuro nei modi: non vuole apparire come uno affetto da “ego”, ma è certamente soddisfatto di sé. Argomento: i dipendenti.
“Ma allora l’hai cacciata?”, inizia il romano.
“Non ce n’è bisogno, oggi le scade il contratto e non la confermo...”.
“Ah ah, peccato. Manda’ via le persone mi diverte, esce fuori il vero animo umano”.
“Dici? A me quelle lacrime scocciano. E poi diventano lagnosi, ti iniziano a raccontare i loro drammi”.
“Appunto, stai lì e per una frazione di secondo ti senti padrone del loro destino, gli lascio un po’ di corda e poi arrivederci”. Turbolenza, conversazione incomprensibile. … “Comunque ora sto mandando via tutti, via. Voglio solo contratti a tempo determinato, mi becco anche qualche incentivo e poi chi si è visto si è visto”, continua il milanese. “Senti, ma la rumena?”. “C’è sempre”. “Quella è una bella scopata. Quanti anni ha?”. “31 o 32”. “Non è freschissima, ma va comunque bene. Io da un paio di anni ho cambiato settore”, spiega orgoglioso il romano. “In che senso?”. “Non le voglio troppo giovani e devo essere almeno conviventi. Se sposate e con figlio, il massimo”. “Troppo sfatte...”. “Ma no! Devono avere qualcosa da perdere, così non mi rompono le palle, me le scopo e quando le mando via devono stare zitte, e se ci riesco le fotografo pure a cosce larghe...”. Altra piccola turbolenza, il personale invita ad allacciare le cinture. “Ma quell’appalto l’hai preso?”, ricomincia il romano. “Ci sto lavorando, devo muovere quel nostro amico”. “Quello è uno sveglio, ha capito prima di tutti che destra e sinistra non esistono”. “Vero”. “Tanto sono tutti ladri. Ah, guarda un po’ questo Rolex... Ne ho dovuti comprare cinque, domani glieli porto”. “È passato ai Rolex?”. “Sì, sono dovuto andare in Svizzera per prenderli, in Italia rompevano le palle per il contante”. Arriva la hostess con le bevande, il romano commenta a bassa voce il fondoschiena, poi chiede: “Mi dà una salviettina umida?”. “Non ne abbiamo più”. “Ah, bene...”. Dopo due secondi si rivolge all’amico: “Pezzenti, manco le salviettine, fortuna che so’ arrivati ’st’arabi”. Il milanese resta zitto, sorride, prova a dormire. Passano quindici minuti. “Io quella società la chiudo”, sempre il romano. “Finalmente, era ora. Ti dico io come fare, poi ti spiego come andare a est”. “Serve la residenza?”. Incomprensibile. “Ma sono zoccole lì?” “Ovvio, stai tranquillo...” Arrivati a destinazione.
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Alessandro Ferrucci, il Fatto Quotidiano 8/3/2015