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 2015  marzo 08 Domenica calendario

MARCHIONNE BATTE TUTTI, ANCHE LA COCA COLA

Lo stipendio di Sergio Marchionne, nel 2014, è stato di 66 milioni di euro. In dollari fanno 72,6 milioni. La notizia è apparsa ieri, peraltro senza grande rilevanza sui maggiori quotidiani, a seguito della pubblicazione del rapporto annuale di Fiat Chrysler Automobiles.
Quello che non è apparso affatto, però, è il rapporto tra la “paga” di Marchionne e quella dei suoi dipendenti. Facendo un calcolo a spanne su uno stipendio medio operaio in Italia – circa 1300 euro netti al mese, meno di 25 mila euro lordi l’anno – il rapporto è di 2640 a 1. Avete letto bene, duemilaseicentoquaranta volte in più. Siamo a livelli stratosferici per quanto i 66 milioni del manager automobilistico vadano scomposti nei vari elementi: 6,6 milioni di compenso fisso, 24,7 milioni di “incentivi straordinari”, circa 23 milioni di azioni “regalate” dall’azienda e 12 milioni come buonuscita da intascare al momento di lasciare la Fca. Il totale fa, appunto, 66,3 milioni di euro.
Confrontato con la classifica dei Ceo (Chief executive officer, gli amministratori delegati) meglio pagati negli Usa nel 2013, redatta dal sindacato statunitense Afl-Cio, Marchionne sarebbe al quarto posto. Prima di lui, con uno stipendio stratosferico, Charif Souki della Cheniere Energy, con 141 milioni di dollari seguito da Mario J. Gabelli della Gamco Investors con 85 milioni e da Lawrence J. Ellison della Oracle con 78,5 milioni di dollari. Molto dietro, per quanto si parli sempre di compensi milionari, si trovano le più grandi società del mondo come Exxon il cui Ceo, R.W. Tillerson, ha guadagnato 28 milioni di dollari oppure Chevron dove J.S. Watson si è fermato a 24 milioni. Ancora meno un colosso come la General Electric dove il capo ha intascato poco meno di 20 milioni di dollari, cifra superata di poco alla Coca Cola da Muhtar Kent. Un diretto concorrente di Marchionne, Alan Mulally della Ford, si è dovuto accontentare di 23,2 milioni di dollari.
A dispetto dei risultati , quindi, il manager italiano può vantare un risultato – riferito al 2014, lo ricordiamo – che fa riferimento soprattutto alla “visione strategica” e alla capacità di portare la Fiat verso gli inesplorati lidi della dimensione mondiale che ai risultati. L’utile netto della Fca nel 2014, infatti, è poco sopra i 600 milioni, un decimo dei quali vanno all’amministratore delegato.
Si ripropone così il tema della relazione tra i compensi dei grandi manager e gli stipendi dei loro dipendenti. L’Afl-Cio ha dedicato a questo un apposito studio, e un sito, Corporate Watch, da cui emerge un rapporto, in media, nel 2013 e per gli Usa, di 331 a uno. Un manager di una grande impresa, quindi, guadagna mediamente 331 volte di più del salario medio dei propri lavoratori. Rispetto ai salari minimi, il rapporto raddoppia e sale a 774 volte. Nel caso di Marchionne, come abbiamo visto, è di 2640 anche se rapportato ai salari italiani; negli Usa sarebbe un po’ meno. Questo rapporto è aumentato in maniera esponenziale dagli anni 80, dopo la svolta liberista di quel decennio. Nel 1983 era collocato in un rapporto di 50 a uno, dieci anni più tardi, nel 1993, era schizzato a 200 a uno. Ancora più su nel 2003 con un rapporto di 300 a 1 per poi arrivare nel 2013 a 331. Se si affermasse la tendenza Marchionne, quella di premi svincolati dal risultati, si arriverà in poco tempo al rapporto di 400 a uno.
Salvatore Cannavò, il Fatto Quotidiano 8/3/2015