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 2015  marzo 08 Domenica calendario

C’È UNA GIUNGLA DI BONUS CHE INVECE DI CREARE LAVORO SPRECA 5 MILIARDI L’ANNO

I bonus per le assunzioni? Una giungla inestricabile che vale 5 miliardi l’anno per quelli nazionali, ma che non aiuta a schiodare il Paese dal 56% del tasso di occupazione, tra i più bassi d’Europa, quasi il 13% di disoccupazione, il 41% tra i giovani (e il 54 al Sud). Dagli ultimi incentivi del governo Renzi, a quelli voluti dai ministri Fornero e Giovannini, se ne contano 23 a livello centrale, più 42 regionali, oltre a 25 “avvisi pubblici”, cioè bandi con fondi europei. Un mare di soldi, burocrazia, cavilli e sovrapposizioni che la legge delega sul lavoro, la 183 del 2014 cioè il Jobs Act, aveva promesso di “razionalizzare”. E invece nulla, con il risultato paradossale che i bonus a volte si sommano, altre si elidono o confliggono. Gettando nel caos i consulenti del lavoro e le agenzie, nel tentativo di favorire di volta in volta donne, giovani, disoccupati over o under una certa età, disabili, ricercatori. Senza capire cosa succede se il candidato all’assunzione riveste tutti questi requisiti insieme.
Funzionano? Non si sa, perché non esiste una gestione trasparente ed efficiente, neppure un sito ufficiale dove controllare quanto si spende davvero, per chi e con quale esito occupazionale. Non si fa per i 5 miliardi nazionali, figuriamoci con gli incentivi locali (laddove, assieme alle politiche attive, si arriva ad altri 8 miliardi). Abbiamo chiesto alla Uil, Servizio politiche territoriali, di fare un po’ d’ordine. E la ricerca delle cifre è stata laboriosa. Quest’anno dunque il governo mette a disposizione 5 miliardi. Come usarli? Il bonus più in voga è il doppio sconto triennale contributi-Irap, infilato nella legge di Stabilità per ingolosire gli imprenditori che assumeranno con il contratto a tutele crescenti (e che comunque, licenziando nel giro di un paio d’anni, riusciranno addirittura a guadagnarci). La decontribuzione vale un miliardo da sola, un quinto di tutti gli sconti. Ma è compatibile con gli altri bonus esistenti? A volte sì, a volte no.
Si somma con l’incentivo Giovannini e con la Garanzia Giovani, ad esempio. Entrambi riservati all’assunzione di under 29. Il primo, se disoccupati da più di sei mesi, assicura la riduzione di un terzo dei contributi. Il secondo, bonus a seconda della difficoltà di inserimento (bassa, media, alta e molto alta): da 1.500 a 6 mila euro. Il paradosso è che le risorse residue sul programma Giovannini (spolpato per finanziare la cassa in deroga) si sono assottigliate a 100 milioni (la metà quest’anno). Mentre sulla Garanzia ci sono appena 189 milioni per tre anni (il resto dei soldi va a stage e formazione). Allora perché lasciarli in piedi?
Stesso discorso per gli altri incentivi. Il bonus Fornero (110 milioni nel 2015) per l’assunzione di over 50 e donne è per di più incompatibile con gli sconti Renzi. Al contrario dei bonus per apprendisti, ricercatori, ex cassintegrati, disabili, giovani agricoltori, svantaggiati, detenuti, sostituti di lavoratrici in maternità. La compatibilità qui c’è, ma l’efficacia è dubbia. Le risorse sono scarse o generose, a seconda. Per l’apprendistato si stanzia molto, oltre 2,8 miliardi quest’anno. Ma su tutti, la domanda: il sistema, così polverizzato, funziona?
Valentina Conte, la Repubblica 8/3/2015