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 2015  marzo 09 Lunedì calendario

Autobiografia romanzesca: Vita di Alberto Pisani (1868) Ricordi d’infanzia e d’adolescenza: L’altrieri (1870) Croce (prendendo a prestito un giudizio del Guerrazzi): «Aveva ricevuto da natura una bottiglia d’olio finissimo; e presto l’ebbe tutto versato» «La stessa concisione, imaginosa e soda, è in quella specie di Zibaldone alla Leopardi che la vedova pubblicò sotto il titolo “Note azzurre di Carlo Dossi” «italiano un po’ impettito e inamidato» «Se c’è un autore il quale si presti a una scelta, questo è Carlo Dossi «In Dossi l’unità è sempre provvisoria, e quindi apparente, e che di fronte a una coerenza la quale si presta a tutte le scomposizioni e ricomposizioni, non c’è nulla di più legittimo della discontinuità dell’antologia» «Dossi è per sua natura frammentario» «chi non scrive per pochi finisce presto a non esser letto da alcuno» (Mallarmè) indole aristocratica e schiva Il Dossi, sebbene non abbia esercitato ufficialmente che la carriera del diplomatico, ci è descritto da ammiratori e oppositori come il più antisocievole, e quindi il meno diplomatico, degli uomini

Autobiografia romanzesca: Vita di Alberto Pisani (1868) Ricordi d’infanzia e d’adolescenza: L’altrieri (1870) Croce (prendendo a prestito un giudizio del Guerrazzi): «Aveva ricevuto da natura una bottiglia d’olio finissimo; e presto l’ebbe tutto versato» «La stessa concisione, imaginosa e soda, è in quella specie di Zibaldone alla Leopardi che la vedova pubblicò sotto il titolo “Note azzurre di Carlo Dossi” «italiano un po’ impettito e inamidato» «Se c’è un autore il quale si presti a una scelta, questo è Carlo Dossi «In Dossi l’unità è sempre provvisoria, e quindi apparente, e che di fronte a una coerenza la quale si presta a tutte le scomposizioni e ricomposizioni, non c’è nulla di più legittimo della discontinuità dell’antologia» «Dossi è per sua natura frammentario» «chi non scrive per pochi finisce presto a non esser letto da alcuno» (Mallarmè) indole aristocratica e schiva Il Dossi, sebbene non abbia esercitato ufficialmente che la carriera del diplomatico, ci è descritto da ammiratori e oppositori come il più antisocievole, e quindi il meno diplomatico, degli uomini. Certo si è, che come Console Generale e Ministro residente d’Italia a Bogotà, tra i suoi modi d’intendere la diplomazia c’era anche quello di mandar intorno, in occasione delle Feste Colombiane dell’ottobre 1892, un carro di trionfo costruito a spese della Legazione italiana, raffigurante la “Giovinezza di Colombo”, e da cui si lanciavano foglietti tricolori, recanti delle quartine composte da lui, Carlo Dossi. E rivestendo egli analoga carica ad Atene, i gabellieri della città avevano l’ordine di lasciar rientrare senza troppe noie dalla postierla quell’omino dal cappello a cencio e a sghimbescio sugli occhi, inferraiuolato e inzaccherato, con certi involti amorosamente stretti sul petto o sotto le ascelle, il quale era appunto il plenipotenziario italiano Carlo Alberto Pisani Dossi, dimenticatosi lassù, tra le rivone dell’Acropoli, in cerca d’antiche medaglie e di cocci» (Piero Nardi)