Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2015  marzo 09 Lunedì calendario

ISABELLA SANTACROCE: «SESSO, DROGA E ANGELI CADUTI»

Alla fine resta il vuoto dentro. E la speranza che le parole di tre ragazzini possano essere il testamento di un domani diverso: «...Noi siamo sulla luna, abbiamo le stelle nel cuore e il nostro amore è una supernova, che illumina tutti i baci del mondo». I protagonisti adolescenti dell’ultimo struggente romanzo di Isabella Santacroce, Supernova, si prostituiscono. Per soldi? Per comprare abiti e gioielli? Per credere di fottere il mondo balordo che li abita? O forse per prendersi la rivincita sugli adulti-magnaccia?. Tanti sono gli interrogativi che la provocatoria, a suo modo trasgressiva, poetica e tagliente autrice di Fluo e Destroy, Luminal e Zoo, Lulù Delacroix e Amorino butta sul piatto con il suo libro, mettendo sotto accusa quella che definisce una «società di metallo che ti schiaccia e ti fa sentire un figlio del nulla, con il nulla davanti».
Santacroce, partiamo dagli “adulti”. Qual è realmente la molla psicologica che può trasformarli in mostri?
«“Supernova” non è un romanzo prettamente dedicato al tema della prostituzione minorile, ma è un romanzo sull’amore, sul bisogno di ricevere amore, sull’insidia e l’abisso. E spero non venga considerato un libro solo per gli adolescenti, ma anche per tutti coloro che hanno ancora in sé purezza e sogni da difendere. I protagonisti non sono bambini ma adolescenti, quindi non parlerei di pedofilia, bensì di efebofilia e ninfofilia. Non credo che con una risposta riesca a spiegare cosa sia il desiderio che conduce un adulto a pagare un teenager in cambio di prestazioni sessuali».
Quanto ha studiato il fenomeno?
«Per scrivere Supernova ho impiegato due anni di ricerche sull’argomento e in queste parole del romanzo trovo la sintesi: “Anche prima che lo dicesse Lucrezia (la sfruttatrice n.d.r.), questo ho sempre sentito, in quel mio tempo di adolescenza comprata. La disperazione di persone dalla giovinezza perduta. E ho capito che cosa accade quando si è adulti, arriva la consapevolezza di non valere più niente, di essere solamente i reduci di una sconfitta».
Passiamo ai ragazzi: Divna, Dorothy e Thomas appaiono angeli caduti, con genitori assenti, madri puttane. Non hanno valori se non quelli dei soldi, si strafanno di coca e pasticche e alcol, il potere conta meno di un albergo di lusso. Dicono: «noi siamo stanchi di sopravvivere, questa vita ci ha offerto una possibilità e noi la sfruttiamo». In cosa abbiamo mancato? Quali le assenze anche culturali?
«Dorothy ha una madre che si prostituisce, e così come Divna e Thomas, ha tanti sogni. Divna vuole diventare un’insegnante di danza, Thomas sogna di salvare qualcosa, di cambiare il mondo, il suo mito è Chico Mendes. Dorothy è un’artista, ama disegnare, e anche lei non vuole vivere inutilmente. Tra loro s’instaura una profonda e romantica complicità, una storia d’amore poetica ed eroica che è molto più forte della realtà mercenaria nella quale si ritrovano, e dalla quale ne usciranno vincitori. Le droghe sono prese come anestetici, armi per non soffrire, per volare in una società che vuole farti credere che l’unico valore è quello rappresentato dal denaro».
Gli adolescenti sono lasciati a se stessi...
«Io li immagino come fiori che devono ancora sbocciare, che hanno bisogno del loro tempo per aprire i loro petali. Che hanno bisogno del sole, dell’amore e di essere protetti. Che hanno bisogno di crescere in un giardino difeso da alti cancelli, affinché nessuno entri a strapparli prima del tempo. E guardiani amorevoli e attenti dovrebbero essere i genitori, spesso figure assenti, incuranti. C’è mancanza di amore, e di attenzione, di ascolto, di comprensione da parte della famiglia. Così come accade a Dorothy in “Supernova”, che quando è a letto con un cliente pensa che forse prostituirsi le piace, le piace essere desiderata, desiderata lei, che ha una madre che nemmeno la abbraccia, e che non le ha mai detto ti voglio bene».
Il sesso. In questo suo libro sa di morte, diversamente soprattutto dai suoi romanzi d’esordio, pensiamo a “Fluo” o a “Luminal”. Quale parabola ha seguito finora il sesso nella letteratura di Isabella Santacroce? Ha ancora un valore “culturale”, rivoluzionario?
«Nei miei libri il sesso è sempre stato vita e morte insieme, sacro e blasfemo, amore e odio, purezza e corruzione. L’ho usato nei miei libri come un grido, un crimine, un premio, una poesia d’amore. Non so che cosa rappresenti il sesso oggi o cosa rappresenterà domani. Credo sempre e solo lo splendore e la miseria di noi cortigiani della vita».
Esiste quella che viene definita la “generazione Youporn”? «No. Credo esista molta solitudine, e molta paura».
E’ finita la trasgressione in letteratura o ha solo cambiato volto? Cos’è trasgressivo oggi per lei?
«Ho sempre preferito la parola rivoluzionare alla parola trasgredire».
Quali le colpe della letteratura?
«Mi auguro fortemente che sia finita quest’epoca dove la letteratura è bassa, facile, ininfluente. E che abbia inizio nuovamente l’eccellenza, la grande fatica dell’artista, la sua infinita disciplina».
Il successo di “50 sfumature” si dice sia stato quello di aver sdoganato un genere normalizzando il proibito? Come spiega il boom del libro?
«Non ha sdoganato nulla, ha invece reso innocuo e rassicurante, un universo, quello Bdsm, che non lo è affatto».
La sua scrittura ha subìto anch’essa un cambiamento, soprattutto con “Amorino”. E’ d’accordo?
«I miei sono stati vent’anni di ricerca letteraria, al pari di una ricerca scientifica che spero prima o poi mi venga riconosciuta. In tutti i miei libri è presente un cambiamento, e non solo di stile».
A cosa sta lavorando ora?
«“Supernova” è la prima parte di una trilogia, la “Trilogia di Eva” e ora ho iniziato a scrivere la seconda parte».