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 2015  marzo 09 Lunedì calendario

«Non c’è da stupire se la prefazione ha messo pancia e da serva è diventata padrona. È di lei, come fu già della porta

«Non c’è da stupire se la prefazione ha messo pancia e da serva è diventata padrona. È di lei, come fu già della porta. Destinata in orìgine ad immèttere semplicemente nella casa, la porta non era nè più nè meno ampia di quanto occorreva, e per maggior sicurezza, la si teneva dissimulata. Senonchè, nata la smania delle ambiziose apparenze, la porta fu ingrandita e recata nel mezzo della facciata, acciocchè la folla avesse potuto ammirare il felice che entrava nel suo làuto palazzo. Non bastò questo, ma la si caricò d’ornamenti, e le si accollàrono, a sentinelle sui lati, un pajo di colonne, poi colonne incominciàrono a slontanarsi dal muro, a maritarsi con altre, figliando un pronao, un pòrtico, ossìa una fila di porte. Un dì finalmente nacque un bizzarro architetto, che imaginò una porta senza casa, una porta che conducesse nel vacuo, e si ebbe l’arco di trionfo. Nè la prefazione è lontana da una sìmil vittoria. Mercè i nuovi autori, essa ha già conquistato la metà del volume. Un passo, più oltre, e il libro, ridotto alle pàgine estreme, ne dovrà uscire del tutto - probabilmente, del resto, per rifar capolino dall’altra parte - la prima - sotto le spoglie mentite di una pre-prefazione. Lùnam finiri cèrnis ut incìpiat. Conchiudendo: la prefazione promette sempre; il libro non mantiene quasi mai