G. VEN., Libero 8/3/2015, 8 marzo 2015
SIGNORE BELLE E MORTALI QUANDO IL MALE È DONNA
È insondabile il mistero per cui chi è capace di dare la vita è in grado allo stesso modo di toglierla. Dal mito alla storia fino alla cronaca nera, colpisce la potenza distruttiva di donne, geniali o gelose, comunque grandi nel male. Ecco perché affascina e sgomenta allo stesso tempo il volume Il cuore nero delle donne. Otto storie di assassine (Guanda, pp. 288, euro 17,50), un viaggio a cura di Luca Crovi nell’altra metà del cielo, ma anche nel suo lato più oscuro. Ne è paladina Clitemnestra, madre e protagonista della tragedia greca, nonché anti-Penelope per eccellenza: se questa accoglie amorevolmente l’uomo che l’ha tradita, l’altra uccide al ritorno l’uomo che lei ha tradito. Nessuna donna efferata come lei, però, agisce da sola. La moglie di Agamennone si avvale del sostegno di Egisto, così come la monaca di Monza (al secolo, Marianna de Leyva) si fa trascinare da Egidio, lo sciagurato. Ma non solo per amore (proibito) agisce la mano delle donne assassine. Spesso i loro omicidi sono una ribellione contro il potere costituito, verso cui provano ripugnanza, pur essendone parte integrante. Si dovette alla mente criminale e alla conoscenza di erbe velenose di una donna, chiamata Locusta, se mezza classe dirigente ai tempi di Nerone venne eliminata (dall’imperatore Claudio a Britannico, da Agrippina fino ad Afranio Burro) e se la stessa dinastia Giulio-Claudia si esaurì, con il suo ultimo Cesare trascinato nella follia omicida. Di un altro Cesare (era il fratello) provò a sbarazzarsi un’altra grande avvelenatrice della storia, Lucrezia Borgia, «la più grande puttana di Roma», come lei stessa si definiva, ma anche l’unica figura in grado di contrastare l’ascesa dell’uomo indicato dal Machiavelli come l’unificatore d’Italia: il duca Valentino. Alla nobiltà vanno ricondotti altri due crimini al femminile, alimentati dal senso dell’onore tradito. Due contesse, Maria Elena Tiepolo e Pia Bellentani, si trasformarono in omicide, credendo di salvare la rispettabilità del marito e dell’esercito (la Tiepolo, moglie di un capitano, si sbarazzò così dell’amante, il bersagliere Quintilio Polimanti) o di riscattare la propria dignità di donna ferita e disprezzata (è il caso dell’altera e adultera Bellentani). Nondimeno, spesso il demone del Male attecchisce nel cuore di una donna per nessun’altra ragione che il gusto del Male stesso: ne fu spinta Leonarda Cianciulli, la Saponificatrice di Correggio, la cui storia sconvolse l’Italia dell’epoca fascista. Per poi essere dimenticata dall’irrompere della Grande Storia, con metodi di eliminazione dei nemici - cremati o trasformati in saponi - che avrebbero ricordato tristemente quelli della Cianciulli.