Alessandro Dell’Orto, Libero 8/3/2015, 8 marzo 2015
VIAGGIARE IN DUE CON UN BIGLIETTO LA SCATOLA PER AGGIRARE GLI AUMENTI
Un po’ per una questione di soldi - di questi tempi chissenefrega di passare per tirchi -, un po’ per protesta - a quel paese i continui rincari -, un po’ per sentirci più vicini alle grandi capitali europee che sono sempre un pizzico (eufemismo) avanti di noi. Un po’ per tutto questo anche Torino, così come molte altre città italiane, si è convertita al “Ticket crossing”, il metodo organizzato (al confine della legalità) per viaggiare sui mezzi pubblici spendendo meno. Anzi, sprecando meno. E allora via con il risparmio, se dovete girare in tram e autobus sotto la Mole (sia in centro che in San Salvario), perché basterà prestare attenzione alla targhetta di cartone arancione bordata di nero con la scritta “Fino al novantesimo” per partecipare attivamente all’iniziativa: l’invito, per ora anonimo, è affisso a molte fermate dei trasporti pubblici. LO SCAMBIO Già, ma come funziona il “Ticket crossing”? Facile capire il meccanismo, anche perché troverete una spiegazione sotto la targhetta: «Se non utilizzi tutti i novanta minuti del tuo biglietto non buttarlo, lascialo qui per i prossimi passeggeri». Tradotto, dopo aver obliterato il tagliando ed essere giunto a destinazione, il titolare di un titolo di viaggio controlla quanto tempo di validità rimane e in caso passa a un nuovo passeggero il suo biglietto oppure lo deposita nel punto di ticket crossing che si trova appeso vicino alle fermate. Al contrario, prima di salire sul mezzo di trasporto, il viaggiatore può controllare che qualcuno non abbia lasciato un biglietto ancora valido nel punto di scambio o attendere da chi scende un atto di generosità: in in questo modo si può approfittare del minutaggio rimanente e se si arriva prima del termine della validità si può addirittura ripetere l’operazione a favore di altri. LEGALE O ILLEGALE? Ma tutto ciò è lecito? E cosa ne pensano gli addetti ai lavori? A Torino il Gtt (Gruppo torinese trasporti), che - ovviamente - si dichiara del tutto estraneo alla questione, non ritiene di dover protestare contro la nuova “solidarietà”. Teoricamente, il biglietto è un titolo personale di viaggio, ma una volta acquistatolo ognuno in effetti può donarlo a chi gli pare, anche perché l’annotazione «titolo strettamente personale», che parecchie aziende pubbliche stampano sui propri biglietti, a Torino non compare neppure. E dunque non c’è nulla di illecito. Basta infilare il ticket nella busta e sperare di trovarne uno buono quando se ne ha bisogno. Quello che a noi sembra una grande novità, in realtà è una pratica molto diffusa in Europa. In Portogallo, per esempio, qualcosa del genere era stato fatto da cittadini che appendevano alle fermate bottigliette in plastica dell’acqua minerale tagliate a metà, dove si era invitati a lasciare i biglietti “semiusati”, contro l’aumento del prezzo dei trasporti. LA PROPOSTA DI SALVINI Sì, perché uno dei primi motivi per cui affidarsi al riciclaggio dei tagliandi è proprio quello di combattere i costi ufficiali. In Italia, a sposare (la prima è stata Padova) e pubblicizzare questa idea, è stata la Lega Nord nell’estate di quattro anni fa. Per protestare contro il rincaro del 50 per cento del biglietto per i mezzi pubblici Atm, deciso a Milano dalla giunta di Giuliano Pisapia, Matteo Salvini aveva invitato a mettere in pratica il “Ticket crossing”: «Contro il caro biglietto invitiamo i milanesi che scendono da bus e tram a offrire a chi sale i loro biglietti usati e non ancora scaduti», aveva spiegato il capogruppo del Carroccio in consiglio comunale. Piano piano, ora, tutte le città italiane si stanno organizzando. Da Genova a Bologna (promosso nel 2013 dal collettivo Làbas: «Certo, è una risposta piccola al caro biglietto, ma mettendola in piedi anche con altri comitati può diventare sempre più grande»), da Vicenza a Trento (lo organizzarono nel 2011 il centro sociale Bruno e il collettivo studentesco: su internet c’è addirittura una mappa con segnalate le fermate che lo prevedono), da Milano a Torino fino a Roma (nel 2012 lo proposero i gruppi Facebook chiamati “Piano Bit”, “Ticket Crossing Roma”" e “Atac Timbra&Condividi”): viaggiare con i mezzi pubblici riciclando i biglietti usati ora è possibile. E pure comodo. Un po’ per una questione di soldi, un po’ per protesta, un po’ per sentirci più vicini alle grandi capitali europee.