Luca Cifoni, Il Messaggero 7/3/2015, 7 marzo 2015
I CONTISPESA PER INTERESSI, NEL 2015 POSSIBILI RISPARMI FINO A 6 MILIARDI
I BENEFICI
ROMA Quattro-sei miliardi di minore spesa per interessi quest’anno rispetto alle previsioni, dopo i quasi due già incassati nel 2014. La formidabile bonaccia sui tassi - se si protrarrà - avrà probabilmente effetti più che significativi sui conti pubblici e dare maggiori margini di manovra al governo, anche se l’esperienza degli anni passati dovrebbe insegnare che non è prudente suscitare aspettative eccessive.
I numeri però sono abbastanza eloquenti: si tratta di confrontare le ipotesi sui rendimenti che l’esecutivo aveva preso come base per le proprie stime, nel settembre scorso, con quelle che invece appaiono più realistiche nello scenario attuale, alla luce degli effettivi andamenti di mercato. Questo esercizio lo ha già fatto la Corte dei Conti con l’ausilio del modello econometrico del Cer (Centro Europa ricerche). Il Tesoro ragionava su rendimenti a lungo termine del 3 per cento nel 2014 e del 2,7 quest’anno. Valori che ora però possono essere rivisti verso il basso, al 2,7 per l’anno passato e ad un intervallo compreso tra l’1,8 e il 2,3 nel 2015, a seconda che si prenda come base l’attuale situazione dei tassi ovvero la valutazione più prudenziale contenuta nel Bollettino economico della Banca d’Italia dello scorso gennaio.
IL MODELLO
La proiezione di questi rendimenti sulla spesa per interessi produce numeri ben più bassi di quelli messi nero su bianco dal ministero dell’Economia lo scorso autunno. È interessante notare che queste valutazioni favorevoli si sono almeno in parte già avverate: il rapporto della Corte dei Conti è della settimana scorsa, prima cioè che l’Istat rendesse noti i dati di consuntivo relativi all’anno passato. Per il 2014, il Cer stimava una spesa di 75,1 miliardi, contro la previsione governativa di 76,7. E l’istituto di statistica ha poi fatto sapere che le uscite effettive si sono fermate a poco meno di 75 miliardi, confermando quasi in pieno l’indicazione contenuta nella pubblicazione della Corte. Dunque si può ragionevolmente assumere che il modello fornisca risultati abbastanza esatti anche per quest’anno, naturalmente in assenza di stravolgimenti dell’attuale scenario. In base alle due ipotesi, quella più ottimistica (ma fondata sui livelli degli attuali tassi di mercato) e quella più cauta, la spesa per il servizio del debito andrebbe a collocarsi rispettivamente a 67,9 e a 69,8 miliardi. Cioè da oltre quattro a oltre sei miliardi più in basso rispetto ai 74,3 messi in cantiere dal Mef.
Un livello così basso dei rendimenti rappresenta dal punto di vista storico un fenomeno abbastanza eccezionale e si potrebbe pensare quindi che sia destinato ad esaurirsi prima o poi, in concomitanza con la ripresa dell’economia: il rialzo del tassi è già all’ordine del giorno negli Stati Uniti. Se non che nel contesto europeo si faranno sentire per quest’anno e il prossimo gli effetti del quantitative easing di cui la Bce ha appena precisato i dettagli.
TRA UN MESE IL DEF
Il Tesoro in ogni caso è determinato a sfruttare al meglio la situazione: già lo scorso anno si è indebitato più di quanto fosse richiesto dal fabbisogno di cassa, accumulando disponibilità liquide presso la Banca d’Italia. È verosimile che questa strategia continui nei prossimi mesi.
Si può ipotizzare che con le prossime previsioni economiche, nel Documento di economia e finanza atteso per i primi di aprile, il Mef prenderà atto di questo mutato scenario ma probabilmente con una certa cautela. E ancora maggiore prudenza servirà nel decidere l’eventuale utilizzo di queste risorse aggiuntive, a cui in caso di ripresa consolidata potrebbero aggiungersi quelle derivanti dalle maggiori entrate. Il governo ha però più volte manifestato la volontà di destinare alla riduzione della pressione fiscale ogni spazio di manovra finanziaria che si dovesse aprire, ferma restando l’esigenza di rispettare gli impegni europei.