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 2015  marzo 08 Domenica calendario

Andrea Scanzi per Il Fatto Quando si parla di Jovanotti, artista che divide il pubblico ma non la critica (che lo celebra a prescindere), occorrerebbe premettere tre postulati difficilmente confutabili: Jovanotti ha scritto belle canzoni; Jovanotti regge la dimensione live come pochi; Jovanotti piace, e vende, moltissimo

Andrea Scanzi per Il Fatto Quando si parla di Jovanotti, artista che divide il pubblico ma non la critica (che lo celebra a prescindere), occorrerebbe premettere tre postulati difficilmente confutabili: Jovanotti ha scritto belle canzoni; Jovanotti regge la dimensione live come pochi; Jovanotti piace, e vende, moltissimo. Tali linee guida servono anche per inquadrare il suo nuovo lavoro, “Lorenzo 2015 CC”, ambizioso tanto nel numero di tracce (30) quanto nella commistione di generi: rap, funk, dance, world music. La stampa specializzata ha parlato di “ennesima svolta”, “un’altra rivoluzione”, “artista coraggiosissimo”. Quasi tutte parole a caso, perché Jovanotti è tanto bravo quanto calcolatore: non ha mai rischiato una parola in vita sua, men che meno una dichiarazione. RENZI E JOVANOTTI RENZI E JOVANOTTI Sempre attento a essere alla moda, come quando giocava al paninaro. E’ vero invece che l’opera, già vendutissima, è di buona fattura. Un disco riuscito, con musicisti notevoli. A Jovanotti si rinfacciano molte cose, anzitutto gli esordi troppo leggeri e la voce. Critiche spuntate: non sta scritto da nessuna parte che un artista “impegnato” – ammesso che lui lo sia – debba esserlo anche a 20 anni. JOVANOTTI JOVANOTTI RENZI E JOVANOTTI RENZI E JOVANOTTI Quanto alla voce, e alla dizione, neanche fanno più notizia. Sembra anzi che, in Italia, per avere successo si debba essere stonati. Basta pensare a tanti rapper o a Biagio Antonacci. Giova invece soffermarsi sui testi: si ha così la conferma che, qui più che mai, Jovanotti è il cantore del “tutto andrà bene”. JOVANOTTI JOVANOTTI Attento come nessuno a non avere spigoli e a cavalcare solo temi - argomenti, battaglie – con l’applauso incorporato, il quasi 49enne artista cortonese avverte anzitutto il compito di rasserenare. Rincuorare. Disinnescare. Lo fa fin dai titoli dei brani: “L’alba”, “Sabato”, “Tutto acceso”, “Gli immortali”, “Pieno di vita”, “Il mondo è tuo”, “Non hai visto ancora niente”, “Il cielo immenso”. A tratti si ha quasi la sensazione che i testi non li abbia scritti lui, ma Farinetti. JOVANOTTI NEGLI STADI JOVANOTTI NEGLI STADI Nel mondo di Jovanotti ogni cosa è illuminata e il Bene trionfa sempre sul male. E’ un microcosmo dorato, ignifugo alla realtà (ancor più se brutale), all’interno del quale è sabato anche di lunedì. La cattiveria, verosimilmente, è stata condannata all’ergastolo. L’uomo è cavalier servente, la donna Musa immacolata o giù di lì: “Ragazza magica”, “Perché tu ci sei”, “Insieme”, “Il vento degli innamorati”. MATTEO RENZI E JOVANOTTI FOTO LAPRESSE MATTEO RENZI E JOVANOTTI FOTO LAPRESSE Nelle coppie di Jovanotti c’è sempre tanto amore e sempre poco sesso, quasi che l’orgasmo fosse da considerarsi un oppositore volgare e dunque disfattista. Cotanta melassa, esibita e insistita, presta il fianco alla critica più centrata: quella di una retorica continua, che non è per Jovanotti sbavatura bensì cifra distintiva. Marchio di fabbrica, che piace a tanti ma non a tutti. JOVANOTTI NEGLI STADI JOVANOTTI NEGLI STADI Sul sito Debaser, un portale fatto di recensioni scritte da non addetti ai lavori, la sua carriera viene riassunta così: “una valanga di retorica su ritmi da asilo infantile”, “furbo e ipocrita cavalcatore del mainstream commerciale”. Eccetera. Critiche troppo dure, per un bravo ragazzo che – al di là di quel suo essere “permaloso come una mina”, per parafrasare Luttazzi – ha forse l’unica colpa di essere stato trasformato in intellettuale. JOVANOTTI E MATTEO RENZI FOTO LAPRESSE JOVANOTTI E MATTEO RENZI FOTO LAPRESSE RENZI E JOVANOTTI RENZI E JOVANOTTI Un po’ è lui a crederci (“C’è un film di Pasolini dove Orson Welles dà una definizione di Fellini e io immodestamente a volte sogno di aderire a quella definizione: egli danza”). E un po’ è il giornalismo ad averglielo fatto credere. Forse perché i Gaber e De André non nascono più e forse perché, nell’era perdurante del pensiero debole, Jovanotti è l’artista perfetto. FABIO FAZIO E LORENZO JOVANOTTI FABIO FAZIO E LORENZO JOVANOTTI E “Lorenzo 2015 CC” è davvero il disco perfetto per quest’epoca. Una sorta di prontuario anti-gufi. Un inno all’ottimismo “del fare”. Non c’è bisogno che Jovanotti ripeta in ogni intervista di adorare Renzi, molto più di quanto già non abbia adorato Veltroni: è naturale, è fatale. Sono identici: ex (?) cazzari oggi cresciuti, tanto “buoni” quanto vendicativi, innamorati della favola e delle citazioni: Renzi cita i Jalisse e Al Pacino, Jovanotti satura le nuove canzoni con rimandi a Battiato e Michael Jackson, Shining e Blade Runner, David Bowie e King Kong. jovanotti jovanotti Leggenda vuole che Jovanotti, salutista e vagamente new age, ami ripetere agli amici come abbia avvertito vibrazioni positive quando ha stretto per la prima volta la mano a Renzi. Quasi che l’attuale Premier fosse una sorta di semidio, un guru o anche solo il Sai Baba panciuto di Rignano. Certo è che Jovanotti sia più renziano di Renzi, non certo per ideologia quanto per filosofia di vita: per ”impegno disimpegnato”, per labilità espositiva, per tendenza semplificatoria. Per la finzione della rivoluzione. Per la refrattarietà alla critica. E per la concezione di un’arte, e di una politica, che non racconta – e non cura – bensì evade e si confà come palliativo. Come pralina dell’ovvio. Come placebo. JOVANOTTI JOVANOTTI Se ogni condottiero ha il suo cantore, Jovanotti sta a Renzi come D’Annunzio al primo Mussolini, o come Apicella a Berlusconi. “Lorenzo 2015 CC” è lo specchio artistico dei tempi: l’ispirato bignami del renzismo. Uno spazio magico nel quale il cielo è immenso e l’uomo pieno di vita. Un mondo incantato, in cui è sempre sabato ed è sempre estate. Un mondo in cui la morte è stata condannata a morte, perché “non è mica vero che tristezza ed allegria son distribuite in maniera uguale”. Nel frattempo il mondo, quello vero, va in malora. Ma è un dettaglio: se il mondo soffre è colpa del mondo, perché non crede abbastanza nella felicità. A differenza di Jovanotti.