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 2015  marzo 08 Domenica calendario

NAZIONALE - 08 marzo 2015 CERCA 34/35 di 64 R2 Cultura Non erano le solite stronzate HENRY LOUIS GATES JR

NAZIONALE - 08 marzo 2015 CERCA 34/35 di 64 R2 Cultura Non erano le solite stronzate HENRY LOUIS GATES JR. “MI SENTO come fossi un cittadino. È ora che torni a fare il vagabondo”. Jean-Michel Basquiat si è fatto strada a colpi di bomboletta nella coscienza pubblica. Si firmava SAMO©, ma i messaggi che scarabocchiava sui palazzi fatiscenti del Lower East Side erano tutt’altro che “ the same old shit”, le solite stronzate. Facevano inchiodare persino i newyorchesi, incuriositi. Chi è questo sciamano dell’era dei graffiti, questo autore dallo pseudonimo protetto da copyright? Samo © non provoca il cancro negli animali da laboratorio. Samo © per la cosiddetta avant garde. Samo © come agglomerato di genio latente. Samo © interrompe il blues dell’orario di ufficio del ho preso la laurea e del non stasera tesoro. Non si capiva cosa esattamente volesse dire o dove sarebbe riapparsa la sua firma, ma i bene informati sapevano che Jean-Michel Basquiat sarebbe stato una voce — e una mano — tra le più innovative della sua generazione e di tutte le altre. Al suo esordio, a fine anni Settanta, godeva di un anonimato impensabile per un ragazzo di oggi, nell’era di Facebook e Twitter. Eppure aveva l’ambizione di entrare nel gotha dei massimi artisti di tutti i tempi — pur consapevole di dover lottare per arrivare. Si stava ancora facendo le ossa, lavorava alle ore più impensate e su ogni superficie possibile. Ma aveva chiaro il suo obiettivo. Dalla natìa Brooklyn Basquiat era passato a quella vera e propria frontiera di cemento armato che era in quegli anni l’East Village. Distava solo qualche fermata di metropolitana, ma era un altro mondo. Attraversando l’East River Basquiat attraversò il confine metafisico tra rimbambimento e libertà, alienazione e innovazione, disapprovazione dei genitori e creatività. Fu fondamentalmente un atto di emancipazione nel solco della tradizione afroamericana. Oggi non è esagerato dire che è stato uno degli artisti americani più importanti degli anni Ottanta e uno dei visual artist neri più grandi di tutti i tempi — alcuni critici, lo definiscono “il più grande”, alla Muhammad Ali. Johnny Depp, l’attore, nel 2003, dopo aver visto la mostra di Basquiat a Parigi scrisse che “l’arte è questione di centrare o mancare il bersaglio. E quando questo figlio di puttana colpisce va giù duro”. È così. E così le sue opere sono straordinarie, abbaglianti, disorientanti, ricche di dettagli, frutto della mente di un genio — inquieto, originale, innovativo, brillante, che dà l’illusione del miracolo infantile pur essendo invecchiato prima del tempo. ( Traduzione di Emilia Benghi) Scrittore e critico letterario, direttore del W. E. B. Du Bois Institute for African and African American Research alla Harvard University © RIPRODUZIONE RISERVATA