Stefano De Agostini, Il Fatto, 5/3/2015, 5 marzo 2015
In Italia gli uomini guadagnano in media il 7,2% in più rispetto alle donne. Nel dettaglio, la retribuzione lorda annua per i lavoratori di genere maschile, nel 2014, è stata pari a 29
In Italia gli uomini guadagnano in media il 7,2% in più rispetto alle donne. Nel dettaglio, la retribuzione lorda annua per i lavoratori di genere maschile, nel 2014, è stata pari a 29.891 euro contro i 27.890 euro delle colleghe. Alla vigilia della giornata internazionale della donna, le differenze retributive sulla base del genere sono state così fotografate dal Gender gap report 2015, uno studio realizzato dall’Osservatorio di JobPricing, portale che fa riferimento alla società di consulenza Hr Pros. Ma se il divario tra uomo e donna a livello salariale è innegabile, il rapporto evidenzia come sia tra i più bassi in Europa. Infatti, nella classifica dei Paesi più virtuosi (o meglio, di quelli meno discriminatori) all’interno dei 28 Stati dell’Unione europea, l’Italia si piazza al quarto posto, dietro Slovenia, Malta e Polonia. Tuttavia, è bene precisarlo, i dati continentali si riferiscono a una ricerca Eurostat che risale al 2012. In base a queste cifre, tutti i principali Paesi europei mostrano una differenza di stipendio ben al di sopra del 10%, con una media continentale che si attesta al 16,4 per cento. Pubblicità Prendendo in esame il divario salariale nei vari settori lavorativi, lo studio sottolinea come la forbice si allarghi soprattutto nei comparti servizi finanziari (+27,5% in favore degli uomini) e servizi (+14%). La tendenza si inverte invece nei settori agricoltura (dove le donne guadagnano il 13,2% in più) ed edilizia (+12,6%). “Qui tuttavia – si legge nel documento – la componente femminile è molto ridotta, e il settore è connotato dalla prevalenza di profili operai“. Analizzando invece la retribuzione nelle singole industry (ossia le specificità settoriali), si nota come l’ago della bilancia penda a favore degli uomini in ben 27 casi su 34. Per esempio, nel settore assicurazioni il gap si attesta al 42,8%, nel comparto moda al 37,2 per cento. Le differenze sottolineate dallo studio non stanno solo nel divario salariale, ma anche nelle posizioni ricoperte all’interno delle aziende: nei ruoli di vertice, la prevalenza maschile è netta. In particolare, il 71% dei dirigenti e il 58% di quadri sono uomini. Tuttavia, la presenza femminile nelle posizioni di rilievo delle società si è fatta più rilevante nell’arco degli ultimi dieci anni. Nel dettaglio, le donne dirigenti sono passate dal 24% del 2004 al 29% del 2013, mentre il dato relativo alle lavoratrici occupate con il ruolo di quadro è aumentato dal 39 al 42 per cento. Infine, le differenze di genere sono evidenti anche nel rapporto tra livello di istruzione e stipendio. In Italia il numero di donne lavoratrici e laureate, 3,5 milioni, supera quello dei colleghi maschi, che si fermano a 2,9 milioni. Eppure, un uomo con un titolo accademico guadagna in media 48mila euro lordi all’anno, mentre una donna solo 36mila, con un differenza del 33,3 per cento. Il rapporto spiega questo divario con il fatto che l’età anagrafica degli uomini laureati è mediamente più alta e, di conseguenza, gli scatti d’anzianità e le posizioni lavorative raggiunte nel corso degli anni hanno permesso loro di ottenere stipendi più elevati. “Le donne invece – precisa il documento – hanno ottenuto più tardi nel tempo questo livello di scolarità, perciò il loro livello retributivo dovrebbe essere destinato a salire, restringendo così il gap con gli uomini, solo nei prossimi anni, quando raggiungeranno con maggior frequenza quei ruoli che ora sono prevalentemente ricoperti da uomini“. http://www.clandestinoweb.com/sondaggi-da-tutto-il-mondo/170941-openpolis-per-repubblica-in-europa-le-donne-guadagnano-il-164-in-meno-degli-uomini/ Di Sabrina Vincenzo – Si avvicina l’8 marzo, la Festa delle Donne, e allora torna in auge il tema tanto discusso delle pari opportunità. Nonostante siamo nel 2015, tempo in cui le differenze culturali, di genere e di ceto dovrebbero essere abolite, è evidente come questo divario, che in fondo non è che un antico retaggio del passato, convive purtroppo all’interno del nostro tessuto sociale. Ne siamo permeati tutti, anche coloro che ribadiscono con forza che queste differenze non devono esserci alla fine devono fare i conti con uno stile di vita e un mondo che ogni giorno li mette di fronte a questo tipo di tema. A dare l’allarme appena qualche giorno fa è stata Christine Lagarde, presidente del Fondo monetario internazionale. All’appello avevano aderito tante personalità dell’universo femminile mondiale, a iniziare dall’artista Patricia Arquettea, che sul palco della notte degli Oscar aveva detto: “È difficile avere un’eguaglianza degli stipendi per le donne negli Stati Uniti ed è ora che ne parliamo”. Stando ai dati del sondaggio realizzato da Openpolis per Repubblica.it, in Italia i lavoratori guadagnano il 7,3% in più delle lavoratrici. Nella classifica che analizza all’interno dei 28 Paesi le differenze di gap tra uomini e donne, l’Italia è quarta per solco meno elevato, “preceduta da Slovenia, Malta e Polonia che si piazzano sul podio delle “meno peggio”. La Francia è 14esima col 15,2% di gap, la Finlandia è 20esima col 18,7%, il Regno Unito è 22esimo col 19,7% e la Germania è 24sima col 21,6. All’ultimo posto c’è l’Estonia che arriva a sfiorare il 30 per cento di differenza”, come svela il sondaggio. Il sondaggio rivela anche coem questo andamento si sia andato ad incrementare con l’arrivo della recessione economica: Italia (dal 5,1 balza al 7,3%), Spagna (dal 18,1 al 19,3%),Ungheria (dal 16,3 al 18,4%), Portogallo (dall’8,5 al 13%) e Croazia (dal 5,7 al 7,4 per cento). Di contro, spicca la capacità di ridurlo di Polonia (dal 14,9 al 6,4%), Francia (dal 17,3 al 15,2%), Cipro (dal 22 al 15,8%), Lituania (dal 22,6 al 13,3%), Paesi Bassi (dal 19,3 al 16%), Romania (dal 12,5 al 9,1%),Svezia (dal 17,8 al 15,2%) e Finlandia (dal 20,2 al 18,7 per cento). INDIA (REP 4/3/2015) NEW DELHI - Uno scoop della Bbc ha rischiato di creare un incidente diplomatico tra il governo indiano e l’azienda radiotelevisiva britannica. Tutta colpa di un documentario intitolato "India’s Daugther" e realizzato da Leslee Udwin nel quale la regista britannica intervista Mukesh Singh, uno degli autori del mortale stupro di gruppo avvenuto il 16 dicembre 2012 a bordo di un autobus in movimento a New Delhi ai danni di una giovane studentessa di 23 anni. La Udwin riuscì ad intervistare l’uomo, condannato a morte, due anni fa nel carcere di Tihar. Il documentario andrà in onda in diversi Paesi il prossimo 8 marzo in occasione della festa della donna. La scoop della Udwin ha mandato su tutte le furie il governo di New Delhi e per vietare la diffusione del video sono scesi in campo giudici, politici e polizia. Il divieto era stato già sancito ieri da un tribunale che ha disposto il divieto di proiezione in India, sentenza confermata oggi da una Corte di secondo grado. Nell’ordine dei giudici si legge che Mukesh Singh "ha fatto dei commenti offensivi contro le donne creando un atmosfera di paura e tensione che può portare a delle proteste con rischi per l’ordine pubblico". I trasgressori del divieto, secondo quanto disposto dal ministero dell’Interno, saranno pesantemente sanzionati e la polizia è intenzionata a far rispettare il divieto anche su Internet. Lo stesso ministro dell’Interno Rajnath Singh ha inoltre disposto la comunicazione ufficiale alla Bbc della decisione della giustizia indiana di proibire la trasmissione del documentario, i cui diritti esclusivi in India sono stati acquistati dalla emittente Ndtv. Il film di un’ora racconta la violenza di cui fu vittima Nirbhaya, una studentessa di fisioterapia di 23 anni, massacrata da sei uomini e morta due settimane dopo per le terribili ferite riportate. Il caso sconvolse l’India e obbligò il governo a varare leggi più severe per punire le violenze sessuali. A preoccupare le autorità indiane sono le frasi pronunciate da Mukesh Singh nell’intervista. L’uomo, condannato a morte per la brutale aggressione, afferma che le ferite furono colpa della giovane perchè "oppose resistenza" mentre avrebbe dovuto solo "stare zitta e lasciarsi stuprare". La regista Udwin, a sua volta vittima di uno stupro, si è detta "rattristata" dal divieto ma ha ribadito che non accetterà mai di tagliare i nove minuti di intervista a Singh e che il film uscirà comunque negli altri Paesi. Nell’intervista-shock il violentatore non ha mostrato alcun segno di pentimento: tra le frasi pronunciate anche quella secondo cui "una ragazza che abbia un pò di decenza non dovrebbe andare in giro alle nove di sera" perchè "alle ragazze si addicono i lavori domestici, non il girovagare per discoteche e bar facendo cose sbagliate". Le parole di Singh hanno provocato la reazione della madre della ragazza uccisa che ha chiesto "l’impiccagione dell’uomo" e giustizia per sua figlia. "Queste persone sono una minaccia per la società - ha aggiunto la donna - e il governo deve eseguire la condanna a morte". Il ministro dell’Interno Rajnath Singh ha convocato nel pomeriggio un vertice urgente a cui sono stati invitati alti responsabili della polizia, della Prefettura e della Direzione carceraria per fare il punto per studiare ogni altra iniziativa necessaria. INDIA 2 NEW DELHI - Una bambina di sette anni è stata rapita, violentata e sgozzata nello Stato indiano di Maharashtra mentre domenica partecipava ai festeggiamenti per il matrimonio di un parente. Lo riferisce la rete televisiva Ndtv. La piccola, affetta da disturbi visivi, aveva insistito per poter andare con il padre nel Kumar Resort di Lonavala dove era prevista la festa di una sua cugina più grande. Nel pomeriggio di domenica la piccola si è allontanata per prendere del cibo e non è più tornata. Il suo corpo è stato ritrovato sul tetto del resort. Data la presenza di molti parenti il padre non si è preoccupato per l’assenza della figlia, ma in serata ha constatato la sua scomparsa, denunciandola alla polizia. Per due giorni le ricerche non hanno dato risultati fino a quando martedì pomeriggio un dipendente del Resort, recatosi sul tetto per pulire le vasche collegate a pannelli solari ha visto un tappeto arrotolato all’interno del quale c’era il cadavere seminudo e con un taglio alla gola della bambina. L’autopsia ha confermato la morte per sgozzamento e la presenza di violenze sessuali. La polizia ha registrato una denuncia per omicidio e cerca di risalire ai suoi responsabili. Per reazione al delitto, una folla di persone e di militanti politici locali hanno assaltato il centro di vacanze danneggiandolo gravemente. Il proprietario del resort è un ex parlamentare dello Stato di Maharashtra. Si tratta dell’ennesimo stupro e atto di violenza in cui la vittima è una minore in India. A luglio scorso 5mila mamme e papà indiani parteciparono a una marcia di 6 chilometri a Bangalore, nel sud del Paese, dopo la notizia dello stupro di una bambina di 6 anni in una scuola privata. APPELLO LAGARDE Caro direttore, vorrei che lei in quanto direttore, in quanto donna dicesse cosa pensa dell’appello lanciato qualche giorno fa dalla direttrice del Fondo monetario internazionale Christine Lagarde che, pur essendo una delle donne più potenti del mondo, ha lanciato un appello dichiarando che «c’è una cospirazione contro le donne». Nel suo blog Lagarde ha infatti scritto che le restrizioni lagli cospirano contro le donne per impedire loro di essere economicamente attive». Ha aggiunto che «in un mondo che ha tanto bisogno di di crescita le donne possono dare un contributo se solo hanno di fronte delle pari opportunità invece di una insidiosa congiura». Paola Anelli Le parole di Christine Lagarde hanno fatto il giro del mondo a pochi giorni dalla tradizionale data dell’8 marzo. Sono forti ma si capiscono se si parte da alcuni dati a cui fa riferimento la stessa direttrice del Fmi e che si desumono a una ricerca sui danni del sessimo sul lavoro. La ricerca in sostanza fotografa una situazione che ha più o meno questi connotati: in oltre 40 nazioni, tra cui molte anche ricche e avanzate, si perde più del 15% della ricchezza potenziale per effetto delle discriminazioni contro le donne. Negli Stati Uniti il Pil perduto per questo motivo è del 5%. In Italia è tre volte tanto, cioè raggiunge il 15%. Certo ci sono punte estreme come quelle dell’Egitto con un 34% di Pil smarrito per lo stesso motivo, ma non credo che questo possa consolarci. Per stare ancora sulle generali, leggo in un altro rapporto che ci fa i conti in tasca che novemila miliardi di dollari all’anno sono la ricchezza a cui si rinuncia per le tante donne che devono dire addio a una piena occupazione. Quante volte ci siamo dette tra noi donne che il lavoro di ognuna di noi genera altro lavoro? Lagarde è fiduciosa che il 2016 dia agli Stati Uniti un presidente donna e quindi più attenzione per quello che gli uomini amano chiamare il gentil sesso. E sempre negli States Melinda Gates annunci che la prossima scommessa sua e di Bill sarà che nei prossimi 15 anni si darà una vera spallata alla povertà. Come? Puntando sulle bambine che saranno grandi nel 2030. p.fiorani@nuovavenezia.it @FioraniP http://it.blastingnews.com/economia/2015/02/sessismo-nel-mondo-del-lavoro-secondo-christine-lagarde-c-e-un-complotto-contro-le-donne-00284347.html E’ stata la determinata Patrizia Arquette, dal palco di Hollywood, stringendo in mano la statuetta degli Oscar vinta come Miglior Attrice non protagonista per il film Boyhood, a lanciare l’appello. Ha dedicato la sua vittoria a "tutte le donne che hanno partorito, a tutte le cittadine della nazione", e ha poi dichiarato che, dopo aver combattuto per i diritti di tutti gli altri, è arrivato per le donne il momento di combattere per se stesse e di iniziare a chiedere, finalmente, che si ottenga la parità di retribuzione tra uomini e donne. Le attrici presenti in sala si sono scatenate negli applausi e hanno reso alla Arquette un vero tributo. Le più "rumorose" sono state Meryl Streep e Jennifer Lopez, che certo non possono essere definite "star a buon mercato", ma che comunque sono pagate nettamente meno dei loro colleghi uomini. E ieri, dal suo blog, una delle donne più potenti del mondo riprende l’appello e lo fa suo, lanciando addirittura una provocazione. La Direttrice del Fondo Monetario Internazionale Christine Lagarde, donna conosciuta per le sue doti di polso fermo e di pragmatismo e per essere molto poco incline ai sentimentalismi, scrive che "in molti Paesi, le restrizioni legali cospirano contro le donne per impedirci di essere economicamente attive." E’ molto sentito l’appello della Direttrice, tanto che parla in prima persona inserendosi tra le donne ostacolate nel mondo del lavoro. Continua, poi, dicendo che in un mondo che ha bisogno di sviluppo, le donne possono contribuire con il loro lavoro solamente se vengono date pari opportunità. E in Italia il lavoro delle donne, oggi inattive, potrebbe veramente essere la chiave di volta per uscire dalla crisi. Dati e ricerche della Banca d’Italia hanno evidenziato che la scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro è un segnale di debolezza del sistema Italia e che se si favorisse l’occupazione femminile fino ad arrivare al 60% delle occupate, rispetto al 46% del 2014, il PIL italiano aumenterebbe di 7 punti. Questi dati bisogna leggerli bene e con attenzione perché non è più possibile ignorarli, almeno non per una politica che voglia portare il paese fuori dalla crisi economica più dura dopo quella del 1929. La congiura, il complotto contro le donne che ha denunciato la Lagarde deve essere superato per evitare che si possa ritorcere contro tutti indistintamente, uomini e donne. STALKING E FEMMINICIDI ROMA - Aumentano i maltrattamenti in famiglia, vittime donne e bambine. Aumenta anche il reato di sfruttamento di prostituzione e di pornografia minorile. Sono, questi, i dati shock che emergono, alla vigilia della "festa della Donna" dell’8 marzo, dalle statistiche del ministero dell’Interno. A un anno e mezzo dall’entrata in vigore della legge sul "femminicidio", che inaspriva le misure contro la violenza di genere e lo stalking, il bilancio del Viminale è di luci e ombre. I reati di "maltrattamenti in famiglia o verso fanciulli" sono passati da 11991 a 12125 e l’81 per cento delle vittime sono donne o bambine. I reati di "sfruttamento della prostituzione" e "pornografia minorile" sono passati da 2927 nel 2013 a 3084 nel 2014, con un incremento del 5,4 per cento. La legge sul "femminicidio", dunque, non è stata efficace? Risponde Isabella Rauti, presidente della onluss internazionale Hands Off Women, acronimo How, da "come" risolvere la violenza sulle donne. "La legge 119 in vigore dall’ottobre del 2013 - spiega Isabella Rauti - ha dato alcuni frutti nell’aumento del numero degli ammonimenti e degli arresti in flagranza di reato che prima non c’erano. È anche aumentato il ricorso alle denunce, che noi consideriamo uno strumento positivo. ma naturalmente siamo tutti consapevoli, almeno io, che le leggi siano una condizione necessarissima, ma non sufficiente se non c’è un contesto costante di educazione al rispetto delle differenze, la cosiddetta educazione sentimentale". Le leggi non bastano, continua Rauti, "se contestualmente non parte una rivoluzione culturale, perché la radice della violenza di genere, fenomeno secolare, è una radice malata legata al costume, alla mentalità e quindi alla cultura. E a quelle regole di diritto consuetudinario che scandiscono i rapporti interpersonali e di coppia". Tra i risultati della legge sul "femminicidio" vanno però annoverati gli importanti aumenti delle misure contro gli uomini violenti: quadruplicati sia gli ammonimenti (da 111 nel 2013 a 408 nel 2014), sia gli allontanamenti, passati da 73 a 275. A fronte di questa attività "repressiva" si è registrato un conseguente calo di minacce alle donne (da 38832 a 35346), di atti persecutori (da 9688 a 8547), di percosse (da 7334 a 3573), di violenze sessuali (da 4084 a 3753). E di lesioni personali, passate da 26526 a 25033. Si tratta di cali, ma non certo sufficienti a cantare vittoria. Che ci sia ancora molto da fare lo dice anche Lorena La Spina, segretario nazionale dei Funzionari di Polizia. "La percentuale di vittime di sesso femminile è sempre altissima - commenta - anche se gli ammonimenti del Questore sono in notevole aumento, come pure gli allontanamenti dalla casa familiare, segno che la nuova legge viene applicata. Tuttavia - dice ancora La Spina - il problema continua a mantenere proporzioni preoccupanti, a dimostrazione del fatto che la legge non è da sola sufficiente a fronteggiare un fenomeno che ha una profonda radice sociale e culturale. Molto c’è ancora da fare per garantire realmente pari opportunità alle donne all’interno della nostra società, del mondo politico, economico e sociale. Fino a quando non saremo capaci di superare una concezione e un linguaggio che ci relegano in una posizione sostanzialmente marginale, continueremo a costituire una minoranza che necessita ancora di specifiche forme di protezione ed ha bisogno di una festa con cui ricordare a tutti che la violenza contro le donne è un abominio, che deve essere fermato e che ci costringe a dubitare del livello di civiltà del nostro Paese". Sarà un caso, ma mentre si discute sul fenomeno del "femminicidio", al ministero dell’Interno è vacante il ruolo di consigliere per le Politiche di contrasto alla violenza di genere. STEFANELLI Noi sappiamo che il divario in termini di istruzione tra maschi e femmine si è oggi chiuso in Italia. Sappiamo anche quanto una mancanza di fiducia in sé finisca ancora per far arretrare i risultati delle adolescenti in matematica, scienze, informatica. L’ultimo rapporto Ocse-Pisa (testo di riferimento sulle conoscenze scolastiche) parla di un’ansia crescente delle teenager davanti ai numeri, davanti alla richiesta di «ragionare da scienziate» nella soluzione dei problemi. Solo quando gli studenti — in particolare le studentesse più brave e diligenti — pensano di potercela fare, di non avere handicap in partenza, si concedono la libertà di sperimentare: di tentare e magari fallire. Tra le ragazze e i ragazzi italiani ci sono 24 punti di distanza, che corrispondono a un ritardo nella preparazione di tre mesi, nelle prove di matematica. In Finlandia o in Corea del Sud non esiste divario: prova che il distacco non parte dal cervello. L’incoraggiamento dei genitori a non pensarsi destinate ad altro — altre materie, altre professioni — è la più potente leva per il cambiamento a disposizione di tutte le famiglie.