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 2015  marzo 07 Sabato calendario

CAIO: «COSI’ TRASFORMO LE POSTE»

Ingegner Francesco Caio, ma da amministratore delegato delle Poste lei non rischia di passare alla storia come l’uomo che ha ridotto gli uffici postali, aumentato il prezzo della corrispondenza e diradato le visite dei postini?
«Non penso che passeremo alla storia, ma se dovesse accadere preferirei che fosse perché abbiamo ascoltato i cittadini nei loro bisogni e fatto un piano industriale per i prossimi 5 anni che prevede investimenti per adeguare Poste alle loro esigenze. Ci troviamo in un cambiamento epocale che non riguarda solo Poste e non solo l’Italia: una parte di economia tradizionale soffre e una parte di innovazione, al contrario, prospera. In questo contesto di passaggio noi possiamo giocare un ruolo, accompagnando in modo semplice famiglie, imprese e pubblica amministrazione dai vecchi e nuovi processi dell’economia, aiutando così in modo forte la digitalizzazione dell’Italia».
Come, in concreto?
«Stiamo rimettendo Poste sui suoi tre mestieri fondanti: logistica, pagamenti e risparmio - rendendoli più facili da capire, da comprare e da usare. Se pensiamo alle tante aziende che dovranno aumentare le loro vendite sulla rete, a queste aziende possiamo offrire la capacità logistica di portare la loro merce fino a casa dei consumatori, la piattaforma di pagamento che può scaricarsi sia sulle nostre carte sia sul portalettere che è abilitato ad accettare pagamenti. Ancora, gli uffici postali possono diventare quel posto dove chi non ha la portineria o è spesso fuori casa può recuperare i pacchi».
Ma puntate ad attirare una clientela diversa?
«Soprattutto a servire bisogni diversi della nostra clientela. Ad esempio la Poste Pay Evolution che è una carta prepagata che combina anche una componente di conto corrente porta verso la banca segmenti di mercato come i giovani, i nuovi italiani, i lavoratori a tempo determinato, che difficilmente si avvicinano alla banca. Anche l’iniziativa che abbiamo appena annunciato del Wi-fi gratis negli uffici postali - partiamo con 20, ma ce ne saranno 900 per fine anno - vuol dire muovere i nostri clienti verso la frontiera digitale».
Resta il fatto che sui servizi tradizionali delle Poste e sugli aumenti di prezzi e tariffe c’è più di un malumore...
«In generale i cittadini preferiscono la certezza della consegna alla rapidità. La velocità sono disposti a pagarla di più: se un consumatore vuole il giorno dopo l’oggetto che ha comprato in Rete è pronto a sborsare anche dieci euro in più. In questo modo la posta ordinaria e quella prioritaria, che costa un po’ di più, rispondono alle diverse alle esigenze dei clienti. E allo stesso tempo la consegna a giorni alterni della corrispondenza in alcune zone risponde al bilanciamento necessario tra esigenze dei clienti e fondi - che sono soldi pubblici e vanno usati con attenzione - che abbiamo a disposizione. Del resto anche la corrispondenza sta calando: pochi anni fa ogni famiglia spendeva sei euro il mese; oggi non arriva a due euro».
Entro fine mese dovete firmare il contratto di servizio. Intanto la vostra decisione di chiudere circa 450 uffici postali nel 2015 agita Comuni e Regioni...
«Con loro c’è stato e c’è un confronto che serve ad entrambi. Quel che è sicuro è che la capillarità della nostra presenza, fatta di uffici e di portalettere, resterà la cifra di Poste anche nei prossimi anni. Noi viviamo di territorio, che ci serve anche per essere competitivi. È chiaro che questo rapporto con il territorio va rivisto perché attorno a noi tutto cambia in modo velocissimo. Un portalettere che è sempre connesso in rete e può offrire una quantità di servizi, dal pagamento della raccomandata a quello del bollettino: di fatto sto offrendo a una parte della clientela che ne ha bisogno una sorta di Internet sulle gambe. E di fronte a uffici che chiudono abbiamo centinaia di uffici che aprono al doppio turno. Non c’è la ritirata delle Poste, ma la reinvenzione delle Poste».
Voi puntate molto sui servizi bancari e per il risparmio. Ma come riuscirete a dare rendimenti decenti e rischi bassi, adesso che i tassi sono livello zero?
«Stiamo già sviluppando prodotti di grande trasparenza che diano a chi investe la consapevolezza delle opzioni che ha per il suo risparmio. Il Buono fruttifero, con l’obiettivo della protezione del capitale, resterà. Ma nel tempo offriremo servizi e prodotti diversi, magari anche con una componente azionaria.Vediamo un bisogno dei nostri clienti di avere forme di risparmio più moderne: ad esempio le polizze di Poste Vita sono aumentate lo scorso anno di circa il 20% rispetto a un anno prima».