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 2015  marzo 07 Sabato calendario

VOLO MH370, UN ANNO DOPO IL GIALLO INFINITO

È successo un anno fa: il volo Mh370 della Malaysia Airlines partiva da Kuala Lumpur diretto a Pechino. A bordo 239 persone fra passeggeri ed equipaggio. Ma l’aereo non è mai arrivato a destinazione: scomparso dai radar 40 minuti dopo il decollo. Svanito nel nulla, forse nell’Oceano Indiano. Un mistero da far ricredere chiunque pensasse che al giorno d’oggi, fra telefonini e satelliti, nulla e nessuno potesse scomparire in quel modo. Fra i passeggeri, 150 erano cinesi. Per i familiari sono stati giorni di angoscia e rabbia. Un’angoscia che ancora oggi non è finita, per quanto a gennaio la direzione della Malaysia Airlines abbia annunciato che si è trattato di un incidente, e che tutte le persone a bordo dell’aereo sono morte.
Dove è caduto?
Dopo 40 minuti di volo il copilota o il pilota hanno dato la buonanotte alla torre di controllo e hanno disattivato manualmente tutti i contatti. Perché, non si sa: un gesto meccanico, prima di mettere il pilota automatico, o altro? Nei primi giorni dopo l’incidente circolava l’ipotesi che il velivolo fosse andato verso Nord, in Asia Centrale. Poi, le ricerche si sono concentrate nell’Oceano Indiano.
Che possibilità ci sonodi ritrovarlo? E per quanto continueranno a cercarlo?
Inizialmente si sperava di captare il ping della scatola nera, ma questa si è scaricata dopo tre settimane. Da allora si perlustrano 60 mila chilometri quadrati di acqua, al largo dell’Australia. La settimana scorsa il premier australiano Tony Abbott ha detto che «non si può andare avanti a cercare l’aereo a questo ritmo per sempre». Le ricerche vedono impegnate quattro navi, e saranno concluse a maggio. A quel punto i Paesi più coinvolti decideranno il da farsi.
Chi ha svolto le ricerche?
Le ricerche del volo Mh370 hanno portato a una delle più impressionanti cooperazioni internazionali: fino a 27 Paesi si sono impegnati, quasi contemporaneamente, per cercare l’aereo, dalla Francia al Giappone agli Stati Uniti, passando naturalmente per la Cina, la Malaysia e l’Australia. Adesso, sono in mano a un’azienda privata, l’olandese Fugro, che ha vinto la gara indetta da Malaysia e Australia.
Quanto sono costate?
Anche qui ci sono solo ipotesi, dato che non tutti i Paesi hanno voluto rivelare l’entità del loro impegno. Finora le ricerche sono costate 94 milioni, e sappiamo che l’Australia ha contribuito più di ogni altro Paese per un totale di 70 milioni di dollari. Il totale potrebbe sfiorare il miliardo.
E i famigliari sono stati risarciti?
La rabbia e il dolore hanno portato molti familiari delle vittime a persuadersi che ci sia qualcosa di losco nell’intera faccenda. Quasi nessuno ha accettato i 50 mila dollari di risarcimento, dato che molti si rifiutano di credere che i parenti siano morti. Ma Pechino ha negato il permesso di formare un’Associazione dei parenti delle vittime.
L’ipotesi terrorismoè ancora valida?
Ancora non è stata esclusa del tutto. In un primo momento si è pensato che l’aereo fosse rimasto vittima di un attentato, o di un dirottamento: i mandanti potevano essere gruppi islamici, o anche gruppi uiguri, ma nessuno ha rivendicato nulla.
E l’ipotesi politica?
In questo caso potrebbe essere stato il pilota, Zaharie Ahmad Shah, o il copilota, Fariq Abdul Hamid, ad aver volontariamente inabissato il velivolo per sfidare le autorità malesi - si dice che il pilota fosse un sostenitore del leader dell’opposizione Anwar Ibrahim, ora in carcere -. Un’altra ipotesi potrebbe essere quella del suicidio. Ma entrambe le teorie non hanno trovato conferme.
Può essere statoun incidente?
Chi non crede ai complotti pensa a un guasto al motore e sostiene che l’aereo abbia modificato la rotta verso il mare volando fintanto che è durato il carburante.
Che impatto ha avuto sulla Malaysia?
A un certo punto le relazioni fra Pechino e Kuala Lumpur hanno rischiato di inasprirsi. Ora, solo i parenti delle vittime rimangono sdegnati, per quanto si dichiarino abbandonati dalle istituzioni di entrambi i Paesi.