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 2015  marzo 05 Giovedì calendario

SUI DERIVATI POCA TRASPARENZA


Formulo i miei migliori auguri alla procura di Trani, che tra le sue tante indagini finanziarie ne ha in corso una sulla manipolazione del rating sovrano da parte delle agenzie internazionali, e sui pagamenti di derivati sottoscritti dal Tesoro con primarie banche d’affari mondiali, e che hanno portato a esborsi assai discussi come 2,5 miliardi di euro da parte del governo di Mario Monti a Morgan Stanley. I derivati in sé non sono opera del diavolo, se utilizzati a copertura dell’andamento erratico dei tassi. Il problema sono però quei derivati che hanno clausole di incasso anticipato al verificarsi di alcune condizioni, come l’abbassamento dei rating o altro, esattamente come accade nel caso di Morgan Stanley.
Nei giorni scorsi, in una nota e in un’audizione parlamentare, la direzione generale del Tesoro che si occupa della gestione del debito pubblico italiano non ha dato alcuna informazione su quanti dei derivati esistenti abbiano alla sottoscrizione clausole di recesso immediato «condizionali», esattamente come avvenne nel caso Morgan Stanley. Certo, avrebbero dovuto esserci in Parlamento politici con un po’ di cognizione tecnica della materia, per obiettare con energia. Ma il dato di fatto è che restiamo privi di un’informazione davvero trasparente. E questo significa che, in nuovi casi come Morgan Stanley, lo sapremo solamente a miliardi pagati. Miliardi di noi tutti.