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 2015  marzo 06 Venerdì calendario

«DOMANI È UN ALTRO GIORNO»

Non sono uno spettatore di Masterchef e quindi parlo per più generale interesse giornalistico: ma benché non abbia in particolare simpatia diverse cose che fa “Striscia la notizia”, mi permetto di dire che lo scandalo nei confronti della rivelazione di una notizia è piuttosto esagerato, e addirittura controproducente per l’idea di libertà di informazione e di diritto di cronaca che diciamo di avere tutti i giorni.
So che questi sono argomenti e principi degni di miglior causa che non l’ultima puntata di un programma di cuochi, ma sono argomenti e principi che valgono sempre: se io ho un’informazione e quell’informazione è una notizia la cui diffusione non crea pericoli per nessuno, sono libero di darla e di scriverla.
La mia sensazione è che la produzione di Masterchef abbia – scegliendo di non andare in diretta – dovuto costruire un sistema di segretezza, mistero e attesa intorno alla sua ultima puntata: e che ci abbia indotto tutti quanti a prendere esageratamente sul serio tutto questo e a condividere la sacralità enfatica della conservazione di questo segreto, come se fosse un parcheggio per disabili da non violare e indignarsi se qualcuno lo fa. Ma non c’è nessuna ragione condivisa o di principio nel tacere il finale di un talent show, è solo parte del progetto della produzione a cui ci siamo alienati. Come ci siamo alienati al tabù dello spoiler, che per conformismo e pigrizia abbiamo fatto diventare un fanatismo per cui tra poco non si potrà più parlare neanche del finale di “Via col vento”: e ci indignamo più per la rivelazione di un dettaglio di una quarta puntata che non se qualcuno parcheggia nello spazio per i disabili.
Se ritariamo i nostri pensieri rispetto a queste cose, con tutta la delusione che può avere un fan di Masterchef (o che avrei io se mi dicessero il finale della terza stagione di House of Cards, che sono appena alla seconda puntata), le ipotesi di denuncia e richieste danni sono davvero assurde e, ripeto, liberticide.
Conosco le obiezioni, ne leggo in giro da qualche giorno.
Uno: ma ci sono degli impliciti accordi sul segreto della notizia.
Pretendere di ottenere segreti ed embarghi nel 2015 è ingenuo e sventato: se si vuole si può sperarlo, e sperare che ti vada bene e contare sulla disponibilità del mondo intero o sulla buona educazione dei tuoi interlocutori, e magari ti va bene. Ma pretenderlo per legge e regola, in questo mondo e con questo sistema di condivisione delle notizie è assurdo e prepotente (salvi naturalmente i casi in cui si ottengono impegni dichiarati o formali sul segreto).
Due: ma hanno rovinato lo spettacolo a un sacco di gente.
Ed è vero, probabilmente, e gli spettatori hanno il diritto di rimanerci male e disprezzare Striscia per questo: ma non più di chi debba vedere una partita registrata e gli venga annunciato il risultato, o di chi aspetti la fine di una serie e gli venga rivelato il finale. Ipotizziamo di essere alla terza puntata di “Braccialetti rossi” e io scrivo come va a finire, qualcuno si azzarderebbe a volermi fare causa, e ne parleremmo per giorni?
Tre: ma Striscia ha accusato Masterchef di un imbroglio.
E questa è un’altra cosa, e possono denunciarli se è falso: ma non c’entra niente con lo spoiler.
Quattro: ma gli hanno creato dei danni economici.
Creare dei danni economici attraverso la rivelazione della verità e il diritto di cronaca non è un reato, e ci mancherebbe. Se io riesco a fare delle foto del segretissimo prossimo iPhone, le pubblico; se io so che un amministratore delegato si dimetterà, lo scrivo; se io so che arresteranno un imprenditore lo dico. Tutte queste cose possono creare dei danni economici alle rispettive imprese, ma non è un elemento che mi tratterrà dal dare una notizia che penso sia una notizia.
Cinque: vabbè, ma che notizia è “Stefano ha vinto Masterchef”?
Beh, a giudicare dai titoli che seguono i finali dei talent show, di solito lo è. E anche a giudicare dal casino che è successo dopo che l’hanno data. Ma sono d’accordo che Striscia la notizia non avesse probabilmente tra le sue intenzioni la proficua informazione del pubblico quanto piuttosto di farsi notare e piantare una grana senza nessun bisogno. Detto questo, non sono le intenzioni a essere giudicate, e non è l’ambito di una notizia a fare la differenza sulla libertà di informazione: è una notizia frivola, ma è una notizia. E reprimerla per via giudiziaria vale “bavaglio”, per quanto ridicolo possa suonare.