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 2015  marzo 05 Giovedì calendario

INTERVISTA AD ALESSANDRO SORTINO

Quest’uomo è cambiato. Non ha più nulla del roscio maledetto che imperversava a Le Iene. Alessandro Sortino s’è fatto agnello e insieme colomba: «Sto preparando un programma incentrato sul Discorso della Montagna. Sette puntate, più un’ottava sulla felicità, forse. Partirà ad aprile. S’intitolerà Beati voi e lo condurrò io. Ma non so se ne sarò capace». A giudicare dall’esordio nella tv della Conferenza episcopale italiana, si direbbe che la mano non l’abbia persa, anzi. Interviste al volo raccolte in Galleria Sordi, a Roma: «Chi fa più ascolti? Masterchef, Supermax o il rosario di Lourdes su Tv2000?». Facce smarrite. Sorrisini di compatimento. Tutti puntano su Carlo Cracco. E invece vince la Madonna, ogni sera alle 18, in diretta dalla Grotta di Massabielle. «Ieri ha fatto il 3,4 per cento, quando lo share medio della rete è 0,7. Che significa pur sempre sette televisori su 200 sintonizzati sull’emittente dei vescovi». Scontata la conclusione dell’ex iena, sottolineata dallo sguardo allucinato e dal ghigno mefistofelico, rimasti invariati nello spot: «La verità è sempre una sorpresa».
Sortino, 45 anni, lavora a Tv2000 da nove mesi. Il tempo di una gravidanza e ha già scodellato cinque nuovi programmi, sei con quello sulle Beatitudini. Ad arruolarlo come direttore creativo è stato Paolo Ruffini, soffiato un mese prima dalla Cei a La7 e messo alla guida del canale satellitare e digitale di Santa Madre Chiesa. Mauro Masi, ex direttore generale della Rai, ritiene però che Ruffini non rimarrà ancora per molto nel moderno fortilizio sulla via Aurelia dal quale fu defenestrato Dino Boffo, con un licenziamento in tronco che il diretto interessato giudicò «ingiurioso, immotivato, repentino e ingiusto». «Secondo me prenderà il posto di Luigi Gubitosi a viale Mazzini» mi ha detto. Sarebbe un ritorno a casa, visto che Ruffini ha lavorato per 15 anni in Rai. A suo favore giocherebbe la città d’origine, Palermo, la stessa del nuovo capo dello Stato, e il fatto, non trascurabile, d’essere nipote di cardinale, dunque capace d’interpretare il pensiero del Papa.
E a quel punto lei che farebbe, Sortino? Seguirebbe il suo mentore in Rai?
Sono una partita Iva. Il contratto mi scade il 30 giugno. Ignoro che ne sarà di me. Mai avuto un’assunzione stabile in vita mia.
«Beati i poveri», con quel che segue. In tv come lo declinerà?
Se lo sapessi, non farei il programma. Vorrei raccontare la società alla luce di ciò che Gesù disse su quell’altura del mar di Galilea. Che poi, secondo l’evangelista Luca, il Maestro parlava in pianura stando in piedi, mentre per Matteo parlava in montagna stando seduto. Il primo discorso alle masse.
È sicuro?
Posso dire una stronzata, non sarebbe la prima volta. Però mi pare proprio di sì. Fu l’inizio della predicazione pubblica rivolta agli ebrei, oppressi dalla casta interna e dagli invasori romani.
Roma c’entra sempre.
Anche noi, oggi, siamo oppressi dalla casta politica e dalla globalizzazione, schiacciati dall’idea che non ci sia futuro. E l’Uomo di Nazaret che fa? Inverte l’ordine delle cose. Tu credi che conti la ricchezza, invece sarà beato solo il povero. Ma io osservo i miserabili e non mi sembrano per niente beati, semmai incazzatissimi. Roma non li respinge né li accoglie. Semplicemente non li vede. Allora ho pensato a un programma sull’inclusione allo sguardo. Sarà una «tele visione», un incrocio di occhi.
Vola alto.
Stiamo cercando di cambiare il modo in cui una tv cattolica parla al mondo. Considero folle che un contenuto così forte, il Vangelo, sia ristretto dentro contenitori ingessati. Non esiste un linguaggio proprio della verità. Che cosa sono ’sti toni aulici? Cristiani, parlate come magnate.
Alla Bergoglio.
Papa Francesco è il punto di riferimento. Mica dobbiamo rivolgerci solo a quelli che credono.
Però fate il record d’ascolti con il rosario trasmesso da Lourdes.
Un’idea geniale di Boffo. Non è banale che la preghiera faccia ascolti. Dà un’indicazione precisa sul destino della tv generalista. Oggi sul video funzionano solo gli eventi. Il rosario è come il Festival di Sanremo: ti unisce alle persone che lo vedono e lo recitano insieme a te. Ma Tv2000 non trasmette solo avemarie.
Che altro?
Per esempio Revolution, il listen show di prima serata con Arianna Ciampoli, ex conduttrice di Solletico e Cominciamo bene in Rai.
Listen show?
Il contrario di un talk show. Invece di parlare, si ascolta. La puntata con Francesca D’Amico, figlia dell’ex magistrato calabrese morto in una clinica svizzera dove si pratica il suicidio assistito, era da pelle d’oca. Lei non giudica il padre, ma ritiene che sia stato istigato a uccidersi da una struttura che aiuta a morire anziché a vivere.
Mi dicono che Corrado Formigli le offrì una cifra pazzesca per trattenerla a Piazzapulita.
È andata un po’ diversamente. Avevo proposto un programma. A Urbano Cairo, proprietario di La7, piaceva. Dopodiché decisi di andarmene. Magnolia, che doveva produrre il format, tentò un rilancio del 30 per cento. Ma non me la sentii di rifiutare l’offerta di Ruffini, anche se a Tv2000 guadagno molto meno. Formigli era sconvolto dalla mia scelta, e magari non aveva tutti i torti.
Ora le avanza più tempo da dedicare ai figli, come desiderava.
Non è stata questa la motivazione.
Quanti ne ha?
Due. La femmina ha 13 anni, il maschio 10. Sono mentalmente molto liberi. Obbediscono nella forma e disobbediscono nella sostanza. Li stimo, per questo.
E li trascina con sé alla messa domenicale?
Ci vengono da soli. Non costringo nessuno.
Non si stufano?
Si stufano ma partecipano lo stesso. La più grande va in chiesa per conto suo, non sempre. Il più piccolo riconosce il valore dei sacramenti.
Ma che può dire la messa a un bambino?
C’è una verità anche nel segno e non esiste noia che riesca a occultarla.
Che cosa guardano i suoi figli in tv?
Il primo mese a Tv2000 l’ho passato la sera sul divano a vedere tutta la programmazione con il maschio. Mi ha dato un sacco di consigli utili. «Papà, ma questa roba è inguardabile!» sbuffava. Loro amano X Factor e Masterchef. Poveracci, gli toccava vedere Piazzapulita.
Le Iene no?
Erano troppo piccoli. E poi non so se gli avrei permesso di vederle. Solo fino a una certa ora, forse.
Dopo diventano pornografiche?
Ho fatto tante cose di cui mi vergogno nella mia vita, però mai un servizio che non mostrerei ai miei figli.
È sempre sposato con Cecilia, avvocata?
Sempre. Da 15 anni. Da scapolo feci due sole puntate delle Iene. Ci fidanzammo il primo giorno di università, nel 1988, anche se poi io smisi di frequentare giurisprudenza, a cinque esami dalla laurea, per fare il giornalista.
Vocazione tardiva.
Al contrario. Dall’età di sette anni non ho mai pensato di diventare altro nella vita.
Quello delle Iene è giornalismo?
Anche.
Perché l’informazione scomoda la fanno solo gli intrattenitori? Se i giornalisti fossero gente seria, non esisterebbero né Le Iene né Striscia la notizia.
Spesso è un problema di linguaggio. Dietro ogni puntata delle Iene c’è un lavoro incredibile per rendere semplici le cose complicate. Davide Parenti, l’autore, è capace di farti rifare il servizio dieci volte finché non è chiaro. Mi sono sentito arrivato solo la mattina in cui un autista dell’Atac mi ha detto: «Dotto’, ho visto le sue inchieste sul Mose e sulla Tav. Finalmente ho capito de che stamo a parla’».
Chi ha creduto per primo in lei?
Riccardo Bonacina, direttore di Vita. Facevo l’obiettore di coscienza con l’Arci-Cgil nel campo d’accoglienza per immigrati di Villa Literno, nel Casertano. Gli proposi un reportage. Me lo pubblicò.
Pensavo Parenti.
No, Parenti mi prese come coautore dopo aver ascoltato in auto, mentre portava i figli a scuola, alcuni dei sondaggi semiseri che realizzavo per Radio Capital fra i viaggiatori della stazione Termini.
Com’era arrivato a Radio Capital?
Mi chiamò Vittorio Zucconi, il più grande narratore che io conosca.
Mentre Parenti che tipo è?
Il genio più furbo.
Poi Enrico Mentana la volle a Matrix.
L’adrenalina pura del mestiere.
Quindi Corrado Formigli.
Un fratello.
Infine Paolo Ruffini.
M’insegna a stare al mondo.
Continua a girovagare: Vita, La Repubblica, Radio Capital, Italia 1, Rai 3, Fox Life, Canale 5, La7, Tv2000. Un’anima inquieta.
È che non ho un agente.
Ha persino firmato soggetto e sceneggiatura di Sempre i soliti di Mario Monicelli.
La mia vita è cambiata quando al Festival del cinema di Venezia, seduto accanto a lui, il pubblico del Lido rise per una mia battuta inserita nel cortometraggio. Lì ho capito di non essere incompreso.
Il regista suicida sarà in paradiso, in purgatorio o all’inferno?
Io sono sicuro che... Sono sicuro che... (Ci pensa). Non lo so. Però se Dio è riuscito a non ascoltare la grancassa che ha voluto trasformare un atto di disperazione in un gesto politico, penso che sia in paradiso. Sicuramente ce l’ha fatta. (La voce si strozza).
Stento a riconoscere in lei il Rosso Malpelo di Giovanni Verga.
Considero Malpelo per La7 il mio programma più bello. Chiunque abbia i capelli rossi sa che la sua via passa attraverso la cattiveria attribuitagli dagli altri. Che poi questa cattiveria sia davvero cattiva, non è detto. Sicuramente lo è meno della bontà.
Il fatto che suo padre fosse direttore generale della Federazione italiana editori giornali l’ha aiutata nella carriera?
Mi ha danneggiato. Al gruppo L’Espresso scoprirono di chi ero figlio soltanto dopo quattro mesi che lavoravo per Radio Capital. Ma è inutile dirlo: non ci crede nessuno.
Elio Mastella, figlio di Clemente, all’epoca ministro della Giustizia, le rinfacciò il ricco stipendio della Mediaset, mentre lui, metalmeccanico alla Selex, gruppo Finmeccanica, campava con 1.800 euro al mese.
Ero tornato a Ceppaloni per portare la solidarietà delle Iene a Mastella padre, pensi un po’. Un equivoco molto istruttivo. Mi sono reso conto che la gente non è interessata alla verità, ma unicamente a vedere qualcuno che viene messo in mezzo.
Alla buonora.
Ho capito anche che quel linguaggio è sbagliato. Elio era una vittima. Gli voglio bene, ecco. Stava male e io andai lì per scherzarci sopra. Non si fa. Purtroppo molto giornalismo televisivo si fonda su sangue che scorre e visceri al vento.
Quel servizio fu giudicato «non equilibrato» dalla dirigenza Mediaset, che decise di non mandarlo in onda. Traduco: lei è uno squilibrato.
Mi trovai mio malgrado su un palcoscenico dove ognuno doveva recitare una parte. Un infortunio. Seguito dalle mie dimissioni.
I suoi modelli dichiarati sono Bernardo Iovene di Report, Riccardo Iacona di Presa diretta ed Enrico Lucci delle Iene. Non proprio dei campioni di equilibrio.
Lo dissi tanto tempo fa.
Non sono più i suoi modelli?
Lo sono ancora per aver trasformato il linguaggio televisivo.
Nel convento dei trappisti alle Frattocchie si venera la Madonna dell’Equilibrio. Potrebbe dedicarle una novena.
Non lo sapevo. Ci vado sicuramente.
A parte quell’incidente, nelle tv di Silvio Berlusconi si è sentito libero o prigioniero?
Macché prigioniero! In alcuni periodi mi sono sentito totalmente libero, in altri meno.
Si ritiene aggressivo?
Lo sono stato. Penso di esserlo ancora. È un mio problema. Non lo faccio apposta.
Le ho chiesto l’intervista l’8 settembre 2014. Perché mi ha fatto aspettare più di cinque mesi?
Ho paura dei giornalisti che vogliono dimostrare una tesi.
La paura ora le è passata?
No. Però lei mi sembra una brava persona. Magari mi sbaglio.
Dunque è prevenuto nei confronti del prossimo.
In questa fase della vita, no. Però non è che io sia sempre coerente.
Insomma, è buono o cattivo?
Sicuramente cattivo. Solo Dio è buono. Sta scritto nel Vangelo.
Non me lo ricordavo.
Non se lo ricorda nessuno di quelli che si sentono buoni.
Touché. E in quale Vangelo sta scritto?
Aspetti, aspetti. (Controlla su Internet). Ecco qua, Marco, capitolo 10: «“Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”. Gesù gli disse: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo”».
È ancora convinto che Michele Santoro nel 2011 abbia fatto passare un attentato dinamitardo contro un ripetitore di Radio Maria come un tentativo per tappare la bocca a Servizio pubblico?
No comment.
Padre Livio Fanzaga è più pericoloso di Santoro per l’establishment?
Mi feci contagiare dallo spirito del derby Santoro-Formigli.
Ricordo male oppure fu in un suo servizio che Pier Luigi Bersani lasciò intendere di ritenere Matteo Renzi l’ideatore del piano che impedì l’elezione di Romano Prodi al Quirinale?
Ricorda bene. Bersani ne è persuaso. Prodi non so.
Si sente rappresentato da Renzi?
(Stira la bocca). Tecnicamente no: nessuno lo ha votato. Ma è positivo che ci sia una leadership.
Non sarà che a Roma le cose andavano meglio quando c’era il Papa re?
Non credo. La condizione naturale del cristianesimo è la minorità.
Da piccolo è stato chierichetto?
Mai.
Le altre iene sapevano della sua fede cattolica?
Sì, e mi prendevano in giro. Soprattutto Lucci. Che è stato chierichetto, comunista e pure liberale. Però quando a qualcuno scappava una bestemmia, mi chiedevano subito scusa.
Con quali argomenti la schernivano?
Se sei cattolico, vieni compianto da tutti come se ti stessi perdendo qualcosa.
Tipo qualche scopata?
Essere sposati significa fare l’amore con tutte le donne che sono in una.
Mi ricorda La donna della sera di Angelo Branduardi: «C’è nell’inverno tuo quel che l’estate non ha».
Non è che mia moglie sia la stessa di quando c’incontrammo. Nella vita devi scegliere: o ti accompagni a mille donne senza conoscerle o ne conosci una sola ma fino in fondo. Trovo più varietà in una persona conosciuta bene, che in molte persone conosciute male.
Se un dipendente di Tv2000 si fa l’amante, che gli succede?
Niente, si figuri.
Non è un po’ come autocondannarsi all’irrilevanza scegliere di lavorare in una tv che appartiene ai vescovi?
Magari sì. E allora? Qualcuno è rilevante? Non ho mai trovato così tanta libertà di pensiero come nel mondo cattolico. Se lei parla con due persone qua dentro, scopre che quasi mai la pensano allo stesso modo. Se entra in un salotto di sinistra, i frequentatori sono tutti allineati e coperti.
Era il caso che Tv2000 chiamasse Vladimir Luxuria a commentare il Sinodo sulla famiglia?
L’invito partiva da un giornalista su posizioni opposte a quelle di Luxuria. Hanno voluto montarci un caso. Comunque non esiste persona al mondo che non valga la pena di ascoltare.
Ma lei che razza di cristiano è?
Uno che fa a botte con Dio.