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 2015  marzo 05 Giovedì calendario

LA QUESTIONE DEL LIBERO ARBITRIO


Un po’ di notti fa invece di dormire pensavo a come iniziare questo articolo. Immaginavo varie possibilità per la prima frase, poi per la successiva, e quella dopo ancora. Poi ragionavo su come passare al paragrafo seguente e al resto del pezzo. Pro e contro delle varie opzioni si rincorrevano nella testa, impedendomi di scivolare nel sonno. E intanto i neuroni ronzavano nel mio cervello.
Proprio questa attività neurale spiega perché stavo immaginando tutte queste possibilità; e spiega anche perché sto scrivendo queste parole. E anche perché sono dotato di libero arbitrio.
Sempre più spesso, neuroscienziati, psicologi ed esperti vari di dicono che ho torto. Invocando una serie di studi, sostengono che a spingermi a scegliere le parole che ho finito per scrivere sono stati dei processi inconsci. La loro tesi è che le nostre decisioni consapevoli si presentano solo dopo che i nostri ingranaggi neurali, al di sotto del livello della coscienza, hanno già determinato quale sarà la nostra scelta. Da ciò consegue che, visto che «è il nostro cervello a farcelo fare» – a scegliere per noi un’opzione invece di un’altra – il libero arbitrio non è nulla più che un’illusione.
Gli esperimenti citati più spesso per sostenere questa tesi quelli condotti da Benjamin Libet negli anni ottanta all’Università della California a San Francisco. Posti sul capo dei soggetti vari elettrodi, lo studioso diceva loro di flettere il polso quando si sentivano di farlo. Gli elettrodi coglievano delle fluttuazioni nell’attività elettrica, dette potenziale di preparazione, che si presentavano circa mezzo secondo prima che effettuassero il movimento, ma poiché i soggetti diventavano consapevoli della propria intenzione solo un quarto di secondo prima di compierlo, se ne concluse che il loro cervello aveva deciso prima che si rendessero conto di ciò che avrebbero fatto. In sostanza, al posto di guida c’erano i processi inconsci del cervello.
Studi più recenti con la risonanza magnetica funzionale (fMRI) hanno suggerito che le radici inconsce dei nostri comportamenti siano ancor più lontane. In una ricerca del 2013, John-Dylan Haynes, del Bernstein Center for Computational Neuroscience di Berlino, ha chiesto ad alcuni volontari di decidere se addizionare o sottrarre due numeri mentre erano sottoposti a scansione fMRI. E ha trovato degli schemi di attività neurale cui si poteva prevedere se avrebbero scelto la sottrazione o l’addizione, schemi che si presentavano quattro secondi prima che i soggetti avessero coscienza di fare la propria scelta – un tempo di latenza piuttosto notevole.
Questi studi e altri studi simili hanno condotto a grandiosi proclami sulla «morte del libero arbitrio». «Le nostre decisioni sono determinate a livello inconscio molto prima che entri in gioco la coscienza», ha commentato Haynes su «New Scientist», aggiungendo che «sembra che a prendere le decisioni sia il cervello prima della persona». Il biologo evoluzionista Jerry Coyne ha scritto: «Cosi è per tutte le nostre scelte: neppure una di esse risulta da una libera e consapevole decisione da parte nostra. Non c’è libertà di scelta, il libero arbitrio non esiste». Sam Harris, studioso di neuroscienze, ha tratto da queste scoperte la conclusione che siamo dei «burattini biochimici»: «Se con un dispositivo di scansione cerebrale potessimo individuare le loro scelte coscienti diversi secondi prima che le persone siano consapevoli di farle... ciò metterebbe direttamente in discussione il loro status di agenti coscienti al comando della propria vita interiore».
Ma le ricerche dimostrano davvero che tutte le nostre decisioni e i nostri progetti non sono che un sottoprodotto dell’attività inconscia del cervello, e non hanno alcun effetto su ciò che poi facciamo? Assolutamente no. Altri, come il filosofo Alfred R. Mele dell’Università statale della Florida, e io stesso, sostengono che chi insiste che il libero arbitrio è un miraggio è in errore.

Non così in fretta
Ho definito quelli che dicono che la scienza dimostra che il libero arbitrio è un’illusione «willusionisti», fondendo le due parole inglesi che significano volontà e illusione. Ci sono molte ragioni per considerare i loro argomenti con diffidenza. In primo luogo, i metodi delle neuroscienze non sono ancora tecnicamente abbastanza raffinati per determinare se l’attività neurale sottostante al nostro immaginare e valutare le opzioni future abbia o no un impatto sulle scelte che poi mettiamo in atto a distanza di minuti, ore o giorni. Le ricerche discusse dai willusionisti, d’altra parte, mancano di una chiara definizione del confine che separa azioni coscienti e azioni inconsce.
L’esperimento di Libet, per esempio, cominciava con i partecipanti che si disponevano consapevolmente a eseguire una serie di azioni ripetitive non pianificate. Una volta iniziato l’esperimento, flettevano il polso quando veniva loro spontaneamente voglia di farlo. È presumibile che l’attività neurale coinvolta nella programmazione iniziale abbia influenzato il successivo innesco inconscio dei movimenti; e ciò rivela che c’è un’interazione tra l’attività cerebrale cosciente e quella inconscia.
Nemmeno lo studio di Haynes ci dà una prova convincente a sfavore del libero arbitrio. L’attività cerebrale precoce che si verificava quattro secondi prima che i partecipanti fossero consapevoli di scegliere se addizionare o sottrarre potrebbe indicare solo un’inclinazione inconscia verso l’una o l’altra possibilità. E permetteva di predire la scelta con una precisione superiore solo del 10 per cento a quella ottenibile lanciando una moneta. In generale, poi, non è possibile che l’attività cerebrale prenda decisioni definitive sulle nostre scelte quattro secondi prima del momento dell’azione, perché noi siamo in grado di reagire ai cambiamenti delle situazioni in tempi più brevi. Se così non fosse, saremmo tutti già morti in un incidente d’auto. Un’attività neurale inconscia, però, può prepararci a eseguire una certa azione avvertendoci di sorvegliare consapevolmente ciò che facciamo per poter poi aggiustare il nostro comportamento durante il suo svolgimento.
I willusionisti sottolineano anche le ricerche che mostrano che il nostro controllo cosciente delle azioni che compiamo è minore di quanto crediamo. Ed è vero che spesso subiamo senza saperlo l’influenza di qualche sottile elemento di ciò che vediamo e di inclinazioni e tendenze di tipo emozionale o cognitivo. Finché non comprendiamo questi aspetti, non siamo liberi di contrastarli. Questo è uno dei motivi per cui penso che abbiamo il libero arbitrio, ma in misura minore di quanto si tenda a credere. Ma c’è una grossa differenza tra ritenere di averne meno e credere di non averlo affatto.
Ricerche come quelle di Libet e Hayes trattano di scelte che le persone fanno senza deliberazione cosciente al momento dell’azione. Ognuno di noi ha dei comportamenti ripetitivi o abituali, a volte anche molto raffinati, che però non richiedono grandi sforzi di pensiero perché oramai sono stati appresi. Io che infilo la chiave nella toppa. Il portiere di calcio che si tuffa su una palla. Il pianista che esegue il Chiaro di Luna di Beethoven. Il gesto riflesso con cui giro la chiave, il balzo verso la palla o la pressione dei tasti bianchi e neri richiedono un certo tipo di elaborazione mentale. Ma ciò che stavo facendo in quella notte insonne – l’esame consapevole di una serie di possibilità alternative – è un’attività del tutto diversa da una routine appresa per ripetizione. Un intero corpus di ricerche mostra che elaborare i nostri pensieri in modo consapevole e orientato produce differenze reali nelle nostre azioni.
Questi lavori indicano che formulare l’intenzione di svolgere un compito – gli psicologi parlano di «intenzioni di attuazione» – accresce la probabilità che quel comportamento sia poi effettivamente messo in atto.
Uno studio di Peter Gollwitzer, della New York University, e colleghi ha rivelato chi si metteva a dieta formulando l’intenzione consapevole di ignorare ogni pensiero tentatore sui cibi proibiti ne mangiavano di meno di quelli che si ponevano solo l’obiettivo di perdere peso. Roy F. Baumeister dell’Università Statale della Florida ha dimostrato che il ragionamento cosciente migliora le prestazioni nei compiti logici e linguistici aiuta a imparare dagli errori del passato e superare i comportamenti impulsivi. Walter Mischel, inoltre, della Columbia University, ha trovato che la nostra capacità di distrarre volontariamente l’attenzione dalle tentazioni è cruciale per l’autocontrollo.
Ciascuno di noi compie ogni giorno delle azioni che ha pianificato consapevolmente. Può darsi che l’attività neurale che effettua questa pianificazione sia priva di effetti su ciò che facciamo, o serva solo a elaborare delle storie a posteriori per spiegare le nostre azioni a noi stessi e agli altri. Ma dal punto di vista evoluzionistico ciò avrebbe ben poco senso. Il cervello costituisce solo il due per cento, in peso, del corpo umano, ma consuma il 20 per cento della sua energia. Dovrebbero esserci forti pressioni evolutive contro processi neurali che abilitassero un’intricata attività di pensiero cosciente ma irrilevante per il comportamento. È estremamente probabile, invece, che questo articolo sia scritto in questo modo proprio a causa dei circuiti cerebrali che mi hanno fatto pensare che questo sia il modo migliore di scriverlo.

Libero arbitrio nel cervello?
Secondo i willusionisti, però, quest’elaborazione cerebrale interna non può essere considerata libero arbitrio, e definiscono spesso chi crede nel libero arbitrio come un «dualista», convinto che la mente esista in qualche modo come entità non fisica, separata dal cervello. «Il libero arbitrio è l’idea che facciamo delle scelte e abbiamo dei pensieri indipendentemente da ogni cosa che somigli anche solo lontanamente a un processo fisico», ha scritto uno studioso di neuroscienze, Read Montague, nel 2008. E Coyne ha sostenuto che «il vero “libero arbitrio”... richiederebbe di uscire dalla struttura del nostro cervello e modificare il modo in cui funziona».
È vero che qualcuno concepisce così il libero arbitrio. Ma non ci sono buone ragioni per farlo. La maggior parte delle teorie filosofiche sviluppa un’idea di libero arbitrio che è coerente con una visione scientifica della natura umana. E malgrado le pretese dei willusionisti, gli studi fanno pensare che la maggior parte della gente accetti l’idea che possiamo avere il libero arbitrio anche se la nostra attività mentale si deve per intero a quella del cervello. Se la maggior parte delle persone non ha una concezione dualistica del libero arbitrio, allora è sbagliato dir loro che il libero arbitrio è un’illusione in base all’idea scientifica della falsità del dualismo.
Un modo per verificare le convinzioni delle persone in tema di libero arbitrio è descrivere la possibilità di una tecnologia di visualizzazione cerebrale che consenta di prevedere perfettamente le azioni sulla base delle informazioni sulla precedente attività del cervello. In effetti, Harris ha suggerito che questa situazione «smaschererebbe questa sensazione [di libero arbitrio] per quello che è: un’illusione».
Jason Shepard della Emory University, Shane Reuter della Washington University di St. Louis e io abbiamo deciso di verificare con una serie di esperimenti se è vero che sapere l’elaborazione inconscia delle informazioni da parte del cervello consente di prevedere i comportamenti porta a mettere in dubbio l’esistenza del libero arbitrio. Abbiamo presentato ai nostri soggetti degli scenari dettagliati che descrivevano una tecnologia futuristica di visualizzazione cerebrale, proprio come postulato da Harris.
Agli studi hanno partecipato centinaia di studenti dell’Università statale della Georgia. Leggevano la storia di una certa Jill che, in un lontano futuro, indossava per un mese una cuffia in grado di visualizzare la sua attività cerebrale. Grazie alle informazioni raccolte dallo strumento, gli scienziati potevano predire tutto ciò che pensava e faceva, anche quando cercava di imbrogliare il sistema. La conclusione era: «Questi esperimenti provano che tutta l’attività mentale umana non è altro che un’attività del cervello, di modo che ogni cosa che ogni essere umano pensa o fa può essere prevista in anticipo sulla base della sua precedente attività cerebrale».
Oltre l’80 per cento dei partecipanti ha riferito di credere che una simile tecnologia fosse possibile in un futuro, ma l’87 per cento ha detto che Jill continuava a essere dotata di libero arbitrio. Un’altra domanda era se l’esistenza di una simile tecnologia avrebbe indicato che le persone sono prive di libero arbitrio. Il 75 per cento circa dei soggetti si è dichiarato in disaccordo. Ulteriori risultati mostrano che, secondo una maggioranza significativa, finché la tecnologia non avesse consentito che i cervelli fossero manipolati e controllati dall’esterno, le persone avrebbero avuto il libero arbitrio e la responsabilità morale del proprio comportamento.
La maggior parte dei partecipanti all’esperimento sembrava ritenere che l’ipotetico strumento di scansione cerebrale stesse semplicemente registrando l’attività cerebrale di cui consistono i ragionamenti e le considerazioni consapevoli di Jill sulle decisioni da prendere. Invece di ritenere che fosse il suo cervello a far sì che Jill compisse certe azioni – e che lei fosse priva di libero arbitrio – pensavano che lo strumento seguisse soltanto il funzionamento del suo libero arbitrio nel cervello.
Perché, allora, i willusionisti credono il contrario? Forse dipende dall’attuale stadio delle nostre conoscenze. Fino a che le neuroscienze non saranno in grado di spiegare la coscienza – il che richiederà una teoria che spieghi come le nostre menti non siano né riducibili e né distinte dai meccanismi e dal funzionamento dei nostri cervelli – sarà forte la tentazione di pensare, come sembrano fare i willusionisti, che se il cervello fa tutto non resta più nulla da fare per la mente cosciente.
I progressi delle neuroscienze e il miglioramento delle tecnologie di visualizzazione ci aiuteranno, si spera, a svelare più chiaramente fin dove arrivi il nostro controllo consapevole e in che misura le nostre azioni siano governate da processi fuori dal nostro controllo. Trovare soluzioni a queste questioni sul libero arbitrio è importante. Il nostro sistema legale – e il fondamento morale di molte delle istituzioni della nostra società – richiede una migliore comprensione di quanto – e quando – le persone sono o non sono responsabili di quel che fanno.