5 marzo 2015
Enrico Gaggion, 18 anni. Studente dell’ultimo anno dell’Itis Volterra di San Donà di Piave, solare e nel contempo solitario, su un braccio s’era fatto tatuare un lupo, l’animale che diceva di amare di più perché «si aggrega al branco, ma sa anche vivere da solo»
Enrico Gaggion, 18 anni. Studente dell’ultimo anno dell’Itis Volterra di San Donà di Piave, solare e nel contempo solitario, su un braccio s’era fatto tatuare un lupo, l’animale che diceva di amare di più perché «si aggrega al branco, ma sa anche vivere da solo». Grande tifoso della Juve, andava spesso allo stadio con gli amici. In cura da qualche tempo per una brutta depressione, l’altra mattina, verso l’alba, scrisse un biglietto d’addio ai genitori Rino e Emanuela e alla sorella Elena, ai quali era legatissimo, legò una corda a una trave della sua camera da letto, l’altro capo se lo girò attorno al collo, e si lasciò penzolare. A trovarlo così fu il padre, che l’era andato a cercare perché Enrico, che s’alzava puntualmente alle sette per andare a scuola, non s’era fatto vivo in cucina per la colazione. Mattina di martedì 3 marzo, prima delle 7.30, in una casa di Levada, frazione di Ponte di Piave (Treviso).