Walter Riolfi, Il Sole 24 Ore 3/3/2015, 3 marzo 2015
LA CORSA DEL DOLLARO? POTREBBE FINIRE PRESTO
Sarebbe bello possedere la sicurezza di una Goldman Sachs che vede il dollaro alla pari con l’euro fra un anno o due. Ma per quel che il futuro ci riserva, il dollaro potrebbe salire fino a 0,8 fra qualche anno, perchè l’Eurozona è stremata da una nuova e più furiosa crisi dei debiti sovrani. Oppure crollare a 1,5, perchè gli Stati Uniti sono finiti in recessione e una Fed impotente non ha potuto far altro che varare il 5° (o il 6°) quantitative easing. La sola cosa che si intuisce è che la corsa al rialzo del dollaro, rispetto all’euro e al paniere delle principali valute, s’è alquanto rallentata: il che non esclude ulteriori passi, magari fino a 1,10, come stimano per fine anno alcune grandi banche d’investimento. E poi perchè dovrebbe continuare a rivalutarsi?
Per il differenziale dei tassi (e dei rendimenti) sostengono i più, additando l’estate, o poco dopo, il momento in cui la Fed muoverebbe i tassi. E perchè lo dovrebbe fare, mentre il resto del mondo non fa altro che abbassarli? Non per timori d’inflazione, visto che quella generale è quasi a zero e la core è ferma a 1,3%, nonostante il timido rialzo dei salari. Nemmeno per il rischio di un’economia surriscaldata, giacché quasi tutti gli indicatori macro segnalano semmai un rallentamento della crescita, in parte provocato proprio da un dollaro troppo forte. È il caso di rafforzarlo ancora facendo salire il costo del denaro?
In ogni caso, si dice, la Fed è intenzionata a rimuovere dal suo gergo la parola «paziente», cosicché fra due o tre incontri Fomc (dunque l’estate) rialzerà i tassi. Rimpiazzato il «considerevole tempo» dei vecchi comunicati con il concetto di pazienza, la Fed escogiterà una diversa semantica per prolungare lo status quo: forse un “tollerante” , o un più realistico “pragmatica”. L’osservazione più interessante arriva però da alcuni detrattori della banca centrale Usa. Ieri l’ha espressa Bill Gross, ricordando che tassi a zero distruggono alla fine il risparmio, incoraggiano i rischi incontrollati e soprattutto comprimono la crescita, anzichè stimolarla. Insomma prolungate dosi di tassi a zero e di Qe finirebbero per sortire effetti opposti: come avviene con la sonnolenza e la stanchezza di chi ha bevuto troppi caffè o con l’effetto paradosso di molte medicine.
Per tornare al differenziale dei tassi, c’è chi ipotizza che i rendimenti europei possano scendere ulteriormente, grazie al Qe della Bce. Si può anche immaginare il grande azzardo finanziario di uno spread tra Btp e Bund dimezzato a 50 punti. Ma, se così fosse, sarebbe più per vendite sul titolo tedesco che per acquisti sul Btp. E poi l’esperienza ha mostrato come i maggiori rialzi di bond e azioni sui mercati si siano manifestati prima dell’effettivo svolgimento di un Qe. In questa luce andrebbe letta la grande quantità di denaro finita in 2 mesi sulle attività finanziarie europee: una sorta di front running, come sostengono i malevoli. Questa liquidità avrebbe dovuto rafforzare l’euro. Potrebbe continuare ancora per un poco, ma non durare in eterno. E un riequilibrio dei flussi d’investimento, unito alla ripresa economica, finirebbe per pesare sulle obbligazioni: dunque a farne rialzare i rendimenti nei prossimi mesi.