Andrea Biondi, Il Sole 24 Ore 3/3/2015, 3 marzo 2015
LA TECNOLOGIA PUO’ METTERE IL TURBO AL DOPPINO DI RAME
La domanda attorno alla quale ci si sta arrovellando, alla fine è molto semplice: si sta battezzando un inutile spreco? La scelta della task force governativa di puntare sulla fibra fino a casa (Ftth) o fino al palazzo (Fttb) è valsa da subito contestazioni che con il passare del tempo si sono fatte più vivaci. Dov’è la neutralità tecnologica se si decide di sposare una tecnologia anziché un’altra? Va detto che quel che fino a qualche tempo fa era impensabile - mettere in dubbio il dogma del raggiungimento dei 100 Mbps di velocità grazie alla fibra fino a casa - ora non lo è più. A metà febbraio Fastweb è uscita platealmente allo scoperto chiedendo al governo di spingere sull’Fttc (fibra fino all’armadio di strada e rame nella parte finale) in virtù di tecnologie in grado di mettere il turbo al doppino di rame. Dal vectoring (soluzione tecnologica che banalmente elimina le interferenze) al GFast (altra soluzione messa a punto lo scorso dicembre e commerciabile dal 2015) la controllata italiana di Swisscom ha calcolato che si può arrivare (cosa che loro stanno facendo con prove sul campo e grazie a soluzioni Alcatel Lucent) fino a 500 Mbps con soluzioni in Fttc. Anche perché in Italia gli armadietti di strada distano circa dai 250 ai 400 metri dalle abitazioni, molto meno che in altri Paesi.
Su questa seconda vita del rame si sta ora giocando una partita con al centro, inevitabilmente, i necessari investimenti. Per fare una rete in Ftth ci sarebbe da sborsare il 70% di soldi in più con tempi del 75% maggiori per portare a termine la realizzazione.
La scelta di puntare sull’architettura Ftth è stata invece avvalorata, sul fronte governativo, mettendo in evidenza che su vectoring e simili non c’è (come è vero) chiarezza normativa. E comunque si tratta di soluzioni che andranno verificate sul campo quando i numeri della clientela diventeranno significativi. Un esperto del settore, Cristoforo Morandini, dell’Osservatorio Between (Ernst&Young) la sintetizza così: «Già ora con le soluzioni a disposizione con l’Fttc riusciamo ad avere velocità di download che vanno dai 30 ai 70 Megabit per secondo. Le varianti ora sul mercato sono significative, anche se andrà risolta tutta una serie di incertezze». E c’è da considerare un ulteriore aspetto: gli obiettivi dell’Agenda digitale europea sono stati messi a punto nel 2010. Dal punto di vista tecnologico, anni luce fa. Basterà quindi il vecchio doppino di rame, seppur potenziato al massimo, a soddisfare le nuove esigenze determinate dal maggior consumo di video online e, in generale, di dati?
Telecom, che punta sull’Fttc, ha anche però previsto, nel suo piano 2015-2017, investimenti sull’Ftth (500 milioni di euro per la precisione). Tra l’altro nel programma del Mise per portare la banda ultralarga al Sud grazie a un 30% di incentivi a fondo perduto (dove l’ex monopolista ha fatto il pieno), la scelta è stata di dare Fttc alla popolazione, ma Ftth a enti e istituzioni.
In estrema sintesi, al momento l’imperativo sembra quello di dover fare chiarezza, anche superando contraddizioni più o meno apparenti sulla neutralità tecnologica e non solo. Perché se è vero che la task force governativa ha puntato forte sull’Ftth, è altrettanto vero che Agcom, nella sua proposta sui prezzi dei servizi regolati Telecom (quanto gli Olo devono pagare a Telecom per usufruire di rete e in alcuni casi di servizi completi) ha abbassato il prezzo del subloop (l’ultimissimo tratto in rame) in maniera consistente, rendendo ancora più conveniente la virata sull’architettura Fttc.
Intanto gli operatori si stanno muovendo, sebbene l’Italia sia ancora molto indietro. Solo per dare un numero: secondo gli ultimi dati disponibili di fonte Ue, ad avere accesso alla connettività a banda ultralarga (oltre 30 Mbps di velocità) è solo il 21% di famiglie (contro il 62% di media europa). Al momento, sull’ultrabroadband Telecom è leader nelle coperture (30% della popolazione), dichiara 230mila clienti, con 130 città e distretti industriali coperti e un obiettivo di copertura del 75% al 2017. Fastweb ha invece la leadership sulla clientela ultrabroadband (500mila), copre il 20% della popolazione con obiettivo al 30% è ha una rete storica in Ftth in 7 città. Ora ha un piano di espansione in Fttc. Vodafone, dal canto suo, ha avviato a partire dall’autunno un piano di realizzazione di propri cabinet. E fra cabinet suoi o rivendite ha un servizio disponibile in 88 città. Vodafone è peraltro il primo e unico operatore che offre la fibra a 300 Mbps con tecnologia Ftth a Milano e a Bologna, basandosi su rete Metroweb (che dal canto suo ha puntato e continua a puntare nel suo piano industriale sull’Ftth). Su rete Metroweb a Milano, ma fra un po’ anche a Bologna e Genova (città coperte dall’operatore controllato di F2i e Cdp, va anche Wind, che con Infostrada è il secondo operatore italiano nella telefonia fissa.