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 2015  marzo 01 Domenica calendario

LA TRUFFA DELLE FALSE TANGENTI PER GLI IMPRENDITORI STRANIERI

MILANO Spaghetti, mandolino e tangenti. Rinomata nel mondo per la tavola e il bel canto, l’Italia è ormai irreparabilmente famosa anche per le bustarelle, visto che perfino gli imprenditori dell’altro capo del pianeta si convincono che qui bisogna pagare per oliare i meccanismi della pubblica amministrazione, come ha scoperto un’inchiesta su un giro di truffe per centinaia di migliaia di euro partite addirittura dalla Nigeria che ha coinvolto sei persone, alcune arrestate e già condannate.
Si fa chiamare Amadhioa, dirige le operazioni da Lagos (Nigeria) ed è capace di conquistare le sue vittime convincendole a farsi ore di volo per gettarsi spontaneamente nella sua rete. Il suo uomo in Italia è un nigeriano di 35 anni che vive a Busto Arsizio, ma può contare anche su una torinese di origini campane dall’inglese fluente e bella presenza e su due romeni. Non si sa bene come riesca ad agganciare imprenditori e manager di mezzo mondo, persone tutt’altro che sprovvedute alle quali si presenta per telefono, per email e con lettere ufficiali abilmente falsificate come Gino Guidetti oppure Emilio Nespoli.
Sta di fatto che la formula è sempre la stessa, come ha verificato la Guardia di Finanza di Milano nelle indagini dirette dal pm Letizia Mannella. «Lo Stato italiano vuole investire nella sua azienda, sono una persona di fiducia di molti politici e il punto di riferimento del ministro dell’Economia e delle finanze», ripeteva proiettando affari mirabolanti da 100-150 milioni che per andare in porto, però, avevano sempre bisogno di mazzette anche di oltre 100 mila euro, di orologi Rolex e di collane d’oro da dare a un funzionario o un politico ma che finivano invariabilmente nelle tasche dei complici di Amadhioa.
L’amministratore delegato di una società di Brisbane (Australia) quotata alla Borsa australiana e proprietaria di una miniera d’oro a Papua Nuova Guinea arriva in un hotel lussuoso del centro di Milano all’inizio del 2013 attratto da un affare da 150,8 milioni di euro. «Dovevo incontrare Nespoli che mi aveva detto di portare 22 mila euro e qualche regalo per ottenere favori da altre persone. Diceva che era l’agente di fiducia di molti politici, in particolare del ministro dell’Economia con il quale bisognava avviare il business», dichiara a verbale l’ australiano che, non fidandosi del tutto, consegna «appena» 18 mila dollari, un Rolex e un braccialetto d’oro, non a Nespoli/Amadhioa, che non si fa mai vedere, ma alla sua finta segretaria italiana che con un pretesto sparisce dalla circolazione. Stesso copione per un inglese, manager di un’impresa ittica delle Seychelles, anche lui ingolosito da un affare da oltre 100 milioni. Prima di atterrare a Milano per la firma Guidotti/Amadhioa gli aveva fatto recapitare il contratto suggerendogli «di portare un orologio di marca Rolex perché la cultura italiana prevede il buon uso di fare un regalo e 8.000 euro per le spese».
L’epilogo di tutte le truffe, la Gdf ne ha contate almeno sei, tra cui una da 113 mila euro ad un olandese, andava in scena nell’atrio dell’ufficio principale dell’Agenzia delle Entrate di Milano, in via Manin. Lì i vari complici di Amadhioa (se ne sono succeduti alcuni dopo gli arresti disposti dal gip Cristina Mannocci) portavano le vittime per «istruire» le pratiche, fare i regali e pagare le spese, certificate da una ricevuta su carta intestata del ministero delle Finanze, che non era altro che un codice fiscale ottenuto allo sportello automatico. L’ultima volta c’era anche la Gdf con le manette pronte.