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 2015  febbraio 28 Sabato calendario

UN SOLE BLU , VETRO E SCULTURE: LA MIA ARTE «APPLICATA» A VENEZIA

Gianmaria Potenza, artista eclettico e sensibile alle sollecitazioni estetiche contemporanee, conserva il gusto per la lavorazione artigianale, creando e progettando opere in linea con la natura. La sua casa/atelier è avvolta da un suggestivo giardino segreto dove la vegetazione disegna insolite geometrie e ospita felicemente — oltre a un infinito numero di coloratissimi fiori di cristallo — una serie di sculture: dai Gufi ai Cani ai Totem-Enigma, opere verticali ricche di simboli e scritture ideografiche e stilizzazioni figurali dell’Estremo Oriente.
Siamo nel cuore di Venezia vicino alle Gallerie dell’Accademia a San Trovaso, dove si trova il celebre Squero delle Gondole e più in là, sulla riva delle Zattere, la passeggiata che conduce alla Punta della Dogana, restaurata da Tadao Ando.
«Proprio gli incredibili spazi della Dogana, prima che fosse acquisita da Pinault per le sue collezioni d’arte, sono stati fonte d’ispirazione per il mio lavoro — racconta Potenza —. Nel 1995 ho esposto lì una serie di sculture. Ho voluto fare un omaggio alla bellezza e alla prosperità dell’Universo con creazioni che potessero giocare con gli elementi della Natura, con le rifrazioni delle luci e la magia dell’acqua, in profonda armonia».
Una curiosità di quella mostra? «Avevo coinvolto Archimede Seguso, celebre artista del vetro, che mi aveva permesso d’inserire i suoi vetri in alcune realizzazioni. Lo sconvolsi perché utilizzai i suoi vetri non interi ma… a pezzi! La mia ricerca era scomporli per poi ricomporli e inserirli nei miei pannelli. La reazione di Seguso fu: “ Gianmaria, cosa ti fa ae me creauture ”?».
Entrando nell’Atelier di Potenza, la poetica di quest’artista si manifesta con una moltitudine di sculture; «Sfere», «Atlanti», Sculture-Fontana, grandi pannelli-mosaico/legno. Qui trovano riscontro arte, pensiero, manualità e sofisticate applicazioni; monumentalità e ricchezza di dettagli descrittivi. «Ho preferito da sempre un lavoro applicato piuttosto che la contaminazione con il gusto di una piccola committenza», dice Potenza. Ecco quindi i grandi lavori per musei, arredi urbani, banche, spazi pubblici. Non manca l’Omaggio al cibo legato al tema dell’Expo 2015 Milano: Nutrire il pianeta, con le curiosissime e gigantesche «Scultura-Tortellino», «Grande Rigatone» o «Mezza Manica».
Un insolito ascensore tutto in vetro ci accompagna lungo i quattro piani dell’abitazione dell’artista. Sullo sfondo, Potenza ha installato un mosaico multicolore che, specchiandosi sui vetri dell’ascensore, ne amplifica l’effetto ad ogni sbarco di piano. Al primo, il living si apre su luminosissimi spazi le cui pareti evidenziano centinaia di piccoli disegni, studi, paginette di taccuini, schizzi, progetti delle realizzazioni dell’artista degli Anni 60/70: acquerelli, tecniche miste, matite, inchiostri. Sono le idee realizzate per La Murrina fondata da Potenza nel 1968, per la quale ha disegnato le elegantissime lampade bianche a forma d’elefante che illuminano la casa, e così i vasi, gli oggetti e le appliques. Anche la Grande Libreria nera che veste il soggiorno fa parte dei progetti.
Salendo le scale troneggia il grande bronzo di Ennio Pettenello, zio dell’artista, e un mobile sardo del ‘700 con sopra un dipinto di Sante Peranda (1566-1638), allievo di Palma il Giovane. Il tavolo di marmo e le poltroncine sono dell’architetto Eugenio Gerli, mentre su un mobile chiaro sono posti dei calici. «Li ho realizzati per papa Paolo VI, che li regalava ai suoi cardinali nel periodo in cui disegnavo paramenti sacri per la Santa Sede». Attraversando i corridoi che conducono in altre stanze, ci si imbatte in originali armadi a muro le cui ante raffigurano grandi guerrieri realizzati negli Anni 60 da Potenza anche per l’Aga Khan in Sardegna.
Si arriva così alle terrazze fiorite di questa inusuale dimora novecentesca. All’ora del tramonto si ammira uno splendido paesaggio, un belvedere da cui bearsi della chiesa della Salute, il campanile di San Marco da un lato e, dall’altro, il campanile di San Trovaso che si erge fra i tetti e le suggestive «altane» veneziane.