Re. Pez., Il Messaggero 1/3/2015, 1 marzo 2015
TIMORI LUMBARD: «SARÀ PIENO DI TERÙN...»
IL VIAGGIO
ROMA Alla stazione Centrale di Milano c’è pure Pino Babbini, lo storico autista di Umberto Bossi quando Bossi era il capo incontrastato: «Sono venuto solo per salutare. Ho problemi di salute, non posso partire». Lo riconoscono in pochi. I leghisti di un tempo non ci sono più, e se ci sono hanno perso la memoria. Adesso c’è solo Salvini «che ci ha fatto rinascere». E che li ha convinti a mettersi in viaggio per la Capitale. Binario 13, ore 10.05, parte il Freccia Rossa prenotato dalla Lega. La marcia su Roma si fa anche in prima classe.
FABIO VOLO E L’ASSESSORE
Poche camicie verdi, qualche fazzoletto padano. Fra gli scomparti passa l’assessore Garavaglia - che in Regione Lombardia è un mammasantissima - ma quasi nessuno sa chi è. Una ragazza di Lezzeno (Como) riconosce invece Fabio Volo che sta per salire su un altro treno. Prima che il convoglio lasci la stazione un tipo mostra tutto il suo fastidio per i giornalisti a bordo. «Io sono di Milano e sono laureato in economia, voi fate solo della filosofia». Lo guardano strano anche i suoi fratelli padani.
Il militante leghista, comunque, è mediamente emozionato. Non sa cosa lo aspetta a Roma. Non sa se deve essere più preoccupato per le minacce degli antagonisti o per l’incontro ravvicinato con i «terùn» smaniosi di salire sul carro di Salvini. Non sanno neppure se i vecchi slogan contro «Roma ladrona» hanno ancora diritto di cittadinanza. E allora fanno finta che il passato non esista, che tutto sia nuovo. Furoreggia il motivetto di sempre: «Da trent’anni è tutto uno schifo». E chi se ne frega se per metà del tempo la Lega è stata al governo.
Spiccano per cortesia due coppie di Almenno San Salvatore, terra di bergamaschi duri e puri. Artigiani i mariti, le mogli casalinghe. Anche per loro quel ch’è stato è stato. Bossi? «Ormai ha fatto il suo tempo». Berlusconi? «La nostra rovina è stato lui». La Lega che ricomincia a sognare, insomma, ha bisogno di resettare la memoria. E Salvini è lì apposta: «Senza di lui probabilmente la Lega non ci sarebbe più». Un gruppo di Gaggiano (Milano) fa girare una petizione per abolire l’obbligo delle termovalvole per i termosifoni: «Si ricomincia dalle cose concrete».
A Firenze il Freccia Rossa ha uno stop imprevisto: «Sarà Renzi che vuole salire e ci fa aspettare». Poi il treno riparte, manca poco più di un’ora. A Termini non ci sono problemi di sorta. In piazza del Popolo neppure. Il lato destro è occupato dai neofascisti. Il lato sinistro dai meridionali di «Noi per Salvini». Al centro i padani. Non ci sono contaminazioni. I Pescatori della Sicilia parlano dei loro problemi con la pesca del tonno divenuta «impossibile per colpa dell’Europa».
UN VENETO AD AGRIGENTO
Quelli arrivati da Catanzaro si dilungano sul Cavaliere «che ci ha delusi profondamente». Bergamaschi e bresciani stanno per i fatti loro e inveiscono contro «gli immigrati che ci tolgono lavoro». Dicevano la stessa cosa dei meridionali, trent’anni fa. Adesso non si dice. Non si può più dire. E anzi: l’onorevole Marco Marcolin da Treviso tiene banco in un capannello di giovani giunti da Agrigento. Sarà il loro candidato sindaco alle prossime elezioni comunali: «Mi sono innamorato di questa città che ho visto per la prima volta due anni fa». Salvini ha fatto il miracolo.