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 2015  marzo 01 Domenica calendario

ALTRO CHE LUCI ROSSE. BITONCI SEQUESTRA L’INCASSO ALLE LUCCIOLE

Guerra senza frontiere al degrado e alla prostituzione nella città di Sant’Antonio. Che ha visto moltiplicarsi gli «affari» e le presenze del «settore». Quindi la battaglia si combatte con misure drastiche. Anche con il sequestro dei «sudati» guadagni del sesso a pagamento. Il sindaco di Padova, Massimo Bitonci, infatti ha deciso di usare la mano pesante per stroncare il fenomeno. Altro che le zone a luci rosse volute dal collega romano Ignazio Marino. Prima di tutto è vietato per le prostitute esercitare in città. Non più quindi solo multe alle lucciole trovate in abiti troppo succinti o semisvestite, come previsto già adesso. Non solo multe salate ai clienti. Ora ci sarà anche la confisca dell’incasso della serata. Insomma, le prostitute che hanno esercitato per tutta la sera, se intercettate, per così dire, rischiano anche di essere private di quanto guadagnato nella serata. Cosa accadrà, in concreto? Gli agenti della polizia locale potranno portare le lucciole al comando per l’identificazione e multarle per la loro attività. La somma potrà arrivare, come avviene ora, fino a 500 euro. Ed è prevista, nel caso, la confisca amministrativa dell’incasso per le prestazioni. Confermate, come deciso dalle ordinanze Zanonato, anche le multe ai clienti, sempre fino a 500 euro. L’ordinanza, firmata dal sindaco Massimo Bitonci, messa a punto dall’assessore alla sicurezza e alla polizia locale Maurizio Saia e dal comandante Antonio Paolocci, vieta a chiunque di sostare in spazi e luoghi pubblici «in atteggiamento che inequivocabilmente connoti l’attività di meretricio», e in questo modo punta a ripulire intere zone della città ora regolarmente frequentate dalle prostitute e dai loro clienti, tutelando la sicurezza urbana e combattendo il degrado. Sembra che ci sia tutta l’intenzione di usare il pugno di ferro con retate e controlli a tappeto. Se è vero che in Italia la prostituzione non è reato, è vero però - ed è il senso dell’ordinanza stessa - che «è collegata alla commissione di gravi reati quali l’induzione, lo sfruttamento, il favoreggiamento e l’agevolazione» della prostituzione stessa, oltre ad alimentare atti di violenza e lo squallido mercato dello sfruttamento di ragazze minorenni, con tutto il giro illegale che fa da inevitabile corollario.