la Repubblica 2/3/2015, 2 marzo 2015
LETTERE
Dopo la strage fondamentalista al settimanale satirico “Charlie Hebdo” tutto il mondo (anzi, mezzo mondo, quello occidentale) ha usato l’ormai noto slogan “Je suis Charlie”. Una parola d’ordine molto efficace, che ha contribuito a puntellare la nostra coscienza di popolo democratico. Ora però stiamo esagerando: dopo l’assassinio di Nemtsov è subito partito il coro dei “Je suis Boris”. Per non dimenticare quella maglietta dei tifosi della Roma con la scritta “Je suis fountain”, per vendicare l’affronto alla Barcaccia. Ma così ne stiamo svilendo il valore.
Riccardo Somma
Roma