varie, 2 marzo 2015
SCALZO
«Devo tanto ad Acquah. È il mio più caro amico. A Palermo mi aiutava, mi ha dato qualche soldo e mi ha regalato le prime scarpe. Ero abituato a giocare scalzo. Da noi le scarpe le hanno in pochi. Diciamo che quando si gioca in 22, al massimo le hanno in quattro» (il centrocampista ghanese del Cagliari Godfred Donsah).
PIAZZE «Da piccola ho vissuto quasi due anni a Firenze perché mio padre Bill si era trasferito lì per l’università, appassionandosi al football. I miei primi calci li ho tirati nelle piazze fiorentine» (l’americana Mia Hamm, considerata la più forte calciatrice di tutti i tempi, entrata nel Cda della Roma).
PILONI «Non riesco a immaginarmi in un altro ruolo. Piloni si nasce, non si diventa. Noi piloni siamo quelli sempre più cicciottelli e lenti, avremmo sempre voluto essere il numero 10, l’apertura. Ma il fisico non ce lo permette. Come quando si gioca a calcio che c’è sempre quello sovrappeso che pensa di essere Maradona o Messi: ecco, noi piloni siamo un po’ così» (Martin Castrogiovanni).
PAZZO «Ogni atleta ha un giorno pazzo e fa un errore gigante. A qualcuno tocca quando ha 15 anni, a qualcuno quando è nel Mondiale» (Jorge Lorenzo).
STIMOLI «È più facile per me, perché ho un grande obiettivo: strappare il titolo a Lewis. È la mia rivincita. Mentre, se hai vinto, c’è il rischio di abbassare la guardia o perdere la motivazione. Corriamo lo stesso pericolo come squadra. Prima avevamo voglia di mangiare la Red Bull e ora l’abbiamo già nel nostro stomaco. Perciò bisogna continuare a trovare stimoli» (Nico Rosberg).
RIPETIZIONI «Seguiamo un programma preciso, che passa anche attraverso una lunga serie di stage fatti con le franchigie, Treviso e Zebre. Si può migliorare lavorando su precisi concetti meccanici e dinamici, poi sul corpo e l’attitudine. Alzo sempre l’asticella. La chiave sta nella ripetizione ossessiva degli esercizi, introducendo delle variabili legate agli avversari» (Jacques Brunel, ct della nazionale italiana di rugby).
DISCIPLINA «Potendo scegliere, vorrei che migliorassimo soprattutto in qualifica. La disciplina è il primo passo verso il successo: questo ho detto ai ragazzi. Vincere due gare è un obiettivo ambizioso, ma resta realistico» (il team principal della Ferrari Maurizio Arrivabene).