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 2015  febbraio 28 Sabato calendario

CHE TEMPO FARÀ? QUEL SOTTILE PIACERE DI PARLARE DEL METEO

I commenti sulle previsioni del tempo sono diventati il principale argomento di conversazione anche in Italia. Un po’, è noto, dipende dal fatto che le stagioni non sono più quelle di una volta. Chi ancora si ricorda di com’erano, freddo d’inverno, caldo d’estate, pioggia in autunno e temporali in primavera, non fa che dichiarare il suo stupore per come le cose siano cambiate, senza che neanche sia possibile trovare un sicuro colpevole. Quando il tempo atmosferico era stabile, non c’erano molte ragioni di parlarne. Ora che varia in continuazione, producendo danni mai visti prima a memoria d’uomo, tutti consultano sullo smartphone i siti web di previsioni, scambiandosi i più attendibili.
METODO SCIENTIFICO
Distinguere le informazioni attendibili da quelle approssimative è diventato sempre più difficile, perché i dilettanti imperversano: possono sempre copiare le previsioni da un altro sito. E comunque i dati di partenza sono uguali per tutti: vengono dal centro meteo europeo di Reading, in Inghilterra, che analizza 300 mila informazioni al giorno inviate da termometri, igronomi, barometri, boe atlantiche e palloni aerostatici, li inserisce in un gigantesco computer e formula le previsioni. Non sempre sono esatte: interpretare un mondo caotico come quello dell’umidità, delle correnti, dei venti e della pressione servendosi di una scienza esatta come la matematica può dare risultati approssimativi, anche se a farlo sono esperti professionisti.
FENOMENO SOCIALE
Per capire come i discorsi sul tempo possano diventare un fenomeno sociale non c’è modo migliore che guardare a quello che è avvenuto in Gran Bretagna. L’isola è da sempre spazzata da aria polare continentale che arriva da Nord-Est, da aria polare marittima da Nord-Ovest, da aria tropicale marittima da Sud-Ovest e da aria tropicale continentale da Sud-Est. Quando queste masse cariche di umidità a temperature diverse si scontrano, può accadere di tutto. Il tempo di Londra non è peggiore di quello di New York: è solo più imprevedibile, e non è certo un caso se quasi tutti gli strumenti che ancor oggi si usano per le previsioni sono stati inventati in Gran Bretagna.
LA PSICOLOGIA
Gli inglesi al tempo non badano più, lo accettano. Ma da secoli ne parlano sempre, almeno una volta ogni 6 ore, secondo un recente sondaggio. Proprio grazie a questa indagine si è però scoperto che la gente non discute del tempo perché è davvero interessata alle previsioni. Ne parla solo perché è il modo migliore per cominciare una conversazione con uno sconosciuto. Soprattutto le donne ammettono di parlare del tempo perché questo consente di mantenere la conversazione su un piano sicuro e impersonale, evitando ogni spiacevole equivoco. Secondo Kate Fox, direttrice del Social Issues Research Centre inglese, la meteorologia «facilita l’interazione sociale perché pone al centro della conversazione un argomento neutrale, da cui tutti sono in qualche modo toccati». È insomma un modo per conoscersi e per sondarsi, in attesa che la conversazione tocchi argomenti più profondi. Ma solo se proprio si deve: la Bbc ha pubblicato un lungo articolo di consigli su tutto quello che si può dire quando si parla del tempo, e si potrebbe andare avanti per ore, senza dover parlare di sé. O senza dover ammettere che non si ha niente di più interessante da dire.
Vittorio Sabadin, La Stampa 28/2/2015