Paolo Crecchi, La Stampa 28/2/2015, 28 febbraio 2015
NASCE UN’UNIVERSITÀ ISLAMICA “È L’EQUIVALENTE DELLA CATTOLICA”
Un milione di barili di petrolio per la gloria di Dio: il motto accademico è stato depositato ieri da Giampiero Khaled Paladini, un imprenditore leccese che nello studio del notaio Andrea Tavassi ha ufficialmente costituito la fondazione propedeutica alla prima università islamica italiana. Paladini è il presidente della Cofime, associazione di imprese che opera in Medio Oriente e giura di essere riuscito a convincere i Paesi dell’Opec a finanziare il progetto. Ogni anno una petroliera da 120 tonnellate attraccherà nel porto di Milazzo, terminal preferito a Taranto per la presenza delle raffinerie Q8: «Per gli arabi - dice - un milione di barili sono un bicchere d’acqua. In cambio noi formeremo una nuova classe dirigente islamica che saprà imporre la pace religiosa in Europa».
Paladini si è convertito da poco: 57 anni, barbuto per ispirazione estetica e non coranica, separato e disponibile sentimentalmente («ma quattro mogli sarebbero troppe») è laureato in legge e ha girato il mondo, quello musulmano soprattutto. Sostiene dunque di conoscere gli animi infiammati dalla jihad e di aver compreso come si possa contrastarla: «L’unico modo è armonizzare la verità del Corano alle tradizioni occidentali. Con tutto il rispetto, molte interpretazioni arcaiche provengono da Paesi arretrati ed è questo che porta allo scontro».
Il velo solo chi vorrà
Lungo i corridoi dell’università islamica indosseranno il velo solo le donne che lo vorranno, le classi saranno miste e potranno iscriversi o insegnare anche cittadini non musulmani. Il ministero dell’Istruzione, università e ricerca ha già fatto sapere che concederà il nulla osta se verranno rispettate le leggi della Repubblica. Il fondatore: «Sarmo l’equivalente della Cattolica. Ispirazione religiosa ma didattica a tutto tondo».
Il campus, 5000 gli studenti a regime, sorgerà ai margini di Lecce e avrà residence, mensa, impianti sportivi e naturalmente la moschea. Dopo una prima trattativa con le istituzioni (Paladini avrebbe voluto ristrutturare l’antica Manifattura tabacchi comprandola dal Comune) è in via di definizione l’acquisto di due terreni e una villa che ospiterà il rettorato. L’investimento è di 45 milioni di euro e un corso di teologia potrebbe cominciare già a ottobre, anche se le facoltà vere e proprie decolleranno entro un paio d’anni: una umanistica e due scientifiche, agraria e medicina.
Le materie
«A parte la filosofia, la storia e la letteratura che sono materie troppo importanti per non collegarle alla nostra fede», riflette il fondatore, «non vogliamo fare concorrenza all’Università del Salento. Ho già avuto contatti col rettore e collaboreremo. Noi punteremo tutto su specialità indirizzate al mondo musulmano: quanti sono gli agronomi arabi che conoscete? Pochissimi, eppure con le nuove tecnologie il Medio Oriente ne richiederà parecchi. Vogliamo dare una risposta alle esigenze dei giovani del Maghreb e dei Paesi del Golfo, che ora vanno a studiare a Londra, e nello stesso tempo offrire opportunità ai ragazzi italiani».
Lecce nicchia
Il Comune ha deciso di schierarsi a fianco dei cittadini spaventati all’idea di sentire il canto del muezzin cinque volte al giorno, anche se una moschea è stata inaugurata proprio pochi mesi fa. «Non è il momento», ha fatto sapere l’assessore all’urbanistica Severo Martini. In effetti, Martini è l’unico che può opporsi visto che la libertà di culto e di insegnamento è sancita dalla Costituzione. Ancora Paladini: «Stiamo preparando i documenti per ottenere l’autorizzazione dal Miur e non vedo proprio come potrebbero dirci di no. Noi rispetteremo tutte le leggi».
Crocevia di religioni
Angosciato dall’emergenza terrorismo, il capoluogo del Salento è in realtà un crocevia storico delle religioni: cattolici, ortodossi, musulmani hanno lasciato tracce evidenti nelle celeberrime chiese barocche, una più bella dell’altra. E se un’università islamica darebbe qualche preoccupazione al ministero degli Interni («Ma siamo in contatto, con loro e con la Digos») bisogna considerare l’indotto di una simile iniziativa: i convegni, le pubblicazioni, gli alimenti halal, i negozi di abbigliamento. «La conoscenza è la base di tutto - sospira Paladini - in tutta Europa non c’è un progetto come il nostro». In realtà qualcosa di simile esiste, a Parigi e in Borgogna, ma è evidente che Lecce diventerebbe una piccola capitale dell’islam colto e benestante. Quello dei magazzini Harrod’s di Londra, per capirci, non dei disperati che approdano a Otranto col barcone. E tantomeno dei tagliagole.
Paolo Crecchi, La Stampa 28/2/2015