Claudia Cervini, MilanoFinanza 28/2/2015, 28 febbraio 2015
BCC, DUE SECOLI DI LOTTE
Il percorso che porterà alla rivoluzione di un sistema composto da 380 istituti, 4.460 sportelli (il 14,3% della rete nazionale), 37 mila dipendenti, 1,2 milioni di soci, e che affonda le sue radici nel lontano 1.800, è sempre più accidentato. Come da copione, il progetto di autoriforma allo studio di Federcasse (il velo dovrebbe essere sollevato nel Consiglio nazionale del 12 marzo) sta dividendo il movimento e più di una corrente è pronta a salire sulle barricate.
Le divergenze all’interno del sistema del credito cooperativo non sono una novità, basti ricordare la recente fronda di 50 banche che hanno scelto di non aderire alla seconda tranche dell’aumento di capitale di Iccrea, gli episodi di rottura all’interno della federazione veneta risalenti all’estate 2008, i movimenti separatisti delle casse rurali Raiffeisen a cui non dispiacerebbe conservare l’autonomia. Solo per ricordare alcune circostanze. Come se non bastasse il delicato compito dell’autoriforma che il presidente della Federazione nazionale Alessandro Azzi è chiamato ad assolvere precede di alcuni mesi il rinnovo dei vertici di Federcasse, previsto per dicembre: una partita che si gioca sul filo politico e su quello dei consensi e potrebbe complicare ulteriormente la missione dell’autoriforma.
Le divergenze sono più d’una. Due posizioni antitetiche sono quelle delle Federazioni locali e quelle di Iccrea Holding, la banca di secondo livello che offre prodotti e servizi alle oltre 380 banche di credito cooperativo.
Le principali federazioni vorrebbero perseguire aggregazioni su base territoriale mantenendo il modello cooperativo e le sinergie sviluppate in questi anni. In questo modo verrebbe valorizzata l’integrazione dando vita a gruppi industriali veri e propri, ma senza mettere in discussione il modello associativo. A Iccrea non dispiacerebbe invece il modello francese e spagnolo che la vedrebbe come unica capogruppo (partecipata in misura più o meno ampia dalle stesse cooperative appartenenti al gruppo) ma con poteri di governo ben più ampi. D’altronde oltre a offrire prodotti e servizi la holding presieduta da Giulio Magagni sta iniziando a offrire anche soluzioni di sistema. Ne è un esempio il recente accordo raggiunto con Italfondiario per la gestione dei non performing loan delle Bcc. Negli ultimi anni non è mancata qualche tensione tra Iccrea e le singole banche in merito alle posizioni accentratrici addebitate alla holding guidata dal direttore generale Roberto Mazzotti. A queste due posizioni si aggiungono quelle delle singole banche. Alcuni istituti sono già usciti allo scoperto. «Non siamo disposti a dare una delega in bianco alla classe dirigente guidata da Azzi che in tanti anni si è dimostrata incapace di fare scelte e che ha solo curato equilibri di potere», ha detto Luigi Pettinati, direttore generale di Cassa Padana, banca di credito cooperativo bresciana parlando col Giornale di Brescia. Interessante sarà capire quali posizioni avranno in merito le banche di maggiori dimensioni come la Bcc di Roma, presieduta da Francesco Liberati.
Va ricordato che Azzi ha una profonda conoscenza del sistema e dei suoi equilibri, basti dire che è in carica dagli anni Novanta. Ma avrà la forza politica per tirare le fila del movimento e far confluire le diverse posizioni verso un unico progetto? In realtà, fa notare qualcuno, proprio per le dinamiche che caratterizzano il sistema Bcc, organizzato in federazioni (con scarsi poteri di governance sul movimento), con una holding (Iccrea) che funge da braccio operativo, ma limitandosi all’offerta di prodotti e servizi, e per gli ampi margini di autonomia di cui godono le singole banche, Azzi pare come un imperatore tenuto a governare un regno senza l’ausilio di un esercito. Le guerre intestine finiranno allora per far naufragare il disegno di autoriforma portando il governo a un intervento d’imperio? Gli episodi passati fanno riflettere. Se è vero che in qualche caso il sistema è stato capace di autoriformarsi, proprio il direttore generale di Federcasse Sergio Gatti, in una recente intervista a MF-Milano Finanza ricordava la riforma degli statuti-tipo delle Bcc approvata nel 2011 con l’obiettivo, tra gli altri, di eliminare i conflitti di interesse nel governo societario, su numerose altre questioni (come quella del fondo di garanzia istituzionale) gli scontri sono stati numerosi. Il confronto sulla riforma si inserisce perdipiù in un clima politico acceso. Se da un lato Federcasse, per voce del presidente della delegazione negoziale Augusto Dell’Erba, sta trattando con i sindacati sul rinnovo del contratto dei bancari, dall’altro la delegazione nazionale sarà presto chiamata a rinnovare i vertici. E chissà se la battaglia per portare a termine o per boicottare l’autoriforma non si trasformi in un palcoscenico elettorale per riscuotere consensi.
Claudia Cervini, MilanoFinanza 28/2/2015