Paolo Mereghetti, Corriere della Sera 28/2/2015, 28 febbraio 2015
LA GRANDE UTOPIA DELLA GENERZAIONE POST-SESSANTOTTO
Possono rinascere i miti? Dopo trentatré anni? L’esperienza propenderebbe per il no, anche se l’oggetto della rinascita è Rick Deckard, il cacciatore di taglie più famoso di tutta la fantascienza cinematografica. E anche se tornerà ad avere la faccia (invecchiata…) di Harrison Ford. Nel 1982, Blade Runner era stata una specie di miracolosa apparizione, in equilibrio tra paure e utopie, cinema e letteratura, psicoanalisi (la rivolta contro il padrecreatore della Tyrell Corporation) e melodramma. Era riuscito a sintetizzare in due ore le domande cui la generazione del postSessantotto non era stata capace di rispondere. Che cosa può aggiungere oggi? Harrison Ford avrebbe definito il copione «uno dei migliori che abbia mai letto» ma fino a che punto possiamo credere al suo entusiasmo? Bisognerebbe almeno conoscere l’importo del compenso pattuito per recitarvi… E Ridley Scott, che in questo sequel si è riservato il ruolo del burattinaio, deve ancora farsi perdonare per lo scempio fatto su Alien, quando con Prometheus si era inventato un prequel che gridava vendetta al cielo. Certo, Denis Villeneuve è un regista di notevoli qualità e immagino che non voglia giocarsi la reputazione conquistata con i precedenti La donna che canta o Prisoners, ma di fronte a certi annunci, preferiamo seguire l’esempio di San Tommaso: primo vedere poi, forse, applaudire.