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 2015  febbraio 28 Sabato calendario

IL NASDAQ SFIORA QUOTA 5.000. SI PREPARA UNA NUOVA BOLLA?

Il Nasdaq è a un passo dalla ragguardevole quota di 5.000 punti. Non è però la prima volta. Il mitico listino americano dei titoli tecnologici varcò questa soglia esattamente 15 anni fa, nel marzo del 2000, per poi precipitare in pochi mesi nella storica bolla delle dot.com. L’indice azionario entro la fine del 2000 perse la metà del suo valore, per scivolare l’anno successivo poco sopra i 1.000 punti. Per gli investitori grandi e piccoli fu un bagno di sangue. Alcune società furono letteralmente spazzate via, altre resistettero nonostante perdite nell’ordine del 90%. Oggi lo scenario è cambiato: a sorreggere il listino ci sono i vari Google, Facebook e Amazon, con i loro forti riscontri in termini di fatturato e utili, e non le start up talora stravaganti di allora. Ma un brivido viene lo stesso. Visti i livelli raggiunti, le quotazioni potrebbero essere troppo alte. «L’indice Nasdaq è certamente meglio strutturato di quanto non fosse nel lontano 2000 – spiega Alessandro Allegri, Ad di Ambrosetti Asset Management Sim –. Da mercato di frontiera, caratterizzato da aziende in forte crescita in un settore dai contorni ancora tutti da definire, parliamo ora di un mercato innovativo, composto da aziende leader a livello globale con modelli di business assolutamente trasversali ». Prima della bolla, ricorda Allegri, il mercato era salito di circa il 1000% in 10 anni. «Stavolta l’indice Nasdaq è salito del 140% in 10 anni con una performance media annua degli ultimi 5 anni pari al 16%. Nel 2000 la stessa performance media annua era del 42%». Allegri riconosce che «le dinamiche attuali non nascondono qualche potenziale fragilità», ma questa «dovrebbe tuttavia limitarsi a prese di beneficio naturali e propedeutiche a consolidare un clima positivo sottostante». Si dice che in quegli anni, fra il 1997 e il 2000, bastasse aggiungere il prefisso «e-» o un «.com» al nome della propria azienda per vedere il titolo spiccare il volo in Borsa. Per Luca Gianelle, di Russell Investments, «nel corso degli anni il Nasdaq si è evoluto in un indice molto più diversificato: basti solo pensare che meno della metà dei suoi componenti oggi appartiene al settore tecnologico. Apple, la società con il peso di gran lunga più rilevante nell’indice, anche nell’ultimo trimestre, quando ha realizzato utili pari a 8,5 miliardi di dollari, ha sorpreso in positivo gli analisti e il prezzo della sua azione appare in linea con i suoi fondamentali. Questo è il motivo per cui noi abbiamo evoluto l’approccio a questo mercato: i gestori che deleghiamo per cercare opportunità non sono più quelli esclusivamente attenti alle storia di crescita, il più delle volte sinonimo di speranza di utili proiettati nel futuro, e quindi per definizione con un rischio non trascurabile di non riuscirci, ma anche gestori più attenti a storie di qualità o di crescita ad un prezzo ragionevole. In un mercato generalmente caratterizzato da livelli di prezzi elevati, questa è un’area dove ancora esistono opportunità interessanti». L’economia americana già vive una ripresa forte. Ieri il dipartimento del Commercio ha ridotto dal +2,6 al +2,2% la sua stima sul Pil dell’ultimo trimestre del 2014, una crescita che quindi è più contenuta ma comunque robusta.