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 2015  febbraio 28 Sabato calendario

LA MOVIOLA FA 50

Il 1965 è un anno ricco per lo sport italiano: in una sera di giugno, con San Siro strapieno, Nino Benvenuti strappa il titolo mondiale dei superwelter al rivale di sempre Sandro Mazzinghi; un mese dopo il tricolore sventola a Parigi per festeggiare la strepitosa vittoria di Gimondi al Tour de France. Due imprese finite nei libri di storia come, per motivi diversi, un evento destinato a rivoluzionare il calcio e le abitudini dei tifosi: il 28 febbraio 1965 nasce la moviola. Giusto 50 anni fa. Un compleanno particolare: come il vino anche la tecnologia migliora (e sensibilmente) col passare del tempo. Tanto da entrare a far parte delle regole del gioco più diffuso al mondo. Ma questa è storia dei nostri giorni, mentre l’occasione ci permette di fare un po’ di chiarezza su date e protagonisti. Non solo, ripercorrerne i capitoli significa fare un viaggio nelle tante trasmissioni tv che hanno usato (e spesso abusato) le immagini per attirare spettatori e condurli in polemiche infinite. Insomma, società, sport e anche scandali: 50 anni pieni di curiosità e aneddoti. A iniziare da chi per primo presentò agli italiani e al mondo la moviola abbinata al calcio: Enzo Tortora.
LA DOMENICA SPORTIVA Molto prima di Portobello, il giornalista genovese trasforma in modo radicale la «Domenica sportiva». Da semplice contenitore a vero e proprio talk show con ospiti e pubblico in studio. L’esordio è proprio il 28 febbraio 1965: in quell’occasione Tortora ha una sorpresa per chi guarda la Rai. Si alza dalla scrivania e si avvicina a una postazione dove campeggia uno strano marchingegno: «E’ la moviola: una nuova tecnica che ci servirà per ripassare, tra amici, a rallentatore eventuali episodi spinosi». Non c’erano questioni spinose in quella domenica e allora il tecnico Heron Vitaletti (se Tortora è il «padre», Vitaletti è la «madre» che non abbandonerà mai la sua creatura) manda in onda il gol del 2-0 milanista al Messina realizzato da Rivera. Gli italiani vedono la danza rallentata del Golden Boy, mentre Tortora in sottofondo immagina quella tecnica televisiva applicata a un possibile rigore non dato.
GOL FANTASMA Passa poco più di un anno e il Mondiale in Inghilterra si decide per un gol fantasma di Geoff Hurst nei supplementari. Quel pallone che sbatte sulla traversa e poi sulla linea (molto più fuori che dentro) ripassa all’infinito nei teleschermi di tutto il pianeta: la «potenza» della moviola è ora lampante. Nel 1967 anche nel campionato italiano accade una cosa simile: il 22 gennaio 1967 Lazio-Juventus finisce 0-0, ma i bianconeri una rete l’avevano segnata con De Paoli. L’arbitro De Marchi non vede, le immagini mostrate in tv scatenano polemiche e Gino Palumbo sul Corriere della Sera scrisse un articolo che anticipò in parte il futuro: non esistendo all’epoca una tecnologia realmente applicabile sul gol-non-gol, ipotizzò qualcosa che aiutasse l’arbitro nelle questioni delicate, ipotizzando altri arbitri piazzati nei pressi della porta, come i giudici di linea del tennis. Palumbo era avanti anni luce, lo dimostrò anche quando nel 1976 divenne direttore della Gazzetta, portando a compimento la sua rivoluzione del modo di raccontare lo sport nei giornali. Ma questa è un’altra storia.
LA PRIMA DI SASSI Sempre nel 1967 (in ottobre) l’Italia sportiva s’interroga sul gol concesso a Rivera nel derby finito 1-1: dentro o fuori? La risposta la dà Carlo Sassi: in tv certifica l’errore dell’arbitro D’Agostini. Molti fanno coincidere la nascita della moviola con questo episodio, ma è già «vecchia» di oltre due anni. Dal 1969 diventa una rubrica fissa: Aldo De Martino, responsabile dei servizi sportivi Rai, dà il via libera al progetto «tecnologia»: due anni di prove e poi debutto a maggio. L’impatto è devastante: i tifosi aspettano la sera per capire se la propria squadra sia stata danneggiata, i presidenti protestano per le interpretazioni dei rigori. Sulla Gazzetta del 26 gennaio 1971 apparve un editoriale - «Moviola, ultimo male (necessario e insopprimibile?) del calcio italiano» - del direttore Gualtiero Zanetti che per i temi trattati sembra scritto ieri. E gli arbitri? Già, gli arbitri...
LE SCUSE DI LO BELLO Salto in avanti al 1972: la moviola è già un’abitudine degli italiani. A commentarla si alternano Sassi e Bruno Pizzul. Ed è proprio il futuro telecronista della Nazionale a raccogliere in diretta «la confessione» di Concetto Lo Bello, l’arbitro per eccellenza. Finisce sul banco degli imputati per un rigore non dato al Milan contro la Juve (1-1). Lo Bello è ospite in studio, rivede il contrasto tra Morini e Bigon. Poi ammette: «Sì, ho sbagliato. Anche perché non sono infallibile. Ero coperto, lo juventino è stato più abile di me». La moviola è lanciatissima: smaschera il raccattapalle che nel 1975 in Ascoli-Bologna 1-3 toglie dalla porta un gol di Savoldi. E continua a essere il momento più atteso della Domenica sportiva. Lo è anche nel maggio 1981 quando si gioca Juve-Roma: «la questione centimetri» per il gol annullato al giallorosso Turone (fuorigioco) ancora adesso divide in due l’Italia. C’è chi la pensa come il guardalinee, c’è chi dà ragione all’arbitro Bergamo (aveva dato la rete). Anche in Rai le posizioni sono differenti: Sassi la sera della sfida propende per il fuorigioco, nel 1986 (anno del Mondiale di Maradona e del gol di mano all’Inghilterra smascherata, ovvio, dal replay) con l’avvento di una nuova tecnologia (il telebeam) qualcuno ipotizza il contrario. Il giallo resta.
IL FUTURO Nel frattempo la parola «moviola» a fine anni Ottanta entra nel vocabolario Zingarelli. Anche perché con l’arrivo di Aldo Biscardi (popolare giornalista tv) il significato originale è dilatato: arriva la «super moviola» poi il «moviolone». Il Processo del lunedì spesso si trasforma in una raffica di episodi visti e rivisti con annesse polemiche roventi. Il resto è storia recente: dal tamponamento tra Iuliano e Ronaldo (Juve-Inter del 1998) alla testata di Zidane a Materazzi nella finale di Berlino 2006 vinta dagli azzurri, fino al gol fantasma di Lampard (ancora Inghilterra-Germania, ma a parti invertite) al Mondiale 2010. In mezzo anche gli scandali: come le intercettazioni in cui Moggi chiedeva a Baldas, ex designatore arbitrale e poi moviolista, di «alterarla». Dal 1965 sono passati 50 anni, ma la tecnologia invece di andare in pensione ha deciso di scendere in campo: sul gol non gol è già realtà. La Fifa di Blatter vorrebbe andare oltre, spingersi fino alla profezia di Palumbo. Per una strana coincidenza proprio in queste ore l’Ifab discuterà su questo. Nella speranza che la moviola non sia più strumento di «guerra», ma un servizio per il calcio. A proposito, l’inventore dello strumento fu l’ingegnere italiano Attilio Prevost: dal 1915 al 1918 era stato cineoperatore sul fronte austriaco .