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 2015  febbraio 27 Venerdì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - TORNA A SALIRE IL PIL


REPUBBLICA.IT
Il Pil italiano dovrebbe tornare a salire nel primo trimestre del 2015. La stima arriva dall’Istat, al culmine di una settimana che ha visto l’Istituto rilasciare una serie di dati improntati all’ottimismo: dalla fiducia di consumatori e imprese, passando per la ripresa della dinamica dei prezzi, la crescita sembra effettivamente rafforzarsi. Se la previsione si confermasse, si tratterebbe di un ritorno al segno ’più’ del Prodotto interno lordo dopo oltre tre anni di caduta: nel secondo trimestre del 2011 l’Italia registrò un +0,2% trimestrale, poi soltanto cali e tutt’al più qualche trimestre di stagnazione.
Va sottolineato che si tratta ancora di variazioni minime e che devono trovare la conferma effettiva alla fine di marzo, ma intanto gli osservatori incassano con piacere un passaggio della nota mensile sull’economia dell’Istituto: "La variazione congiunturale reale del Pil prevista per il primo trimestre è pari a +0,1%, con un intervallo di confidenza compreso tra -0,1% e +0,3%. Tale risultato è - però - la sintesi del contributo ancora negativo della domanda interna (al lordo delle scorte) e dell’apporto favorevole della domanda estera netta". Un inciso, quest’ultimo, che viene in parte bilanciato dal miglioramento intravisto per l’industria, sempre dall’Istat.

Nella nota di fine mese, gli economisti sottolineano che "nei mesi a cavallo tra la fine del 2014 e l’avvio dell’anno in corso, le indicazioni fornite dai più recenti indicatori congiunturali, pur contrastanti ed eterogenee tra i comparti produttivi, avvalorano lo scenario di un ritorno alla crescita del Pil". Già nell’ultimo trimestre dello scorso anno, infatti, il fatturato complessivo dell’economia italiana è tornato positivo (+0,1% su base tendenziale). "Tale andamento, che segue i risultati negativi registrati nel secondo e terzo trimestre, è caratterizzato da una variazione positiva del comparto dei servizi, che include anche le vendite al dettaglio (+0,4% su base tendenziale)".

L’Istat annota, tra gli elementi che lasciano ben sperare, il fatto che "il clima di fiducia delle imprese italiane è ulteriormente aumentato a febbraio (+7 punti rispetto a dicembre), grazie a rialzi significativi nei servizi di mercato, e ad aumenti più contenuti nel settore manifatturiero e nel commercio al dettaglio. L’indicatore composito anticipatore dell’economia italiana ha registrato a dicembre una variazione positiva per il secondo mese consecutivo". Al miglioramento delle opinioni di consumatori e imprese registrate si affianca l’aumento della produzione industriale a dicembre e quello del fatturato dei servizi nel quarto trimestre del 2014. Un insieme di elementi per cui "il modello di previsione di breve periodo dell’Istat segnala il ritorno a una crescita nel primo trimestre del 2015".

Un discorso a parte merita invece il mercato del lavoro, che "non mostra chiari segnali di un’inversione di tendenza rispetto a quanto osservato negli scorsi mesi. Il tasso dei posti vacanti nei settori dell’industria e dei servizi è rimasto ancora stabile nel quarto trimestre attorno allo 0,5%. La stazionarietà dell’indicatore, che perdura dall’ultimo trimestre del 2013, riflette la fase di stagnazione che si osserva dal lato della domanda di lavoro. In febbraio, le attese di occupazione formulate dagli imprenditori per i successivi tre mesi continuano a essere differenziate tra i principali comparti produttivi, risultando in crescita nella manifattura, stabili nei servizi e in peggioramento nel settore delle costruzioni".

REPUBBLICA.IT
ILANO - Non c’è solo la ripresa dei prezzi, che segue a stretto giro la crescita della fiducia, a far ben sperare sull’andamento economico dell’Europa. L’Istat rileva infatti, in un altro rapporto dedicato alla "competitività dei settori produttivi", che dopo anni di "ristagno o contrazione della domanda", nel 2014, tornano a crescere le vendite sul mercato interno. Nel complesso, una azienda su due del manifatturiero ha visto crescere il fatturato almeno dell’1%.
Certo, la cautela è ancora massima. Tanto che lo stesso rapporto nelle prime righe si precisa che il quadro è "ancora caratterizzato da tendenze recessive che nel periodo 2012-2013 hanno interessato sia l’industria manifatturiera, sia i settori dei servizi maggiormente legati alla domanda industriale". E tutto sommato, "le prospettive di crescita a breve termine della nostra economia si giocano ancora, in gran parte, sul fronte della domanda estera e sull’intensità delle relazioni che legano il settore esportatore alle filiere nazionali".
Ma ci sono spunti positivi. La principale novità del 2014 "è rappresentata dal miglioramento delle vendite sul mercato interno dopo anni di ristagno o contrazione della domanda (+0,5% la variazione mediana, dopo il -3% in ciascun anno del periodo 2010-2013). Il fatturato realizzato in Italia è aumentato in 12 settori su 23, contro un solo caso nel periodo precedente". In particolare, è tornato positivo per i beni strumentali (+0,9%), è risultato sostanzialmente stagnante - interrompendo la caduta del periodo precedente per i prodotti intermedi e di consumo non durevoli (+0,3% in entrambi i casi), ha subito una modesta riduzione nei settori dei beni di consumo durevoli (-0,9%), ha continuato a contrarsi per i prodotti energetici (-4,8%).
A livello settoriale gli andamenti restano diversificati. Alcuni comparti hanno migliorato un andamento già positivo (tessile, articoli in pelle, carta, metallurgia, prodotti in metallo); altri hanno interrotto una performance precedentemente positiva (alimentari, bevande, prodotti chimici, macchinari); in altri casi si è avuta una ripresa dopo un quadriennio di difficoltà (articoli in gomma e plastica, apparecchiature elettriche, autoveicoli, altri mezzi di trasporto, altre industrie manifatturiere, riparazione e manutenzione); un ultimo gruppo di settori ha peggiorato ulteriormente o non ha compensato le perdite passate (articoli di abbigliamento, industria del legno, stampa, computer, mobili).

Bene nel complesso il manifatturiero: nei primi tre trimestri dell’anno "un’impresa manifatturiera su due (tra quelle con almeno 20 addetti) ha aumentato il proprio fatturato totale di almeno l’1% rispetto allo stesso periodo del 2013. Il miglioramento è evidente sia rispetto alla media annua del quadriennio 2010-2013 (quando un’impresa su due aveva registrato aumenti di fatturato di almeno lo 0,2% annuo) sia, soprattutto, rispetto al 2013 (-2,2% annuo sul 2012)".

Una parte qualitativa dell’indagine mostra ancora la fragilità del mercato del lavoro. "Nel 2014 si conferma inoltre la debolezza della domanda di lavoro: la percentuale di imprese che hanno dichiarato di aver assunto manodopera è più contenuta di quelle che hanno espulso occupati, sia nella manifattura (rispettivamente 19 e 25,4%), sia nei servizi (9,8 e 24,8%)", annota l’Istat pur riconoscendo "una maggior tenuta occupazionale rispetto al 2013" nella manifattura.

CRESCE LA FIDUCIA
MILANO - L’andamento dei consumi nel corso del 2014, con l’ennesimo calo delle vendite, chiama alla massima prudenza. Ma l’Italia registra due nuove indicazioni positive che rafforzano la convinzione degli osservatori che il vento stia girando. Secondo i dati Istat, infatti, la fiducia dei consumatori a febbraio mette a segno un balzo che la proietta al picco dal giugno 2002, ovvero da quasi tredici anni. L’indice che misura l’ottimismo sale infatti a 110,9 punti (da 104,4 di gennaio), nel periodo caratterizzato dall’elezione del presidente della Repubblica e dai dati positivi sull’occupazione.

Segnali di ripresa anche sul fronte delle aziende, con la fiducia delle imprese che a febbraio sale ai massimi dal giugno del 2011 e l’indice che si porta a 94,9 punti (da 91,6 di gennaio). Per l’Istat, la rilevazione potrebbe risentire anche degli effetti di quanto accaduto negli ultimi giorni di gennaio, quando è stato annunciato il Quantitative easing della Banca centrale europea, che sta facendo bene anche ai mercati: le azioni globali non sono state mai così in alto come in questi giorni.

I consumatori. L’Istituto di Statistica spiega che a spingere l’ottimismo dei cittadini è in particolare "la componente economica, che passa a 130,9 da 111,1, rispetto a quella personale, che sale solo lievemente, passando a 103,7 da 102,2". Si tratta della parte di indice costruita in base ai giudizi e alle attese sull’andamento economico complessivo del Paese, oltre che a quelle sulle prospettive di occupazione. L’Istat sottolinea che, disaggregando il clima di fiducia corrente e futuro, si registra un aumento più significativo per quello futuro (a 116,6 da 107,4), rispetto a quello corrente (a 106,7 da 102,5). Ancora, "i giudizi dei consumatori migliorano sia con riferimento all’attuale situazione economica del Paese (a -73 da -101, il saldo), sia per quanto riguarda le attese (a 23 da -3, il saldo)".

Le risposte degli italiani ricalcano le indicazioni macroeconomiche che giungono da più parti: la paura della deflazione è testimoniata dal fatto che il saldo dei giudizi sulla dinamica dei prezzi al consumo negli ultimi 12 mesi mostra una diminuzione a -27 da -22 e quello delle attese per i prossimi 12 mesi conferma questa tendenza (a -33 da -31, il saldo). Di fatto, la metà degli italiani (il 52%) si attende prezzi stabili. Migliorano decisamente le aspettative sulla disoccupazione (a 10 da 40, il saldo): diminuisce al 23,5% dal 32,9% la quota di coloro che si attendono un lieve aumento e all’11,8% dal 15,7% quella di coloro per cui l’aumento sarà più marcato.

Le imprese. Gli incrementi di ottimismo si registrano in molti settori: servizi di mercato (a 100,4 da 94,9), commercio al dettaglio (a 105,3 da 99,4) e manifattura (a 99,1 da 97,6), mentre scende lievemente quello delle imprese di costruzione (a 76,6 da 77,4). In quest’ultimo caso, peggiorano le attese sull’occupazione (a -18 da -17, il saldo), mentre i giudizi sugli ordini e/o piani di costruzione rimangono stabili (a -53).

L’Europa. A febbraio l’indice europeo che misura la fiducia nell’economia (Esi) è aumentato per il secondo mese consecutivo. Nella zona euro è aumentato di 0,7 punti a quota 102,1 e nella ue di 0,4 punti a quota 105,1. Lo rende noto la Commissione europea, precisando che lo sviluppo positivo in tutte le regioni è stato alimentato principalmente dal maggior ottimismo dei consumatori. Le aspettative dei manager sulla produzione, spiega una nota della Commissione europea, sono peggiorate; di contro le loro valutazioni sulle scorte di prodotti finiti sono state riviste al rialzo mentre le attese sugli ordini dall’estero sono rimasti invariate. Aumenta invece la fiducia dei consumatori: l’indicatore di Bruxelles è aumentato di 1,8 punti a quota -6,7 punti rispetto a gennaio nell’Eurozona e di 1,4 punti a quota -4,4 punti nella Ue.