Annalisa Chirico, Panorama 26/02/2015, 26 febbraio 2015
«ERO L’AVVOCATESSA DELLE DONNE...»
[Intervista a Annamaria Bernardini De Pace] –
In via Cappuccini, a Milano, c’è uno studio legale che è un tempio. La dea del diritto matrimoniale è lei, Annamaria Bernardini De Pace. Il suo volto compare sui quadri appesi alle pareti, sulle riviste impilate in bella mostra sul tavolino della sala d’attesa, sui poster promozionali dell’ultimo libro.
Eppure la «sacerdotessa» dei divorzi più blasonati d’Italia, colei che nel 1992 fu convocata in Procura dal pm Antonio Di Pietro nelle vesti di difensore di Laura Sala che voleva separarsi da un marito di nome Mario Chiesa, sognava per sé un futuro da casalinga. Fino all’età di 35 anni l’unica arte che Annamaria coltiva è quella di madre e moglie: adora occuparsi della casa, dei fornelli. La svolta avviene nel 1983, quando il matrimonio con il padre delle sue due figlie, Chiara e Francesca, giunge al capolinea. «A lui non chiesi nulla. Chi me l’avrebbe detto che avrei passato il resto della vita a chiedere soldi ai mariti delle altre?».
Laureata in legge, figlia di un magistrato divenuto poi avvocato, dopo la separazione Annamaria si rimbocca le maniche e s’imbarca nella professione legale. Si occupa di diritto d’autore fin quando, nell’87, il suo mentore e amico Indro Montanelli le dà l’illuminazione: è venuta l’ora di dedicarsi al diritto di famiglia. In quella giovane lavoratrice, che vota Partito liberale, ribolle l’animo della trisnonna Antonietta De Pace, antiborbonica e anticlericale. «A quell’epoca» ricorda lei «la moglie era “la parte debole” della coppia: priva di autonomia economica, era tenuta sotto scacco dal coniuge. La separazione era un’autentica vergogna».
Da femminista delusa dalle femministe («Quando negli anni Settanta presero a bruciare i reggiseni, capii che erano delle cretine»), Annamaria ingaggia una serie di battaglie legali: dalla negoziazione degli assegni di mantenimento fino al diritto alla casa per la madre non sposata. «A quel tempo le donne erano penalizzate da leggi maschiliste. Il divorzio comportava un autentico infarto delle relazioni sociali. Oggi invece è quasi uno status sociale appetibile». In effetti molte cose sono cambiate. «Un tempo c’erano i matrimoni d’interesse» dice l’avvocato «ma oggi ci sono i divorzi d’interesse. Molte donne mi fanno letteralmente paura».
A sentire Bernardini De Pace, gli uomini oggi non hanno capito che le donne sono cambiate. Non sono più come le raccontano femministe, zie e film. «Esistono centomila sfumature di donne, e molte sono velenosissime. Bisogna guardarsi dalle Medee, quelle pronte a distruggere i propri figli, così come dalle Veneri imperiali che nascondono una calcolatrice al posto dei genitali».
Bernardini De Pace non usa circonlocuzioni, di sé dice di essere «molto autarchica e un po’ vipera». Alla mano destra sfoggia il diamante da 23 carati, valore sui 450 mila euro, che le è stato tante volte rinfacciato per averne parlato in un’intervista. «Me lo sono comprato da sola: il 23 è il mio giorno di nascita».
Dopo aver ordinato del sushi per telefono alla segretaria, riprende il filo del discorso. Fino a pochi anni fa la maggior parte dei suoi clienti erano donne; oggi il 70 per cento delle persone che si rivolgono a lei sono uomini. Così la vendicatrice del gentil sesso per antonomasia, la «spennatrice» dei mariti d’Italia, è diventata il nume tutelare di chi fugge da una moglie.
«È una tendenza che all’inizio mi ha spiazzato. Poi ho capito: oggi le vere vittime sono loro, i maschi». Nel catalogo rientrano gli uomini ostaggio di donne dipendenti dal cellulare; gli uomini prigionieri di donne dipendenti dalla cocaina («Un fenomeno in forte ascesa, soprattutto tra le quarantenni»); gli uomini in balìa di donne che non sanno nulla dei propri figli («al punto che, quando il giudice dispone la consulenza psicologica, io pretendo sempre che venga sentita la filippina»).
Nella classifica delle cause di divorzio resiste in cima il tradimento («I maschi si fanno scoprire più facilmente»), ma seguono alcune new entry: la già citata dipendenza femminile da cocaina e la dipendenza maschile dal computer. E, ovviamente, i soldi: «Quando mi arriva in ufficio una donna con un faldone di fatture meticolosamente raccolte sin dal viaggio di nozze, come faccio a non pensare sia una iena?». Ci sono anche quelle che scientificamente mollano il lavoro, o si mettono in nero, per risultare disoccupate e ottenere assegni più alti.
Per non parlare di quello che accade attorno alla gestione dei figli, tipico strumento di ricatto e rivalsa della donna verso l’uomo. «Ho seguito casi in cui i figli trascorrevano due terzi del tempo con il padre. Ma togliere un figlio anche alla peggiore delle madri è impossibile. I giudici applicano il politicamente corretto: la genitrice è sacra». E l’affido condiviso? Il metodo non la convince, perché «i figli divisi 15 giorni qui e 15 giorni lì sono infelici». Piuttosto, come qualche toga illuminata ha già sentenziato, i figli dovrebbero restare fermi in una casa e i genitori alternarsi.
Insomma, il matrimonio somiglia a un contratto in cui una parte è ipergarantita e l’altra si assume l’intero rischio in caso di fallimento. Per dirne una, a distanza di dieci anni dal divorzio l’ex moglie può rivendicare il 40 per cento della liquidazione ottenuta dall’ex marito. «Lo so, è assurdo, ma lo consente la legge che non tiene conto delle opportunità d’indipendenza economica a favore della donna».
E il legislatore è restio a mettersi in sintonia con i tempi mutati. «La verità è che, dopo le trasformazioni che ci hanno reso un Paese più civile, le donne sono diventate feroci. Terrorizzano l’uomo creandogli enormi problemi anche sul piano sessuale. L’ansia da prestazione ne è la prova».
Alle figlie ha proibito di sposarsi: una le ha obbedito, l’altra no. «Quando Chiara mi ha detto che la sua storia con Raoul Bova era finita, ho deciso che non l’avrei rappresentata in tribunale. Innanzitutto perché lui è indifendibile. E poi è il padre dei miei nipoti». In chiave cinematografica si potrebbe dire che le coppie sono essenzialmente di due tipi: quelle di A letto con il nemico, con la donna vessata dall’uomo («Nella mia esperienza di oltre 25 mila casi il rapporto tra violenze fisiche e psicologiche è di uno a mille») e quella, assai più attuale, di Amore bugiardo, con la donna vendicativa e subdola.
Intanto il sushi è arrivato e il cellulare squilla («Tutti i clienti hanno il mio numero»). Sul punto di congedarci, a questa donna che è meglio avere amica che nemica chiediamo se, dopo un matrimonio e una lunga convivenza e trent’anni di carriera sui divorzi altrui, ci sia qualcosa che ancora le manca. «Una carezza prima di andare a dormire» è la risposta. Perché, in fondo, all’amore non si smette mai di credere.