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 2015  gennaio 22 Giovedì calendario

IL GRANDE SONNO


Chi dorme non piglia pesci, recita un vecchio detto popolare. Eppure, sempre più ricerche dimostrano che forse non siamo davvero così distanti dalla realtà quando dormiamo. Molti sono convinti che nel sonno la nostra mente smetta di percepire rumori, voci e odori, ma non è cosi. Anzi. È stato in sogno, tanto per dire, che la scrittrice Stephenie Meyer racconta di avere concepito alcune scene chiave della saga di Twilight, che il regista Christopher Nolan ha trovato soluzioni sofisticate per il suo complicato Inceptiont o, andando indietro nei secoli, che Giuseppe Tartini ha composto Il Trillo del Diavolo. Il chimico russo Dmitrij Ivanović Mendeleev nel sonno riuscì persino a identificare la tavola dei 63 elementi chimici che da lui ha preso nome. E che cosa dire delle telefonate di Steve Jobs a ogni ora della notte o dell’avvocato Agnelli all’alba (con tanto di interlocutori orgogliosi di rinunciare al riposo per queste sveglie improvvise)? A quanto pare, lo si sa da tempo, il sonno non corrisponde a uno spegnimento totale della mente. Anzi, studi recenti condotti dalla Perelman School of Medicine dell’Università della Pennsylvania affermano che quando la luce si spegne e gli occhi si chiudono, il cervello comincia a lavorare in modo diverso. In questa fase, un esercito di neuroni entra in azione, le cellule cooperano in perfetta sincronia, mandando segnali alla mente che, nel frattempo, processa le migliaia di informazioni ricevute durante la giornata. Che non si cada in uno stato di limbo è una teoria condivisa anche da una recente ricerca pubblicata dalla rivista scientifica Current Biology. L’esperimento condotto, infatti, dimostra che alcune parti della testa riescono comunque a percepire che cosa sta succedendo e in qualche modo persino a interagire. Analisi a parte, e anche questo è noto da tempo, dormire è un processo vitale che permette di rigenerarci, una fase dove il cervello elimina tossine che, se accumulate, potrebbero essere pericolose per la salute. Chi si abbandona tra le braccia di Morfeo per le canoniche otto ore ha anche meno probabilità di sviluppare depressione o patologie come il diabete. Attenzione però, tutti questi benefici si hanno solo se si dorme abbastanza, ma soprattutto bene. E qui sta il vero problema. Nel mondo, sono più di 70 milioni le persone che soffrono di insonnia, tanto che i Center for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti hanno lanciato un allarme, parlando di una vera epidemia nella salute pubblica. Le cause? Secondo un sondaggio condotto nel 2014 dalla Survey Sampling International su un campione di 1.092 americani, la vita frenetica crea un malfunzionamento nel nostro orologio interno. Insomma, il corpo non sa più quando è ora di addormentarsi e, anche da sdraiati, un turbinio di pensieri “Mio marito si sarà ricordato di pagare l’ultimo mese della scuola di danza di Laura?” “Non avrò mai quella promozione...”, “Ancora tasse da pagare!” continua a frullare in testa alla ricerca di risposte rilevanti. Tra gli intervistati del sondaggio, a soffrire regolarmente di insonnia è il 46 per cento, di cui più della metà (58 per cento) è rappresentato da donne. Queste ultime bramano una notte di sonno continuo e ristoratore, addirittura più di una lunga serata di buon sesso.

Al problema si è interessato anche lo Sleep Disorders Center della Cleveland Clinic, negli Usa, scoprendo che tra i fattori principali che rendono insonni ci sono anche un uso eccessivo di dispositivi tecnologici fino a qualche istante prima di dormire (e-mail, televisione, cellulari), e preoccupazioni legate alla carriera e ai figli. Incide anche la persona con cui si dorme. È contagioso il partner che si gira e si rigira nel letto: prima o poi chi gli sta accanto è destinato ad avere lo stesso problema. Le conseguenze? Sempre dal sondaggio della Survey Sampling International risulta che il mattino dopo il 61 per cento fa fatica a rimanere sveglio, il 74 tende a stressarsi ulteriormente per questioni economiche e di salute, mentre al 16 capita di addormentarsi sul posto di lavoro (da oggi siate più indulgenti con i colleghi sonnacchiosi: hanno alle spalle brutte frequentazioni). Per fortuna, periodicamente arrivano notizie incoraggianti.
Come la scoperta di un gene che, se ce l’hai, con appena cinque ore di sonno ti fa sentire, il giorno dopo, comunque meravigliosamente bene. È la conclusione a cui è giunto il team di scienziati del Center for Applied Genomics dell’ospedale psichiatrico di Filadelfia, dopo uno studio condotto sul Dna di cento coppie di gemelli. I ricercatori li hanno monitorati per 72 ore, sottoponendoli tutte le notti a privazioni del sonno ed eseguendo ogni due ore un test per rilevare gli effetti della mancanza di riposo. È emerso che chi presentava nel Dna un gene chiamato Tyr362His non riportava i sintomi della sindrome da carenza del dormire. Per farla breve, non tutti hanno bisogno delle stesse ore di sonno. Contrariamente a quello che si crede, chi non ha la fortuna di possedere questo gene può sempre fare affidamento sul caffè. Il fenomeno si chiama “coffee nap”, scoperto dai ricercatori della Loughborough University durante una ricerca finalizzata a sviluppare nuove tecniche per combattere la sonnolenza nei guidatori. Hanno sottoposto un gruppo di persone a una simulazione di guida in una situazione di privazione di sonno e hanno scoperto che i partecipanti, che schiacciavano un pisolino subito dopo avere preso una tazza di caffè, al risveglio si sentivano più in forma di prima. La spiegazione sta tutta in un composto chimico chiamato adenosina, che induce il sonno più profondo. In effetti la caffeina ne è un inibitore, ma al corpo servono 20 minuti per assimilarla, quindi dormire immediatamente dopo un caffè è possibile, e in più al risveglio ci si sente ancora più rigenerati. Il grande potere del sonno, con tutti i benefici che ne conseguono, ha ispirato anche idee molto innovative. Come quella di un imprenditore brasiliano che lavorava in un ufficio alla periferia di San Paolo. La pausa pranzo era troppo breve perché il signor Marcelo von Ancken riuscisse a tornare a casa a fare la solita siesta di 30 minuti sul divano. E i tentativi di appisolarsi in auto e su una panchina di un centro commerciale fallirono miseramente. Fu in quel pomeriggio infernale che gli venne l’idea di aprire Cochilo (“pisolino” in portoghese), un locale equipaggiato di cabine a isolamento acustico da affittare per 15, 30 o 60 minuti. Giusto il tempo di schiacciare un pisolino, per l’appunto. Ha avuto così successo che è stato aperto già un secondo centro. Insomma, anche se l’energica Margaret Thatcher ammoniva con rigore sottolineando che “dormire è da buoni a nulla”, per molti rimane ancora un sogno impossibile.