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 2015  febbraio 26 Giovedì calendario

VAROUFAKIS: NESSUNA RETROMARCIA

[Intervista a Yanis Varoufakis] –
L’accordo con l’Eurogruppo raggiunto dal nuovo governo greco guidato da Alexis Tsipras è stato accolto con irritazione da una parte dei suoi elettori. Il ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, spiega perché l’accordo non è una marcia indietro.
Domanda. È davvero una vittoria del popolo greco? Perché già si comincia a sentire in giro che questa lista di provvedimenti assomiglia a ciò che i governi precedenti avrebbero attuato.
Risposta.
In realtà è molto diversa, se la si osserva attentamente, anzi neanche tanto attentamente. Siamo riusciti a evitare che si soffiasse un’altra volta sulle fiamme di un ciclo inflazionistico del debito. Il precedente governo, per esempio, si era impegnato a ridurre le pensioni, ad aumentare l’Iva nella stagione turistica e ad attuare diverse cambiamenti che avrebbero aggravato lo stato di crisi.
D. Quindi non taglierete le pensioni?
R. Certo nei prossimi quattro mesi non ci sarà nulla di simile.
D. E più avanti?
R. Più avanti siamo in un territorio inesplorato.
D. Avete una finestra di due mesi prima che il piano venga formalizzato. Che cosa avete in programma di approvare e implementare, visto che le manovre sono di necessità immediata?
R. Principalmente due generi di provvedimenti normativi. Il primo riguarda la corruzione e l’evasione fiscale. Subito.
Si tratta di qualcosa che dobbiamo dimostrare sia al nostro popolo, che ai nostri partner europei e siamo pronti ad agire in questo senso.
D. C’è molta confusione relativamente alla vostra posizione sul tema. Quanto riuscirete a raccogliere?
R. È come quando si scava in un sito archeologico. Non si sa mai che cosa si troverà. Speriamo di trovare un grande tesoro, sono sicuro che lo troveremo. La questione è se abbiamo i mezzi per farlo. Il secondo punto è che vogliamo affrontare la crisi in modo vigoroso. È questo il motivo per cui siamo stati eletti. Ci sono livelli di povertà incredibili. Povertà assoluta, non povertà relativa. La gente che possedeva case e negozi e ha famiglia ora è in difficoltà, quindi dobbiamo occuparci di questo.
D. Le istituzioni approveranno le misure che approverete in parlamento e metterete in atto nell’arco di tempo di due-quattro mesi?
R. Con il deciso rifiuto di arrendersi all’idea che le elezioni non cambiano la situazione abbiamo dimostrato che il governo merita di avere un certo spazio d’azione per l’elaborazione di politiche che ci consentano di riformare la Grecia. Abbiamo il sostegno della gente e sarebbe un terribile spreco non solo per noi, ma anche per i nostri partner, lasciare che quest’ondata di sostegno si dissipi per colpa dell’inazione.
D. Ma i mercati non sono interessati alle ultime due settimane e si può intuire che a loro in realtà non interessa nemmeno se la Grecia resterà nell’euro o se ne andrà...
R. Non la penso così. Penso che i mercati diano per scontato che la zona euro non si frammenterà. Non si può mai sapere, ovviamente, gli incidenti capitano, ma la mia interpretazione dei mercati è che credono che gli incidenti saranno evitati all’ultimo momento. Finora hanno avuto ragione e spero che continueranno ad averla.
D. Allora è questo il vostro punto di forza nei negoziati?
R. No, il nostro unico punto di forza è la logica delle nostre proposte perché, anche se siamo un governo di sinistra radicale, andiamo al tavolo delle trattative con la mentalità di un curatore fallimentare della City di Londra che semplicemente dice che, se abbiamo un problema con il debito, bisogna ristrutturarlo.
D. Vi siete fatti dei nemici a Bruxelles?
R. Penso di no. Abbiamo smosso le acque perché ci siamo rifiutati di parlare il linguaggio dell’establishment e abbiamo avuto l’audacia di sollevare importanti questioni sulla nostra economia e sulla nostra società mentre per molti anni, sfortunatamente, l’Europa si è radicata su un linguaggio legalista che ha trascurato le cause della crisi.
D. Pensa di essere stato ingenuo ad andare a Bruxelles pensando che i Paesi che vogliono la flessibilità vi avrebbero sostenuto?
R. Non lo penso proprio. Vede, nelle prime due settimane abbiamo spaventato molta gente perché volevamo portare un senso di emergenza, perché l’economia sociale è al collasso. La Grecia si è impoverita, cinque anni fa è caduta in un buco nero e non si sta districando da questa situazione. Questo è negativo anche per i nostri creditori perché di conseguenza non vedranno restituito il loro denaro. Quindi abbiamo dovuto spaventarli, dicendo semplicemente la verità. Nel giro di una settimana, dopo averli messi di fronte alla realtà dei fatti, ci siamo mossi molto rapidamente per formulare queste posizioni e dare dei suggerimenti nell’ambito del linguaggio legalistico che loro possono comprendere. Questo è il motivo per cui ora siamo a un nuovo inizio.
D. La gente dice che vi hanno fatto delle concessioni terminologiche, ma poco altro in realtà.
R. Noi abbiamo messo in discussione il programma che ha costretto il governo greco ad avere l’avanzo primario al 4,5% nel contesto di un’economia depressa. Questo l’abbiamo cambiato.
D. E se questa fosse l’unica flessibilità che vi concederanno?
R. Non credo alle ipotesi negative. Penso che l’Europa alla fine, non all’inizio, ma dopo aver esaurito tutte le alternative, farà la cosa giusta.
D. E che mi dice di ulteriori svalutazioni del debito? Continua a sostenere che facciano parte del piano?
R. Certamente, ma questo non significa necessariamente un haircut. Ai nostri partner proporremo qualcosa che sarà sempre secondo la mentalità di un curatore fallimentare, qualcuno che sappia come strutturare efficientemente il debito, proporremo nuovamente un menù di swap. Il debito greco comprende diverse fette e proporremo uno swap per ognuna di esse, in modo da massimizzare il valore netto per i nostri creditori, rendendo allo stesso tempo possibile per noi ripagare i nostri debiti per tornare alla crescita economica e porre così fine a questo processo.
D. Quindi lei smentisce di avere fatto retromarcia?
R. Sì, perché non siamo stati eletti per scontrarci con i nostri partner, siamo stati eletti per rinegoziare l’accordo fatto dalla Grecia. Che cosa è un negoziato? È un tentativo di trovare un compromesso. Trovare dei compromessi non è un’inversione di rotta. Lo sarebbe stato portare queste trattative a un punto di stallo e non l’abbiamo fatto perché siamo interessati a un accordo reciprocamente vantaggioso.
Julia Chatterley Cnbc, MilanoFinanza 26/2/2015