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 2015  febbraio 26 Giovedì calendario

CAOS PARMA, SCATTA L’INDAGINE PENALE

Reati fiscali. Questa la motivazione scritta sul fascicolo a carico del Parma Football Club aperto dalla Procura della Repubblica. S’indaga su un reato penale per cui è prevista anche la custodia cautelare. Gli uomini della Guardia di Finanza, da giorni, sono al lavoro per decrittare i bilanci della società gialloblù: non soltanto quello approvato (e non ratificato dalla società di revisione) il 27 dicembre 2014, ma anche quelli precedenti. I soldi non versati al Fisco ammontano a 16,7 milioni, e sono direttamente collegati ai mancati versamenti degli stipendi ai tesserati, ma si ipotizza che ci siano altre «partite» aperte sulle quali i magistrati vogliono fare luce. Il 19 marzo ci sarà l’udienza dopo la richiesta di fallimento avanzata dalla Procura e prima di allora non si può parlare di «bancarotta semplice» o «bancarotta fraudolenta», non essendo ancora stato dichiarato il fallimento. Ma quella è la strada su cui stanno procedendo i giudici. Verranno analizzate tutte le azioni degli amministratori, a partire da Tommaso Ghirardi per passare agli uomini della Dastraso Holdings Limited (il cui riferimento era Rezart Taçi, anche se mai compare in prima persona) e finire a Giampietro Manenti, l’attuale proprietario.
ZERO SOLDI Nonostante il mondo attorno a lui stia crollando, nonostante ogni giorno vengano pignorati auto, materiale vario, pullmini, computer e stampanti, il presidente Giampietro Manenti ostenta tranquillità e dice: «La squadra andrà a Genova perché la trasferta è stata già pagata dalla società. Al più presto ci recheremo dai magistrati per mostrare loro i loro documenti che garantiscono la solvibilità finanziaria del club». Ieri è saltato l’incontro tra Manenti e il sindaco Pizzarotti: prossimo appuntamento domani pomeriggio. Il presidente continua a parlare di soldi, ma finora non si è visto un centesimo. I 5.000 euro per andare a Genova erano già nelle casse sociali (dopo questo prelevamento ne sono rimasti 33.500) e Manenti, dal suo portafoglio, non ha tirato fuori nulla. Anzi: la settimana scorsa, prima di affrontare in macchina il viaggio in Slovenia, al termine del quale avrebbe dovuto sbloccare la bellezza di 30 milioni di euro per saldare gli stipendi arretrati, ha avuto la delicatezza di passare dall’ufficio tesoreria del Parma Football Club per farsi anticipare la cifra necessaria alla trasferta. Non è quella che si può definire una mossa da Paperon de’ Paperoni...
DOMANDE Il fatto che non voglia portare i libri in tribunale è piuttosto curioso: tutti gli consigliano questa mossa, ma lui non la fa. Perché? Che cosa spera di ottenere? Se venisse dichiarato il fallimento nell’udienza del 19 marzo, Manenti potrebbe essere considerato responsabile di ostacolo all’attività aziendale. E la stessa responsabilità potrebbe essere addebitata agli uomini della Dastraso Holdings Limited che, dopo essersi resi conto (per loro pubblica ammissione) che i debiti del Parma FC erano superiori a quelli che erano stati loro prospettati, invece di andare dai magistrati hanno ceduto le quote del club a un soggetto che a tutt’oggi ha dimostrato di non aver le risorse per ripianare la situazione.
PROTESTA Mentre gli uomini della Procura e della Guardia di Finanza lavorano sui bilanci e studiano le fatture, in entrata e in uscita, i giocatori di Donadoni, ormai svanita la fiducia in Manenti, si stanno concentrando su due partite: quella di domenica contro il Genoa e quella con la Lega. Il 6 marzo, nell’assemblea delle società di A, si discute il caso Parma. «Dalla Lega anche oggi non abbiamo sentito nulla e questo dà la dimostrazione di quanto il caso Parma interessi... Il 6 marzo è tardi, molto tardi. Forse sarebbe bene che si anticipasse l’assemblea», dice il capitano Alessandro Lucarelli. I giocatori gialloblù chiedono un intervento economico per finire la stagione e non è escluso (anzi: è probabile) che a Marassi la squadra di Donadoni entri in campo con un quarto d’ora di ritardo. Una protesta che non inciderebbe sulla regolarità della partita, ma servirebbe a sensibilizzare tutto l’ambiente.